rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Terreni in pericolo

Cos'è il "biochar": il fertilizzante naturale che rigenera il suolo senza ricorrere alla chimica

i terreni sono diventati sempre meno produttivi. Scienziati e colossi dell'agribusiness come Bayer stanno testando metodi alternativi per recuperarne la fertilità

Argilla liquida, ceneri e microbi. Sono questi gli elementi naturali a cui scienziati ed esperti fanno affidamento per recuperare la fertilità dei terreni, sempre più sottoposti a stress ed eventi climatici avversi. Tra siccità ed altre condizioni meteorologiche estreme, con prodotti chimici sempre più degradanti per la terra, si stanno esaminando metodi nuovi per tutelare i suoli destinati all'agricoltura. Persino i giganti dell'agribusiness come la Bayer, le cui attività sono legate a filo doppio alle sostanze chimiche, stanno provando a sperimentare strade alternative e più "naturali" per ovviare al problema.

I frutti amari dell'erosione

Nel deserto della California, come ha riportato l'agenzia Reuters, un'azienda sta iniettando argilla liquida per intrappolare l'umidità e favorire la crescita dei frutti. In Malesia invece si ricorre agli escrementi di larve di mosca per recuperare la fertilità del suolo, la cui erosione sta privando lo stesso della capacità di produrre cibo. Secondo la Fao, entro il 2050 gli scienziati prevedono che la perdita della produzione globale agricola potrebbe raggiungere il 10%, con danni inimmaginabili in termini di vite umane private di accesso agli alimenti di base. Le tecniche tradizionali di conservazione del suolo, come la semina dei raccolti durante la bassa stagione e l'alternanza delle colture, non si stanno rivelando efficaci a fronte di fenomeni etremi sempre più frequenti, come siccità, inondazioni e sbalzi repentini di temperature.

Agrochimica in controtendenza?

Gli esperimenti in corso stanno provando a migliorare le proprietà fisiche del suolo, ma per essere diffuse su base planetaria devono dimostrarsi efficaci e, al tempo stesso, redditizie. La produzione commerciale limitata degli esempi riportati sopra frena però gli investimenti su questi metodi. Questa la ragione per cui la Bayer, azienda globale che produce sementi, pesticidi e fertilizzanti sta tentando nuovi modi per rigenerare il suolo attraverso una specifica unità denominata Leaps by Bayer, che prova a fondere gli interessi dell'azienda nel campo agricolo con quelli nel settore della salute. Tra gli elementi presi di mira dalla multinazionale con sede in Baviera ci sarebbe il biochar, un prodotto che mira ad una vera e propria "rigenerazione" dei suoli, aggiungendo sostanze nutritive che migliorano al tempo stesso la capacità del terreno di trattenere l'acqua ed il carbonio.

Fertlità nelle terre oscure

Una ricerca particolarmente interessante su questo materiale è quella che sta realizzando la scienziata canadese Vicky Lévesque, impegnata ad aggiungere al terreno delle serre il biochar, cioè il residuo bruciato di piante e scarti di legno, per aiutare a rigenerare i suoli e aiutare i prodotti ortofrutticoli a crescere meglio. Si tratta di un materiale carbonioso ricco di aromi e minerali, ottenuto in condizioni controllate tramite degradazione termica. Creato dalla biomassa tramite pirolisi, il biochar tenta di riprodurre in maniera artificiale le zone eccezionalmente fertili della foresta pluviale amazzonica chiamate Terra preta (in portoghese "terra nera") o Terra preta do indio (Terra nera degli indio) a sigillare il legame con i popoli indigeni insediatisi lì. Questo terreno, che si trova in strati anche di un metro di spessore in aree di insediamenti antichi e preistorici, nel tempo si è stratificato accumulando materiale frutto di combustione, decomposizione animale e letame.

Acchiappa-carbonio

Il biochar, che può derivare dalla lavorazione di legno, mais, grano, riso e paglia, potrebbe essere una "grande opportunità" per intrappolare il carbonio nel suolo, ha dichiarato Lévesque, ricercatrice presso un centro studi a Kentville in Canada. La scienziata, che ha intrapreso la sua ricerca nel 2012, ha dimostrato che il terreno argilloso trattato con biochar emette protossido di azoto in quantità drasticamente inferiori. I benefici per l'atmosfera sono duplici, dato che intrappolando più carbonio nel terreno si favorisce anche la crescita delle piante. Testato su pomodori e peperoni in serra, le rese sono aumentate rispettivamente del 32% e del 54%. Questa sostanza, in grado di stimolare la riproduzione di batteri che favoriscono la crescita delle piante, oltre che la produttività migliora la qualità del suolo.

Mercato in espansione

È proprio su questo aspetto che Lévesque sta centrando i suoi studi, esplorandone i vantaggi nella bonifica dei terreni agricoli poco produttivi e acidi come pure i benefici ambientali attraverso il sequestro di carbonio a lungo termine. Le ricerche hanno permesso di verificare anche che l'uso di questa sostanza determina una minore dipendenza dai fertilizzanti chimici. Un aspetto centrale considerato anche il loro spropositato aumento di prezzo a seguito delo scoppio della guerra in Ucraina. Gli esperti di finanza hanno calcolato che il biochar ha raggiunto nel 2022 un valore di 314,6 milioni di dollari di scambi, ma entro il 2028 dovrebbe superare i 524,7 milioni. Al momento il Nord America rappresenta il mercato più ampio, con una quota di circa il 51%, seguito da Europa e Asia, con il segmento più grande rappresentato dal biochar derivato dal legno, che copre oltre il 64% della produzione.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Cos'è il "biochar": il fertilizzante naturale che rigenera il suolo senza ricorrere alla chimica

AgriFoodToday è in caricamento