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Martedì, 19 Marzo 2024
Filiera

Salvo il pomodoro in scatola, ma solo quello del Nord

Trovato accordo tra agricoltori e aziende della trasformazione, che lo pagheranno il 18% in più. Ancora in stallo le trattative per la filiera del Sud Italia

Passate, conserve e polpa sono al momento salve, ma solo quelle prodotte con pomodori del Nord Italia. Dopo una lunga trattativa con le aziende agricole, è stato raggiunto l'accordo quadro per gli acquisti effettuati dall'industria della trasformazione, che vede la conferma dell'impianto contrattuale del 2021 per la parte normativa, mentre il prezzo di riferimento incrementa di oltre il 18%, arrivando a 108,5 euro a tonnellata. Si tratta dell'aumento più elevato di sempre, e che fa registrare un costo più alto di circa il 40% in soli quattro anni. Ancora in stallo invece la trattativa con i produttori del Sud Italia.

La filiera del pomodoro da industria sta vivendo da diversi mesi un cortocircuito, che sta investendo l’intero comparto agricolo a causa dei rincari sulle materie prime e l'impatto della guerra in Ucraina. Fenomeni che stanno mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale e provocando sensibili rincari sugli scaffali. L’oro rosso italiano, come ricorda la Cia – Agricoltori italiani, ha già perso il 15% delle superfici coltivate a pomodoro e si rischia di arrivare fino al 30%. Da un lato nel 2021 sono stati registrati record di produzione, ma al tempo stesso gli agricoltori stanno provando a contenere costi reputati “insostenibili”. Queste condizioni, sommate al braccio di ferro con i rappresentanti dell'industria, li stanno spingendo a riconvertire i terreni, per dedicarsi a colture più sicure e meno onerose come mais, girasole e soia. Coltivazioni che fanno gola, in un momento in cui i primi due prodotti, fino ad ora importati in larga parte dall'Ucraina, devono essere recuperati da altri mercati.

“Si tratta di un incremento senza precedenti, legato alla straordinarietà del momento che stiamo vivendo caratterizzato dalle vicende belliche che stanno causando aumenti in campo energetico, dal particolare andamento dell'inflazione nonché da una importante siccità nel nostro bacino produttivo", ha commenta Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del bacino nord dell'Anicav (Associazione Industriali conserve alimentari vegetali). Le aziende della trasformazione denunciano che l'aumento del costo della materia prima andrà a sommarsi all'incremento generalizzato dei costi di produzione, in particolare degli imballaggi primari e secondari (scatole e vetro, ad esempio) e dell'energia. Molto probabili quindi aumenti di prezzi in vista per i consumatori. “Il nostro auspicio è che tutti gli altri attori della filiera riconoscano gli sforzi che l'Industria di trasformazione sta facendo", ha afferma Marco Serafini, presidente di Anicav.

A questo proposito, secondo la Cia insiste che “sarebbe utile accelerare il coinvolgimento della Grande distribuzione organizzata nelle organizzazioni interprofessionali del pomodoro”. In sostanza, secondo la confederazione, pur non deputati alla trattativa, supermercati e simili sarebbero strategici per condividere l'aumento dei costi. Dal lato degli agricoltori, "c’è soddisfazione per il patto raggiunto ma non entusiasmo", come ha commentato il presidente dei produttori di pomodoro di Confagricoltura Emilia Romagna, Giovanni Lambertini. A preoccupare c'è soprattutto il clima, in particolare la grave siccità che colpisce da mesi il territorio. La campagna estiva potrebbe essere complicata dall’incognita della scarsa disponibilità d’acqua. Nel frattempo, gli agricoltori del Centro-Sud insistono sul riequilibrare la bilancia dei rapporti di forza tra agricoltori e industria, per una stagione più equa e trasparente. A pesare i prezzi troppo bassi riconosciuti agli agricoltori nel 2021, nonostante i buoni risultati, che hanno visto una crescita del 22,3% con 2,96 milioni di tonnellate di trasformato.

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