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Venerdì, 29 Marzo 2024
Filiera

Comprare a chilometro zero? Per la Commissione non è l'unica chiave per la sostenibilità

Per Bruxelles la filiera corta è importate e resta un obiettivo della strategia Farm to Fork, ma non a tutti i costi e bisogna evitare gli eccessi

Pensare che per salvare il pianeta bisogna comprare solo prodotti a chilometro zero, è un errore, in quanto a volte può essere più sostenibile comprarne altri che arrivano anche da molto lontano. È quanto ritiene la Commissione europea secondo cui bisogna meglio capire la complessità della catena di approvvigionamento.

Fattore determinante

"La distanza non è il fattore determinante della sostenibilità", ha sottolineato Rupert Schlegelmilch, direttore presso la DG Commercio dell'esecutivo comunitario per Americhe, agricoltura e sicurezza alimentare, in un dibattito organizzato da Euractiv. L'accorciamento delle filiere agricole resta un obiettivo chiave della politica alimentare dell'Ue, la strategia Farm to Fork, ma per Bruxelles non bisogna demonizzare però il commercio internazionale di beni agroalimentari, o almeno non a prescindere. "Normalmente, la possibilità di avere il clima giusto, il terreno giusto o l'acqua giusta supera molto spesso i costi del trasporto, che è la prima cosa a cui pensi quando pensi alla sostenibilità", ha detto il funzionario, facendo l'esempio della coltivazione delle banane in Islanda.

Le banane islandesi

Nonostante questa venga fatta in impianti alimentati con energie rinnovabili, a suo avviso bisogna soppesare i costi del fertilizzante utilizzato e del consumo energetico necessari per assicurare la coltivazione di un frutto tropicale in un paese del nord del mondo, rispetto ai costi di importazione di banane da altre parti del pianeta, che magari potrebbero anche essere state coltivate e commerciate secondo le regole del commercio sostenibile. “Un prodotto agricolo è diverso da un altro in termini di impronta di carbonio, ma anche per il modo in cui viene coltivato. E i metodi di produzione possono essere sostenibili o non sostenibili, a seconda di una varietà di elementi e non necessariamente a seconda di quanto è lunga o corta la catena di approvvigionamento", gli ha fatto eco un altro funzionario, Flavio Coturni, un capo unità della stessa DG. Questo però non deve far dimenticare l'importanza della filiera corta, il cui scopo non è solo la sostenibilità.

Scelte ponderate

"Quando diciamo che i consumatori vogliono avvicinare l'azienda agricola alla tavola, non è solo per ridurre l'impatto del trasporto. È anche perché vogliono sostenere i produttori locali, perché vogliono sapere da dove proviene il prodotto, avere un'idea di quale tipo di ambiente o standard nei diritti del lavoro sono in vigore lì, in modo di fare una scelta ponderata", ha cmmentato Léa Auffret, funzionario senior della politica commerciale presso l'Organizzazione europea dei consumatori, BEUC.

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