“Depuriamo le acque reflue, per irrigare e fertilizzare le coltivazioni”
In occasione della giornata internazionale dell'acqua, l'Enea presenta un prototipo per ridurre sprechi e uso di concimi chimici. L'agricoltura consuma circa il 50% del fabbisogno di acqua dolce
Come ridurre lo spreco di acqua in agricoltura? L'Enea e l'Università di Bologna hanno sviluppato, in collaborazione con Gruppo Hera e Irritec, un prototipo tecnologicamente avanzato in grado di depurare le acque reflue allo scopo di utilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati. Questo sistema dovrebbe apportare benefici in termini di maggiore disponibilità idrica, apporto di nutrienti, riduzione dei concimi chimici. Un aiuto concreto per la sostenibilità ambientale e per garantire la qualità della filiera depurativa.
Secondo studi recenti, nel nostro Paese i prelievi pro capite di acqua dolce per uso agricolo rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale. Sono sempre più frequenti fenomeni di carenza idrica, nonché di vera e propria siccità dovuti ai cambiamenti climatici, che pongono a serio rischio oltre un terzo della produzione agricola nazionale, con danni alla quantità e alla qualità dei raccolti. Sono state stimate perdite nell’ordine di un miliardo di euro all’anno. Per questo l’innovazione ideata da Enea può costituire un valido aiuto per agricoltori e salute ambientale e sarà presentata in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua che si celebra ogni anno il 22 marzo.
Il prototipo, che rientra nell’ambito del progetto Value CE-IN, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e dal Fondo sviluppo e coesione, è stato realizzato presso l’impianto di depurazione del Gruppo Hera a Cesena. È stato testato su un campo sperimentale con 120 colture di cui 66 piante di pesco e 54 di pomodoro da industria. I risultati finora raccolti nel corso della fase sperimentale confermano la qualità delle acque depurate a fini agricoli. “I risultati ottenuti nell’ambito del progetto, coordinato dall’Enea, potrebbero supportare l’applicazione dello schema prototipale a tutti gli impianti di depurazione e la diffusione di pratiche di riuso”, sottolinea il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Enea di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui. I vantaggio sarebbero condivisi tra i vari attori della filiera, dai gestori d’impianto ai consorzi di bonifica fino al settore dell’automazione, controllo e misurazione.
L’obiettivo è di garantire una fonte idrica non convenzionale e sicura, fornendo al tempo stesso un apporto di elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi assunti dall'Unione europea in vigore dal 2023. I risultati di ricerca industriale, da confermare con ulteriori sperimentazioni, evidenzierebbero la fattibilità di pratiche di economia circolare e simbiosi industriale. Secondo gli esperti di Enea, strumenti del genere favoriscono la conversione degli impianti di depurazione in vere e proprie bioraffinerie, da cui recuperare la risorsa idrica primaria. Permettono inoltre di dar vita a prodotti secondari, come ammendanti e fertilizzanti, in grado di garantire un apporto di nutrienti, tra cui azoto, fosforo e potassio, e ridurre il ricorso a concimi chimici di sintesi.
“La ricerca condotta ha evidenziato l’elevato potenziale del riuso a scopo fertirriguo delle acque reflue depurate, sia in termini quantitativi che nutritivi, sfruttando tecnologie e materiali smart che consentono la gestione dell’irrigazione e della fertilizzazione di precisione”. evidenzia Attilio Toscano, professore di idraulica agraria e coordinatore delle attività sperimentali condotte dal il Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Fonti Rinnovabili, Ambiente, Mare ed Energia dell’Università di Bologna. Gli studi fin qui condotti, garantirebbero la sicurezza e la sostenibilità di questa pratica. Secondo Petta, il progetto ambisce a facilitare gli accordi tra istituzioni ed aziende della filiera, già coinvolti in fase progettuale, in modo tale da sviluppare queste pratiche su scala reale.