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Sabato, 20 Aprile 2024
Filiera

L'Italia non attua le nome Ue contro le pratiche commerciali sleali nell'agroalimentare, Bruxelles apre procedura d'infrazione

La Coldiretti chiede al governo di rendere operativa la legge nazionale in materia: "Intervento normativo per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera"

L'Italia ha messo in atto pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare, per questo la Commissione europea ha lanciato una procedura di infrazione contro il nostro e altri 11 Paesi membri. "La direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare, adottata il 17 aprile 2019, garantisce la protezione di tutti gli agricoltori europei, nonché dei fornitori di piccole e medie dimensioni, contro 16 pratiche commerciali sleali da parte di grandi acquirenti nella filiera alimentare catena", spiega la Commissione in una nota.

"La direttiva riguarda i prodotti agricoli e alimentari scambiati nella catena di approvvigionamento, vietando per la prima volta a livello dell'Ue tali pratiche sleali imposte unilateralmente da un partner commerciale all'altro", aggiunge l'esecutivo di Bruxelles. Il termine per il recepimento della direttiva nella legislazione nazionale era il primo maggio 2021 ma ad oggi solo Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Slovacchia e Svezia hanno notificato a Bruxelles di aver adottato tutte le misure necessarie per recepirla. La Francia e l'Estonia hanno informato che la loro legislazione recepisce solo parzialmente la direttiva. La Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora oltre a noi ad Austria, Belgio, Cipro, Cechia, Estonia, Francia, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Spagna chiedendo loro di adottare e notificare le misure pertinenti e ora tutti questi Stati membri hanno ora due mesi per rispondere.

“È urgente la pubblicazione del decreto per rendere operativa la Legge nazionale contro le pratiche commerciali sleali che ha recepito la direttiva europea", ha chiesto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che spiega che le pratiche da vietare "vanno dai ritardi nei pagamenti e annullamenti di ordini dell'ultimo minuto per prodotti alimentari deperibili alle modifiche unilaterali o retroattive ai contratti fino al rifiuto dei contratti scritti fino al divieto di pagare al di sotto dei prezzi di produzione”. "Ma la legge nazionale colpisce anche il meccanismo delle aste al doppio ribasso che provoca forti distorsioni e speculazioni aggravando così i pesanti squilibri di filiera della ripartizione del valore visto che per ogni euro speso dai consumatori per l'acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo", ha continuato Prandini. Per Coldiretti si tratta di un “intervento normativo per rendere più equa la distribuzione del valore lungo la filiera ed evitare che il massiccio ricorso attuale alle offerte promozionali non venga scaricato sulle imprese di produzione già costrette a subire l'aumento di costi dovuti alle difficili condizioni di mercato".

Il presidente nazionale Confeuro, Andrea Michele Tiso, ha chiesto invece al governo “di esporre nelle sedi deputate le ragioni del ritardo dell'Italia, indicando anche una strada per recuperare il terreno perduto e rimettersi in regola". "Se era inevitabile che la grave crisi sanitaria comportasse ritardi su tutti i fronti, è altrettanto vero che il settore agroalimentare italiano è ai primi posto in Europa per quantità e qualità delle produzioni e non può essere lasciato indietro”, ha concluso Tiso.

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