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Martedì, 23 Aprile 2024
Facciamo i conti

Italia in testa nell'Ue per gli aiuti di Stato agli agricoltori: 1,2 miliardi di euro

Autorizzati da Bruxelles a causa della guerra in Ucraina, ma secondo Farm Europe distorcono il mercato e sono andati ben oltre l'inflazione

Nell'Unione europea l'Italia è il Paese più generoso nei confronti del settore agricolo, avendo erogato oltre un miliardo di euro alle aziende del settore tramite gli aiuti di Stato. Ammessi in via eccezionale nell'Unione europea, nell'ultimo anno questi pagamenti diretti sono stati autorizzati da Bruxelles a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina e della conseguente esplosione dei costi di materie prime ed energia. Si starebbero rivelando però “pericolosi” in termini di distorsione del mercato e iniqui dal punto di vista delle aziende che non vi hanno avuto accesso. Il nostro Paese non è il solo ad aver fatto ampio ricordo a questo strumento, ma è uno dei pochi che ne avrebbe “abusato”, andando ben oltre la necessità di rispondere all'inflazione e supportare le imprese, secondo i calcoli del think tank del settore agricolo Farm Europe.

Aiuti eccezionali

Dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, la Commissione europea nel marzo scorso aveva annunciato il ricorso a due misure “eccezionali”. In primo luogo ha attivato la riserva di crisi, uno strumento previsto dalla Politica agricola comune (Pac) per un importo di circa 500 milioni di euro. Si è trattato di un evento a suo modo storico, visto che dalla sua creazione nel 2013 Bruxelles non aveva mai utilizzato questo fondo. Al tempo stesso, l'esecutivo dell'Ue aveva annunciato la possibilità per gli Stati membri di integrare questo sostegno attraverso aiuti nazionali specifici per il settore agricolo. Si tratta di un'autorizzazione eccezionale, visto che ai Paesi del blocco non è consentito finanziare aziende tramite fondi di Stato per non alterare il mercato comune europeo e rispettare la concorrenza.

Oltre un miliardo

Bruxelles si era riservata il diritto di convalidare i programmi di aiuti nazionali presentati dai Paesi nell'ambito del quadro temporaneo di crisi. Farm Europe ha elaborato le stime per ogni Paese, calcolando sia gli aiuti diretti connessi alla guerra in Ucraina, che quelli autorizzati in occasione della pandemia. L'Italia è stato il Paese che ha stanziato più fondi raggiungendo 1,2 miliardi di euro, tutti erogati tramite gli aiuti di Stato autorizzati a marzo, non avendone usufruito in occasione del Covid-19. La cifra complessiva corrisponde al 33% degli aiuti diretti previsti dalla Pac. Seguono nella lista Polonia (con 923milioni e 840mila euro complessivi tra le due tranche di aiuti) e la Francia che per le due tipologie raggiunge oltre 767milioni di euro.

Finora alla Commissione europea sono stati notificati quasi 20 programmi dedicati all'agricoltura per il 2022, per un importo totale di quasi 4 miliardi di euro, mentre per la pandemia i pagamenti diretti autorizzati erano stati pari ad 850 milioni di euro totali. Una larga parte degli aiuti, circa un terzo, è stata mobilitata per far fronte all'impennata dei prezzi dei fertilizzanti, attraverso una distribuzione geografica e settoriale risultata però molto disomogenea. In Italia, così come in Svezia, Polonia, Austria e Bulgaria, sono stati sbloccati volumi finanziari considerevoli, che andrebbero ben oltre l'inflazione registrata in questi Paesi.

Rischio distorsioni

Un secondo gruppo, in cui figurano Paesi Bassi, Francia, Germania, Spagna, Estonia, Slovenia e Ungheria, ha compensato in modo parziale lo shock, senza fare dell'agricoltura uno dei principali settori assistiti in questo periodo. Infine, un terzo gruppo di Stati membri “non è stato in grado di fornire un sostegno significativo al proprio settore agricolo per ragioni politiche o di bilancio”, nonostante le difficoltà riscontrate dalle proprie aziende. Si tratta di Repubblica Ceca, Grecia, Belgio e Danimarca. Secondo Farm Europe, nel caso dell'Italia e degli altri Paesi del primo gruppo il sostegno fornito tramite aiuti di Stato è andato ben oltre “una semplice compensazione per la perdita economica legata all'inflazione e alla relativa perdita di valore dei pagamenti diretti per i loro agricoltori”. Dato che questo tipo di supporto non si riscontra in altri Stati membri, si starebbero creando gravi distorsioni.

Ciò nonostante, sotto la spinta dei rappresentanti del settore come la Copa-Cogeca, l'Ue sta rivedendo al rialzo il massimale per ogni azienda agricola che può avere accesso ai fondi. Questo dovrebbe essere portato a 250mila euro fino al 2023, mentre per gli aiuti cosiddetti “de minimis”, cioè che possono essere attuati senza autorizzazione preventiva da parte della Commissione, il limite è stato portato a 25mila euro annui, per un massimo di tre anni. In questo quadro, sottolineano ancora gli esperti del think tank agricolo, andrebbe aggiunto il piano nazionale olandese per la transizione ecologica dell'agricoltura che equivale a 25 miliardi, pari a circa 2 miliardi l'anno fino al 2030. Incentrato sulla riduzione delle emissioni prodotte negli allevamenti, il piano è stato fortemente contestato dal settore agricolo.

Aumentare la riserva di crisi

C'è poi da considerare il programma di aiuti di Stato annunciato dalla Germania per molteplici settori, incluso quello agricolo, pari 200 miliardi di euro. Questa "moltiplicazione degli aiuti a livello nazionale, piuttosto che a livello comunitario, per un settore coperto da una forte politica comune" si legge nell'analisi del think tank, rappresenta un rischio "di frammentazione del mercato interno". Per poi suggerire: “È necessaria una netta rivalutazione al rialzo della riserva di crisi, affinché possa essere la principale leva di solidarietà per il settore agricolo europeo, coniugando reattività ed equità tra diversi Stati membri e settori agricoli" conclude Farm Europe.

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