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Giovedì, 28 Marzo 2024
La denuncia

La demonizzazione dell'olio di palma colpisce anche i piccoli produttori, che si ribellano

Un report stima siano decine di milioni i lavoratori coinvolti, che spesso non riescono a viverci. Il 66% dei profitti finisce comunque nelle mani delle aziende di trasformazione e vendita

Deforestazione, perdita di biodiversità e cambiamento climatico. I capi d'accusa nei confronti dell'olio di palma sono molteplici. Negli ultili anni si è finito col demonizzare un prodotto che a lungo è stato diffusissimo negli alimenti industriali ed ora sembra diventato il capro espiatorio di tutta una serie di nefandezze aziendali. Un'inversione di marcia ed un rapporto più costruttivo con questo prodotto arriva dall'organizzazione internazionale della società civile Solidaridad e dalle organizzazioni di piccoli produttori in Asia, Africa e America Latina. Insieme hanno stilato il primo rapporto globale del barometro dell'olio di palma.

L'obiettivo è di offrire una nuova prospettiva sul dibattito pubblico su questo grasso vegetale, ormai indirizzato verso una totale negatività nei paesi occidentali. “La produzione di olio di palma è in primo piano nei media come causa di deforestazione, perdita di biodiversità e cambiamento climatico. Tuttavia, isolando il suo impatto sull'ambiente dalla crisi della povertà, a cui è direttamente collegato, è facile trascurare il ruolo vitale che i piccoli proprietari svolgono nella produzione di olio di palma”, ha affermato l'associazione.

Nella sola Indonesia sono circa 16 milioni i lavoratori coinvolti in questa coltura, una parte dei quali sono al contempo piccoli proprietari. Secondo l'organizzazione è indispensabile aumentare il loro contributo all'offerta complessiva di olio di palma, perché nel frattempo le grandi aziende sono state costrette a limitare l'espansione per bloccare la deforestazione avanzata a causa di grandi colture. “Sebbene l'immagine delle grandi aziende che coltivano vaste distese di palme da olio come una monocultura sia vera, oltre 3 milioni di piccoli proprietari e le loro famiglie producono circa il 30% dell'olio di palma mondiale”.

Solidaridad chiede un maggiore impegno da parte di governi e imprese affinché si riforniscano dai piccoli produttori inserendoli nella catena dell'olio di palma sostenibile immesso sul mercato. Oggi meno del 2% del loro olio risulta certificato, pur contribuendo al 30% della fornitura globale. “I governi e le imprese devono rendere l'inclusione dei piccoli proprietari parte dei loro criteri di sostenibilità", ha affermato Asia Shatadru Chattopadhayay, amministratore delegato di Solidaridad.

Nel 2020 il giro d'affari generato dai piccoli produttori è stato pari a 17 miliardi di dollari di fatturato. Una parte molto ridotta rispetto alla cifra complessiva di questa industria, pari a 282 miliardi di dollari. Nonostanti gli sforzi, in tanti non hanno guadagnato abbastanza per coprire i costi di vita essenziali delle loro famiglie, ha sottolineato l'associazione. Situazione opposta per le società di trasformazione dei beni di consumo e di vendita al dettaglio, che hanno recuperato circa il 66% dei profitti lordi dell'olio di palma, utilizzandolo in prodotti alimentari, per la casa e per la cura del corpo.

“Concentrarsi sulla distribuzione del valore equo e ridurre al minimo il degrado ambientale è fondamentale. Il settore privato e i governi devono passare dall'assistenza tecnica a programmi che affrontino gli svantaggi strutturali a livello di piccole aziende agricole”, ha aggiunto Solidaridad. Il report evidenzia come lavoratori e e piccoli proprietari siano ignorati nel dibattito pubblico occidentale portato avanti da Organizzazione non governative e marchi commerciali, che hanno repentinamente voltato la faccia ad un prodotto che per anni ha figurato tra i loro ingredienti.

Secondo l'associazione, molti accademici e organizzazioni per la conservazione sono concordi nel sostenere che per combattere la perdita di biodiversità è inutile vietare l'olio di palma dato che semplicemente si sposta il problema altrove, minacciando altri habitat e specie. Heske Verburg, amministratrice delegata di Solidaridad Europe, ha raccomandato: “L'Unione europea dovrebbe garantire che i piccoli proprietari siano supportati per soddisfare i requisiti del regolamento dell'Ue sui prodotti privi di deforestazione e, in collaborazione con i paesi produttori, affrontare le cause profonde della deforestazione, compresa la povertà".

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