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Sabato, 20 Aprile 2024
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Olio extravergine? A volte l'etichetta inganna: ecco le marche che non passano il test qualità

Altroconsumo ha svolto dei test su 30 bottiglie che vengono vendute nei negozi italiani, e ha rilevato che in ben 11 casi la dicitura non è meritata e si dovrebbe scrivere solo vergine. Ma una delle aziende contesta il risultato

L'olio di oliva è un must sulla tavola italiana, e viene utilizzato sia per condire che per cucinare appetitosi piatti. Nei supermercati si trovano le marche più disparate, e i prezzi possono variare molto. Ma le etichette a volte possono ingannare, e non sempre le bottiglie segnalate come “extra vergine” rispondono a canoni di qualità tali da giustificare il nome.

Altroconsumo ha stilato una classifica di 30 bottiglie che troviamo comunemente negli scaffali dei negozi, e ha rilevato che ben 11 ci sono difetti legati alla qualità organolettica (cioè di aroma e gusto), tali da impedirne la classificazione come extravergine. La rivista specifica che “non c’è nessun problema dal punto di vista della sicurezza, e forse un consumatore non esperto non si accorgerebbe della differenza”, ma a livello merceologico “non è corretto, perché si vende qualcosa che non ha le caratteristiche che afferma di avere”. Per stabilirlo sono state fatte delle prove di assaggio, che non sono “una semplice degustazione per virtuosi intenditori”, ma una “prova obbligatoria e codificata dalla legge, svolta da esperti secondo modalità ben definite, che classifica l’extravergine come tale”, precisa Altroconsumo.

Sul podio dei più buoni la rivista piazza nell'ordine: Monini Bios, Clemente e Carapelli bio, anche se la scelta per il rapporto qualità/prezzo cade sul Desanctis classico. Per quanto riguarda gli 11 prodotti che si trovano in fondo alla classifica, e che non raggiungono la sufficienza, i risultati di almeno due prove di assaggio avrebbero confermato la presenza di difetti che non consentirebbero di classificarli come extravergine, bensì come vergine. Secondo la normativa europea extravergine è quello di categoria superiore, contraddistinto da aroma e sapore intensi, mentre il “vergine” ha caratteristiche di odore e sapore inferiori: non viene commercializzato da solo, ma si usa miscelato all’olio di oliva raffinato per fare l’olio definito “di oliva”. E gli undici che non hanno passato il test qualità, secondo la rivista sono: Costa d'oro sia il biologico non filtrato che quello normale, Pietro Coricelli sia il normale che Racconti di famiglia, Bertolli Gentile, Carrefour classico, Cirio classico, Oleificio Viola la Colombarda, Primadonna (Lidl) Classico, Sacco classico e infine Dante Terre antiche.

L'azienda Costa d'Oro ha però contestato l'ananisi si Altroconsumo e ha assicurato ce tutti i lotti degli oli extravergine analizzati dalla rivista "prima di essere messi in commercio, sono sottoposti ad analisi chimico-fisiche e organolettiche svolte da ben due panel test certificati, uno interno e uno esterno, riconosciuti dalle autorità preposte secondo normativa COI ed europea", e che entrambi i panel, sia quello professionale interno Assitol 1 riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sia quello esterno, l’Agenzia delle Dogane, "hanno classificato gli oli come extravergine, senza alcun difetto organolettico". In una nota (che alleghiamo all'articolo), Costa d’Oro ha ribadito "l’assoluta correttezza del proprio operato e la conformità del prodotto commercializzato a quanto dichiarato in etichetta"

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