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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Ecco come la lobby della carne manipola medici e insegnanti"

Un rapporto di Greenpeace analizza le azioni di comunicazione ed educazione dell'industria della macellazione in Francia

L'industria della carne si difende con le unghie e coi denti per continuare a influenzare le diete degli europei. È quanto denuncia un rapporto di Greenpeace, che si è concentrata sul lavoro della lobby della macellazione in Francia per capire dove e come investe i suoi soldi, per difendere interessi messi in crisi dalla nuova politica Ue, che intende spostarsi verso diete vegetali.

Per evitare che effettivamente i cittadini consumino meno carne, Interbev, l'organizzazione francese del bestiame, ha lanciato lo slogan: "Ama la carne, mangia carne migliore", che dal 2019 ha invaso spot televisivi, post sui social network e opuscoli. Il 90% dei 25-49enni è stato esposto a una delle pubblicità di Interbev in media diciassette volte nel 2019. Sui social media, la campagna 2020 ha raggiunto 10 milioni di persone su Facebook e Instagram, mentre 4,5 milioni di persone sono state intercettate su Snapchat.

I falsi miti culturali della carne

L'obiettivo è quello di promuovere un ideale, quello del “flexitarian”, descritto come un onnivoro contemporaneo, antagonista del modello vegetariano e vegano. La carne viene collegata anche ad una serie di cliché, come la virilità maschile, il piacere a tavola o l'identità nazionale. Questi riferimenti culturali metterebbero in secondo piano le priorità di benessere pubblico legate all'alimentazione. In Francia, oltre ad Interbev, si sono fatte sentire anche l'Inaporc e l'Anvol (rispettivamente l'inter-professionale del maiale e del pollame), insieme con i ristoratori. Secondo i dati raccolti da Greenpeace, questo settore si sforza di essere presente in ogni fase della vita, dall'infanzia alla vecchiaia, toccando diversi ambiti (educativo, medico, scientifico, istituzionale). Il messaggio comune è di difendere il consumo della carne, in particolare quella francese.

Nel 2021 l'investimento di Interbev nella comunicazione va oltre i 34 milioni di euro. Una parte consistente della spese riguarda la sfera medica. Nel 2016, l'opuscolo "Salute: non dimenticare la carne!" è stato inviato a quasi 8.000 sale d'attesa negli studi medici. Un opuscolo sulle "conseguenze delle diete senza carne" è stato inviato a 6.000 dietologi. A livello di istituzioni pubbliche, la lobby è stata anche partner delle giornate francofone della nutrizione nel 2020 e 2021. Inoltre, è presente nel collettivo che consiglia i responsabili delle mense scolastiche.

Ostracismo ai menù vegetariani

"Interbev ha fatto parte di tutti i gruppi di lavoro sull'introduzione dei menù vegetariani", dice Laure Ducos, responsabile della ricerca intervistata da Le Monde, "dove la sua azione è consistita principalmente nel bloccare ogni menzione del termine 'agricoltura intensiva' nei foglietti di presentazione”. La lobby cerca di influire a proprio vantaggio sui decisori politici che si occupano di salute pubblica e che, al contempo, toccano questioni economiche vitali per il settore agroalimentare. Secondo Greenpeace, sono 25 le organizzazioni che, solo in Francia, si occupano di promuovere il consumo di alimenti animali. Una reta da considerarsi fitta, potente ed interconnessa in tutta europa. Nel mirino anche i responsabili europei. Tra il 2016 e il 2020, l'Ue avrebbe destinato oltre 250 milioni di euro alla promozione di prodotti della carne e dei latticini. 

I protagonisti del settore assicurano di agire in modo trasparente, ma i ricercatori hanno dimostrato che sono in grado di mobilitare risorse che né autorità pubbliche né le associazioni possono eguagliare. In maniera simile ad altre industrie, questi operatori anziché produrre conoscenza, la distorcono e partecipano alla produzione di ignoranza. Gli studi scientifici concordano sul grande impatto del consumo di carne sulle emissioni di gas serra di origine umana, di cui quasi un quinto è attribuibile agli allevamenti. Greenpeace critica questa industria perché difende il consumo di carne in generale, senza distinguere tra i tipi di allevamento, intensivi o estensivi, né di trasformazione, che spesso impiega pochissime persone pagate in maniera misera. Tramite fumetti e cartoni animati, la lobby ha sviluppato numerosi strumenti educativi, offrendoli sul web direttamente agli insegnanti o organizzando interventi appositi nelle classi o nelle fattorie.

Secondo Laure Ducos, le visite in campagna sono importanti, perché fanno capire ai balbini da dove proviene il cibo che mangiano, ma gli insegnanti dovrebbero avere strumenti che spieghino sia i benefici che i rischi dell'agricoltura, specie di quella intensiva. Mentre nell'ottobre 2020, il ministro Julien Denormandie aveva denunciato pubblicamente l'invio di documentazione alle scuole da parte dell'associazione animalista L214, ricordando che "la scuola è un luogo di neutralità", lo stesso principio non è stato applicato nei confronti delle associazioni inter-professionali che difendono gli interessi dell'industria della carne.

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