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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il caso

L'Ue le blocca nel porto, milioni di arance sudafricane marciscono nei container

Bruxelles impone di trattarle a freddo contro la diffusione di un insetto, ma le navi erano già partite verso l'Europa. Produttori chiedono un metodo alternativo meno caro

Una disputa tra il Sudafrica e l'Unione europea sta facendo marcire milioni di cartoni arance. A provocare il deterioramento nei container, dove la frutta è conservata, è un blocco nei porti europei causato da una disputa sulle regole di importazione. Si tratterebbe di circa 3,2 milioni di cartoni di agrumi, per un valore di quasi 36 milioni di dollari, che avevano lasciato il porto con documenti risultati sbagliati all'arrivo in Europa.

Dopo la Spagna, il Sudafrica è il secondo esportatore mondiale di agrumi freschi, la maggior parte dei quali sono diretti proprio negli Stati membri dell'Ue. Dopo che Bruxelles ha introdotto a luglio nuovi requisiti di sicurezza fitosanitaria, Città del Capo ha presentato un reclamo all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc), contestando le nuove regole.

Le misure sono entrate in vigore a luglio, quando le navi erano già in mare, trasportando centinaia di container pieni di frutta, per poi essere bloccate nei porti europei. "È un vero e proprio disastro", ha dichiarato all'Afp Justin Chadwick, amministratore delegato dell'Associazione sudafricana dei produttori di agrumi (Cga), aggiungendo: "Cibo di qualità fantastica e sicuro è fermo lì. E questo avviene in un momento in cui la gente è preoccupata per la sicurezza alimentare".

Le norme dell'Ue sono state introdotte per contrastare la potenziale diffusione di un insetto chiamato falsa tignola, noto anche come mosca mediterranea, un parassita originario dell'Africa subsahariana goloso di frutta, in particolare di arance e pompelmi. Nel caso in cui arrivino carichi di frutta dall'estero infettati, l'insetto tende poi a diffondersi anche nelle coltivazioni europee, provocando danni gravissimi. Le nuove misure prevedono che gli agricoltori extra-Ue applichino un trattamento a freddo estremo a tutte le arance destinate all'Europa, in maniera tale da mantenere i frutti a temperature di due gradi Celsius o inferiori per 25 giorni.

Secondo i produttori sudafricani il ricorso a questa tecnologia non sarebbe necessario, dato che il Paese dispone già di un proprio metodo più mirato per prevenire l'infestazione. Dinanzi agli organi dell'Omc, il Sudafrica contesta i requisiti dell'Ue, affermando che non sono "basati su dati scientifici", risultando più restrittivi del necessario e pertanto "discriminatori". Città del Capo sostiene di disporre già di un efficace sistema antitarme, che prevede un trattamento a freddo, “ma mirato al rischio, mentre la misura dell'Ue è una misura generalizzata che copre tutte le arance", ha detto un rappresentante dei produttori.

Il livello il trattamento a freddo sarebbe dunque proporzionato al rischio di infestazione. Il requisito preteso dall'Ue eserciterebbe invece una pressione supplementare non necessaria, visti i costi, su un settore già in difficoltà. A incidere notevolmente sono anche le spese di trasporto, su cui ha inciso sia la pandemia che l'incremento dei carburanti, come pure il prezzo dei fertilizzanti, schizzato con la guerra tra Ucraina e Russia, uno dei maggiori produttori mondiali.

Per il Sudafrica l'Europa rappresenta il principale mercato per l'industria degli agrumi, raggiungendo quasi 2 miliardi di dollari pari a circa il 37% di tutte le esportazioni. I frutticoltori avrebbero avuto troppo poco tempo per adattarsi, dato che le nuove regole sono entrate in vigore al culmine della stagione delle arance sudafricane, quando le operazioni di esportazione erano in pieno svolgimento. In attesa di una decisione a livello internazionale, il governo sudafricano si è affrettato ad emettere nuovi documenti per le spedizioni che soddisfino i nuovi criteri, ma sono centinaia i container che potrebbero finire distrutti.

Le parti hanno 60 giorni per negoziare una soluzione. In caso contrario, ci si potrà rivolgere ad un gruppo di esperti per dirimere la questione, anche se Bruxelles si dice sicura della "compatibilità con l'Omc" delle sue misure. "L'obiettivo dei criteri di sicurezza fitosanitaria dell'Ue è quello di proteggere il territorio dell'Unione dal potenziale impatto significativo sull'agricoltura e sull'ambiente, nel caso in cui questo parassita si stabilisca nell'Unione", ha dichiarato un portavoce della Commissione.

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