rotate-mobile
Mercoledì, 27 Settembre 2023
Filiera

Con l'inflazione si vendono sempre meno prodotti bio: "Sono troppo cari"

Ma potrebbero in realtà costare meno dei corrispettivi dell'agricoltura convenzionale. Sono indipendenti dai fertilizzanti di sintesi chimica, aumentati di prezzo con la guerra in Ucraina

Bio in declino a causa dell'inflazione e delle conseguenze della guerra in Ucraina. È quanto sta emergendo dai primi dati diffusi da associazioni di categoria e supermercati. Famiglie e consumatori sono meno disposti a spendere per il cibo causa dell'aumento dei prezzi, che concerne numerose materie prime, tra cui alcune essenziali, come pane, pasta, biscotti e oli vegetali, o derivati della carne, con gli allevamenti intensivi colpiti dalla carenza di mangimi.

La pandemia aveva spinto molte persone ad investire maggiormente in alimenti di qualità, per migliorare la salute e la qualità dell'ambiente, virando sul biologico e sui circuiti corti. Oggi arriva invece una brusca frenata, visto che i carrelli della spesa si stanno riducendo e le vendite delle etichette prive di pesticidi e fertilizzanti chimici sono in calo. Un fenomeno che non riguarda solo l'Italia, ma tutta l'Eurozona. In Belgio, i primi effetti si stanno già riscontrando. "È sicuramente dovuto all'inflazione dilagante", ha dichiarato alla RTBF (radio-televisione belga) Alexis Descamps, amministratore delegato della catena di negozi Biofarm, "e alla pressione sul potere d'acquisto e sui bilanci familiari, che fa sì che le persone destinino il proprio budget a ciò che possono, per far fronte al contempo all'aumento dei prezzi dell'energia". Le cifre sarebbero quindi tornate a un livello inferiore rispetto a quello precedente la pandemia, (2018-2019).

L'attenzione verso il costo dei prodotti è generale, ma la tendenza al risparmio sembra colpire di più il biologico. Una responsabile della catena belga di supermercati Delhaize, citando l'esempio dei vini, sottolinea che in alcuni casi i costi non sono davvero maggiori rispetto a prodotti convenzionali. Il problema è che questa nicchia di mercato ha la reputazione di essere più cara. D'altra parte, i produttori bio stanno subendo anche a livello mediatico pesanti attacchi da parte degli esponenti delle multinazionali dell'agrochimica, come avvenuto solo poche settimane fa con le dichiarazioni choc del responsabile di Syngenta, una delle principali produttrici di pesticidi e semi Ogm.

Nonostante continuino ad attribuire importanza ai valori associati a questa tipologia di coltivazione, i consumatori se ne allontanano per motivi di prudenza di bilancio. Per il settore, abituato negli ultimi anni ad una crescita costante, si tratta di una nuova inaspettata sfida, per cui sono chiamati a combattere le reticenze di cittadini preoccupati e con minor disponibilità di spesa. Pierre-Alexandre Billiet, economista e responsabile di Gondola, una piattaforma per la grande distribuzione in Belgio, ritiene che il bio debba comunicare in modo diverso, adeguando il proprio marketing: "I consumatori equiparano sempre più il biologico ai prodotti di lusso. Gli alimenti bio sono di norma un po' più cari, ma assolutamente competitivi rispetto a quelli non biologici”. Per Billiet è indispensabile informare meglio il consumatore sulle proprietà e caratteristiche offerte dal settore, che sono il vero tratto distintivo rispetto a cibi più economici.

In attesa di dati più precisi, attesi per giugno, la situazione è forse meno catastrofica delle apparenze, dato che non si possono considerare solo le vendite nei supermercati. Nella grande distribuzione si concentra l'80% delle spese per gli alimenti, ma per quelli biologici questi negozi assorbono solo il 55% del mercato, che in Francia vede il 28% degli acquisti diramarsi in 3.000 punti vendita specializzati e il 10% in 26.000 negozi di prossimità. Nelle regioni d'Oltralpe, l'etichetta ha iniziato a guadagnare consensi anche in nuove fasce socio-economiche di popolazione, quelle che oggi risentono maggiormente dell'inflazione. “L'anno scorso abbiamo guadagnato il 15% tra gli operai e gli impiegati, i giovani e le donne, clienti che rimangono sovra-rappresentati tra i nostri nuovi consumatori quest'anno, nonostante il calo complessivo del numero di clienti, ma quando queste persone si avvicinano al biologico, contribuiscono ancora di più ad abbassare la barriera dei prezzi” ha dichiarato a La Tribune Laure Verdeau, direttrice dell'associazione Agence Bio. Sia per gli esperti di marketing che per i rappresentanti di categoria, va evitata una “guerra dei prezzi”, reputata dannosa in un settore i cui margini di guadagno sono già bassi, sia per i produttori che per i venditori. Associazioni come la francese Maison de la bio e la tedesca BÖLW tengono a precisare che nel contesto inflazionistico, proprio i prodotti biologici potrebbero rappresentare un'alternativa più economica, dato che sono svincolati dai fertilizzanti azotati di sintesi, i cui costi nell'agricoltura convenzionale sono invece in aumento.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Con l'inflazione si vendono sempre meno prodotti bio: "Sono troppo cari"

AgriFoodToday è in caricamento