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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il kiwi "greco" preoccupa l'Italia

Dopo il calo del 2017, è in ripresa la produzione tricolore del frutto. Ma cresce anche l'import dall'altra sponda dello Jonio

Cresce la produzione di kiwi in Italia. Ma gli agricoltori lanciano l'allarme sull'aumento delle importazioni dalla Grecia. E' quanto emerge da un report dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari.

Dopo una campagna particolarmente negativa nel 2017, secondo le stime dell’Alleanza, quest’anno la produzione è in aumento di circa il 18%, supportata dall’incremento delle varietà di kiwi a polpa gialla e dai picchi di crescita registrati in questi mesi nelle zone del Lazio e del Veneto. Si andrà verso una produzione totale di 435mila tonnellate, che resta tuttavia al di sotto delle medie produttive del nostro Paese: -11% rispetto al quadriennio 2013-2017.

A pesare, scrive Agricolae.eu, oltre ai problemi fitosanitari come la batteriosi, la moria e la cimice asiatica, anche l’andamento climatico dei mesi scorsi e i fenomeni avversi che hanno colpito pesantemente le coltivazioni. Il miglioramento produttivo di quest’anno dovrebbe riflettersi anche sul fronte del commercio con l’estero: dopo il calo delle esportazioni di kiwi nel 2017, sono in crescita le prospettive per la campagna a venire considerando l’aumento dei volumi.

In tema di scambi commerciali “seguiamo tuttavia con attenzione – spiega il coordinatore ortofrutticolo dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari, Davide Vernocchi – il forte incremento di importazioni di kiwi provenienti dalla Grecia sul mercato europeo. Solo in Italia sono aumentate del 39% negli ultimi 4 anni, passando dalle 1.780 tonnellate del 2013 alle 26.468 tonnellate del 2017”.

Sul fronte interno, secondo Vernocchi “è quanto mai auspicabile continuare a lavorare sulla qualificazione dell’offerta italiana e sull’apertura di nuovi canali di sbocco sui mercati esteri, come ad esempio si sta cercando di fare con il Giappone. Una sfida che bisogna cogliere per tempo per tutelare e valorizzare un prodotto di cui l’Italia è primo produttore in Europa e secondo al mondo, dopo la Cina”.

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