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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La Brexit fa schizzare il prezzo della farina britannica e i panettieri irlandesi cercano altri fornitori

Secondo i patti tra Londra e Bruxelles si applicheranno le tariffe del Wto alle esportazioni se il prodotto conterrà più del 15% di grano proveniente da Paesi terzi, e il Regno Unito utilizza in gran parte quello canadese

La Brexit minaccia la farina. O, meglio, le esportazioni di farina britannica nell'Unione europea, cosa particolarmente problematica per l'Irlanda che ne è fortemente dipendente. Secondo i patti tra Londra e Bruxelles se il Regno Unito vuole venderla agli Stati membri senza incorrere in tariffe aggiuntive alla dogana il prodotto non deve contenere oltre il 15% di grano proveniente da Paesi terzi. Ma la Gran Bretagna non è certo famosa per la produzione di grano e quello che utlizza proviene in gran parte da Canada. Per questo il rischio è che il prezzo all'esportazione schizzi in alto, fino ad arrivare al 50% in più.

Le nuove regole

L'Irlanda non avendo grandi mulini propri, importa i quattro quinti della sua farina proprio dai cugini britannici e per questo ora potrebbe vedere lievitare del 9 per cento il costo del pane. Il punto sono le norme che riguardano gli standard di origine dei prodotti e che sono state fissate nell'Accordo commerciale tra Regno Unito e Unione europea e che stabiliscono che dovrà applicarsi la tariffa piena prevista dall'Organizzazione mondiale del commercio, il Wto, che equivale a 172 euro per tonnellata, nel caso in cui la farina importata contenga appunto più del 15% di grano coltivato al di fuori del Regno Unito o dell'Europa. Per ritardare il colpo i fornai irlandesi hanno accumulato farina britannica in vista dell'introduzione delle nuove regole lo scorso primo gennaio quando è diventata effettiva la Brexit. Ma la maggior parte di quella fornitura ha avuto vita breve ed è già stata utilizzata, il che significa che le tariffe inizieranno presto a colpire. 

La richiesta di una deroga

Come racconta Politico la Food Drink Ireland, l'ente commerciale che rappresenta i produttori alimentari irlandesi, lunedì ha avvertito che i prezzi del pane nel Paese aumenteranno rapidamente a meno che l'Ue e il Regno Unito non si trovino d'accordo per allentare il limite del 15% sull'uso di grano "straniero". "Per evitare distorsioni del commercio e impatti negativi sui consumatori irlandesi, stiamo cercando una deroga per il settore dei prodotti da forno irlandese da questa specifica regola di origine", ha affermato il direttore di Food Drink Ireland, Paul Kelly, secondo cui il costo della farina in Irlanda aumenterebbe del 50% e aumenterebbe i prezzi del pane del 9%, o 15 centesimi a pagnotta.  Per questo, alcuni fornai irlandesi stanno cercando di evitare le nuove tariffe costruendo nuove catene di approvvigionamento con mugnai in Francia e Germania. Sebbene non siano soluzioni ottimali: la farina francese è tipicamente "più morbida", con meno glutine e proteine, e quindi non adatta ai tradizionali pani irlandesi; la più lunga catena di approvvigionamento tedesca, invece, è un'alternativa più costosa di quella britannica.  

Dipendenza dal Regno Unito

L'Irlanda una volta macinava gran parte della propria farina, ma negli ultimi decenni è passata a fornitori britannici più efficienti in termini di costi. Il Paese ora importa ogni settimana circa 4 mila tonnellate di farina macinata nel Regno Unito e, riflettendo questa dipendenza, la National Association of British & Irish Millers (Associazione nazionale dei mugnai britannici e irlandesi), il mese scorso ha tolto la parola "Irish" e si è ribattezzata UK Flour Millers (Mugnai britannici).  La Gran Bretagna produce 15 milioni di tonnellate di grano all'anno, macinato in dozzine di luoghi, ma alcuni non sono abbastanza buoni per la produzione di pane. "Il grano canadese è generalmente importato per la panificazione, perché ha caratteristiche eccellenti e forza del glutine che funzionano bene in una miscela con i grani del Regno Unito", ha spiegato il gruppo. 

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