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Venerdì, 26 Aprile 2024
Innovazione

Dalle stalle musicali alla blockchain, quando l'innovazione aiuta il benessere animale

Ecco come la tecnologia sta cambiando gli allevamenti europei. Nel nome della salute degli animali e dell'uomo. E della lotta al cambiamento climatico

Stalle digitalizzate, robot di mungitura, sistemi di alimentazione personalizzati, o per il tracciamento e il monitoraggio. Ma anche blockchain e Internet of things. L’innovazione al servizio del benessere animale nel settore zootecnico non è certo una novità. Ma la pandemia di Covid-19 e i casi recenti di peste suina e aviaria hanno riportato in auge il tema. Un tema-bandiera per le organizzazioni animaliste, e che è strettamente connesso con la sicurezza lungo la filiera. Ma che trova sempre più spazio anche tra gli stessi produttori.

A Cremona, per esempio, lo scorso dicembre è stato presentato un importante documento, “Conservazione dell’agrobiodiversità, sostenibilità per gli agricoltori e profili bioetici”, redatto dal Comitato bioetico per la veterinaria, secondo cui il benessere animale offre nuove opportunità per rafforzare la competitività degli allevamenti. “Oggi tutti i principali protagonisti dell’innovazione e della comunicazione all’interno del comparto agroalimentare rispondono alle richieste di consumatori che chiedono alimenti salubri, ottenuti da sistemi di allevamento rispettosi del benessere animale e dell’ambiente – afferma Daniele Rama, direttore della scuola di management Smea dell’Università Cattolica di Cremona – Si tratta di tendenze che riguardano i prodotti alimentari finiti, ma che cominciano ad avere un impatto significativo anche sulle aziende di produzione come gli allevamenti. Pensiamo ai protocolli sul benessere animale introdotti di recente in diversi contratti di fornitura o al successo che in altri Paesi ha avuto il cosiddetto latte A2, più digeribile e considerato più naturale”.

Ne sa qualcosa Riccardo Donini, co-titolare dell'azienda Pradazzo Holsten, che si trova proprio nel territorio cremonese. Ecco la sua storia: 

Le stalle digitali sono sempre più numerose, in Italia come nel resto d’Europa. Così come sempre più aziende si affidano alla robotica: i robot comportano un rischio ridotto in termini di biosicurezza (dato che stanno sempre in azienda non possono trasportare per esempio le malattie), una maggiore resistenza ai rischi ambientali e sanitari, e svolgono lavori che spesso gli uomini non vogliono o possono fare. In questo video, Nadia Bolzani di Nutriservice ci racconta come l’automazione sta entrando negli allevamenti per migliorare il benessere animale:

Con i robot, anche i droni stanno avendo un ruolo crescente nel coniugare benessere animale e sostenibilità. C’è poi la stampa tridimensionale, che può aiutare a prolungare o migliorare la vita degli animali da allevamento, per esempio stampando protesi delle zampe. 

Tornando al digitale, non si puo’ tralasciare la blockchain: esistono già tecnologie di questo tipo che sono in grado di mostrare da dove proviene ogni singolo capo, come è stato nutrito e cresciuto e come è stato lavorato. Strettamente connesso alla blockchain sono le innovaziojni legate all’Internet of Things. Lo dimostra il progetto di Cynomys, startup genovese che ha brevettato una soluzione IoT per il monitoraggio ambientale dei gas nocivi in stalla e l’analisi dei consumi in allevamento. 

L'Ue punta sull'etichetta sul benessere animale

Sullo sfondo di questo tipo di innovazioni, c’è anche il percorso, iniziato dall’Ue, per arrivare a un’etichetta per i prodotti alimentari che attesti il rispetto degli standard europei per il benessere animale su tutta la filiera. Del resto, quello dell’animal welfare è un tema affrontato da Bruxelles già a partire dagli anni ‘70, quando fu varata la direttiva 74/577/CEE, relativa allo stordimento prima della macellazione. Da allora, la legislazione si è ampliata, fino a raggiungere standard ritenuti tra i più elevati al mondo. Un processo rilanciato con la strategia Farm to fork, che mira a migliorare il benessere animale anche nei trasporti. Sempre nel nome dell’innovazione.  

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