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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cibo e diritti

Malesia e Indonesia minacciano l'Ue di fermare le esportazioni di olio di palma

La nuova normativa sulla deforestazione mette in difficoltà i due Paesi, che sono i principali produttori del prodotto. Con la guerra in Ucraina difficile sostituirlo con altri grassi vegetali

Oltre all'olio di girasole potrebbe presto essere carente in Europa anche quello di palma. Questo avverrà se i principali Paesi produttori del Sud-Est asiatico daranno seguito alle loro recenti minacce, dato che nel menù c'è l'idea di stoppare le esportazioni destinate ai Paesi dell'Unione europea. Questa la reazione prospettata in opposizione alla nuova normativa che Bruxelles ha approvato di recente per arginare la deforestazione a livello globale. All'orizzonte si intravede una vera e propria guerra commerciale che danneggerebbe in primis i consumatori europei.

Lotta alla deforestazione

Non ha fatto in tempo ad approvare il regolamento sulla deforestazione che l'Ue rischia di trovarsi presto sulle spalle un macigno non indifferente. Il Parlamento europeo ha approvato nei mesi scorsi la proposta elaborata dalla Commissione per arginare i fenomeni di deforestazione, chiedendo agli importatori di assicurare ai cittadini che materie prime e prodotti derivati non provengano da disboscamento e degradazione del suolo. In particolare, certificazioni e controlli verranno effettuati su prodotti specifici, tra cui carne bovina, caffè, legname e appunto olio di palma. Malesia e Indonesia, principali produttori di questo grasso vegetale diffusissimo in tutto il mondo, erano stati inizialmente titubanti rispetto all'iniziativa dell'Ue, ma adesso hanno deciso di alzare la voce. In particolare dopo il cambio di governo a Kuala Lumpur, la cooperazione tra i due Paesi sembra essersi rafforzata.

Minacce di stop all'export

Entrambi i governi hanno accennato di recente alla possibilità di interrompere il commercio di grasso vegetale con gli Stati membri del blocco europeo, stanchi dell'aura negativa che si aggira da anni su uno dei loro prodotti di punta. "Una possibilità sarà quella di smettere di esportare in Europa e di concentrarsi su altri Paesi, se continueranno a renderci le cose difficili", ha dichiarato Datuk Seri Fadillah Yusof, ministro malese delle Piantagioni nonché vice primo ministro durante un recente evento dedicato all'olio di palma. Secondo il capo del dicastero, il posizionamento di Bruxelles nei confronti del prodotto, che resta l'olio più economico disponibile al mondo, dà "l'impressione di essere una barriera commerciale" per proteggere i prodotti europei. "Il Consiglio dei paesi produttori di olio di palma formulerà anche una strategia per fare pressione sull'Ue in modo che la Malesia e l'Indonesia non siano vittime di bullismo", ha affermato Fadillah Yusof, che ha poi invocato l'intervento dell'Organizzazione mondiale del commercio affinché rimuova delle restrizioni commerciali reputate "ingiuste".

Europa a due facce

Sulla stessa linea si è posizionato Airlangga Hartarto, ministro indonesiano per l'Economia nel corso di una conferenza stampa. "L'Ue è ambivalente e mostra due atteggiamenti quando si tratta di olio di palma: sta cercando di rendere le cose difficili nel commercio, ma quando l'Indonesia ha fermato le esportazioni di olio di palma, anche loro hanno avuto da ridire, perché hanno bisogno di questo prodotto", ha affermato il politico. L'Indonesia lo scorso anno ha raggiunto un livello record di esportazioni di materie prime pari a 291,98 miliardi di dollari. Grazie alla crisi in Ucraina, i prezzi globali di prodotti di base come carbone e olio di palma sono aumentati in maniera vertiginosa dopo lo scoppio del conflitto. Le previsioni hanno stabilito che le esportazioni di olio di palma dovrebbero aumentare del 3,7% passando quest'anno a 16,3 milioni di tonnellate rispetto ai 15,72 milioni del 2022. La domanda è trainata da Paesi come Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Giappone, Bangladesh ed Egitto.

Rabbia e frustrazione

Negli ultimi anni il tema delle piantagioni di questo oro rosso è stato al centro di accesi dibattiti nelle relazioni commerciali tra le due regioni. Le coltivazioni di olio di palma suscitano da tempo le preoccupazioni dei gruppi ambientalisti perché connesse alla deforestazione nei tropici, nonché ad accuse di violazione dei diritti umani da parte dei coltivatori. Da qui l'inclusione del grasso vegetale nel nuovo regolamento da poco varato dall'Ue. Dopo le forme di boicottaggio, l'approvazione della nuova normativa ha suscitato rabbia e frustrazione del Sud-Est asiatico nei confronti di Bruxelles, come ha evidenziato a FoodNavigator-Asia l'esperto di politica commerciale e sostenibilità Khalil Hegarty, con una lunga esperienza nell'area. Le non troppo velate minacce dei governi di Kuala Lumpur e Jakarta, secondo Hegarty, dovrebbero preoccupare non poco i governi europei. Si profilano danni per le imprese e i consumatori dell'Ue, dato che i prezzi degli oli vegetali si sono alzati particolarmente in quest'ultimo anno, dopo che lo scoppio della guerra in Ucraina ha ridotto drasticamente l'accesso all'olio di girasole proveniente da Kiev.

Passi indietro

Il conflitto ha ribaltato le politiche aziendali di molti produttori dell'agroalimentare, che in questi anni avevano adottato strategie di marketing evidenziando la dicitura "senza olio di palma" sotto la pressione di campagne che evidenziavano il legame con la deforestazione. Con la crisi delle alternative vegetali molte aziende hanno però dovuto inserire nuovamente questo grasso vegetale nelle loro ricette. Secondo gli esperti, le restrizioni all'importazione, così come il regolamento sulla deforestazione, comporteranno un aumento dei costi per imprese e prezzi più elevati per i consumatori. E il passaggio ad altri olii potrebbe non rivelarsi così semplice. "Considerando l'olio di girasole, ad esempio, i prezzi tendono ad allinearsi l'uno con l'altro, quindi un aumento del prezzo della palma provocherà un aumento dell'olio di girasole, così come di altri oli, e questo si ripercuoterà comunque sui consumatori", ha evidenziato Hegarty.

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