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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Pasto a domicilio, è boom in Italia. E ora gli utenti chiedono prodotti a km0

Nel 2018, è raddoppiato il numero di italiani che ordinano pranzi e cene online. Pesa il poco tempo per cucinare a casa. E cresce la domanda di prodotti di qualità e sicuri

Nel 2018 più di un italiano su tre (37%) ha ordinato cibo dal telefono o dal pc tramite una piattaforma web con un aumento boom del 47% rispetto all’anno precedente, simbolo di un trend che è entrato prepotentemente negli stili alimentari quotidiani. E’ quanto emerge dal primo studio Coldiretti/Censis sul food delivery presentato al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este a Cernobbio.

Si tratta della prima “fotografia” del settore più dinamico della ristorazione – nota Coldiretti – che ha ormai allargato i suoi confini dalla tradizionale pizza o piatti etnici fino a veri e propri cibi gourmet, con sempre più ristoranti di qualità entrati nel giro delle piattaforme come Just Eat, Foodora, Deliveroo, Bacchette Forchette o Uber Eats, solo per citare le più note, accanto alle quali si sono sviluppate numerose realtà locali.

In cima alla lista delle motivazioni di ricorso al cibo a domicilio – rileva lo studio Coldiretti/Censis – c’è il fatto di essere stanchi e non avere voglia di cucinare (57,3%), ma c’è anche un 34,1% che indica di farvi ricorso in caso di cene con amici e parenti per stupire i commensali con piatti di qualità. La possibilità di farsi arrivare le pietanze pronte a casa facilita in questo modo l’organizzazione di momenti di convivialità anche quando non si avrebbe il tempo per mettersi ai fornelli. Non manca chi punta sul cibo per allietare le serate in casa (32,6%), chi non ha tempo di prepararsi da solo i pasti (26,5%) e chi non vuole rinunciare alla buona cucina senza dover uscire (24,7%) oltre a quelli desiderosi di provare piatti nuovi e originali (18%) e quelli che non sanno cucinare (6,9%).

A facilitare il ricorso al food delivery c’è il fatto che i tempi di consegna – precisa la Coldiretti – sono in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è anche possibile stabilire una fascia oraria precisa mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti. Il trasporto avviene principalmente in bicicletta ma anche con motorini per ovviare ai vincoli delle zone centrali a traffico limitato delle grandi città. Il boom del cibo a domicilio nelle case degli italiani ha portato però – nota Coldiretti – un’accesa competizione sui costi tra le diverse piattaforme con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi, che rischia a volte di ripercuotersi sull’intera filiera, dal personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari.

Non a caso quattro italiani su dieci (38,1%) che ordinano il cibo sulle piattaforme web ritengono prioritario migliorare il rispetto dei diritti del lavoro dei riders, i fattorini che portano i piatti nelle abitazioni, secondo lo studio Coldiretti/Censis. Ma oltre alle condizioni dei lavoratori, sono diversi gli aspetti del food delivery che andrebbero cambiati a giudizio di chi fa ricorso a questo tipo di piattaforme. Il 28% di chi riceve il cibo a casa richiama – rivela Coldiretti – l’esigenza di una maggiore sicurezza dei prodotti durante il loro trasporto garantendo adeguati standard igienici, evitando ogni contaminazione e preservando la qualità del cibo, ma c’è anche un 25,3% che chiede alle piattaforme web di promuovere anche la qualità dei prodotti e degli ingredienti che propongono nei loro menù di vendita, e un altro 17,7% vorrebbe migliorare anche l’utilizzo di prodotti tipici e di fornitori locali.

“Il boom registrato nell’ultimo anno dal settore del food delivery porta con sé la necessità di assicurare a tutti i cittadini che utilizzano le piattaforme una sempre maggiore qualità e sicurezza di quel che si vedono recapitare a casa” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “la sfida è anche quella di qualificare ulteriormente il servizio puntando sulla trasparenza dell’origine e sull’uso di prodotti tipici locali, incontrando la domanda di quella maggioranza di consumatori che indica l’italianità, la tracciabilità e il km zero come i tre requisiti principali che regolano le scelte di acquisto”.

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