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Giovedì, 18 Aprile 2024
Virus

La Francia vicina a un vaccino per la peste suina africana

Il brevetto dell'Agenzia francese per la sicurezza alimentare: ridurrebbe i sintomi, ma si studia per perfezionarlo e trasmetterlo all'industria farmaceutica

Un piccolo passo in avanti per il vaccino finalizzato a contrastare la peste suina africana. Lo comunica l'Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses). La peste suina africana ha già causato perdite significative nelle popolazioni di cinghiali e negli allevamenti di suini, anche nell'Unione europea dove è stato rilevato dal 2014. Il virus è già stato individuato in Italia, come pure anche in Polonia e Germania, mentre nessun caso è stato ancora segnalato in Francia. Allo stadio attuale la malattia, che non può essere trasmessa all'uomo, non ha cure.

Inattivazione mirata

"Nell'ambito del suo mandato di laboratorio nazionale di riferimento per la peste suina africana, l'Unità di immunologia virologica suina (Vip) del laboratorio Ploufragan-Plouzané-Niort dell'Anses ha inattivato il ceppo virale Georgia 2007/1, che attualmente circola nell'Unione europea", si legge sul sito dell'Agenzia. Gli esperti scrivono che durante il controllo degli effetti di questa inattivazione termica è stato "casualmente evidenziato un ceppo attenuato, derivato dal ceppo Georgia". Tale inattivazione ha consentito di causare nell'animale infetto solo una leggera febbre, "mentre l'infezione da ceppo Georgia è generalmente fatale nel 100% dei casi", comunicano gli scienziati. I risultati sono stati pubblicati anche sulla rivista Viruses nel dicembre 2022.

Alto tasso di sopravvivenza

Il team ha condotto una serie di studi su questo ceppo attenuato, confermando la debolezza dei sintomi nella maggior parte dei suini inoculati con questo virus "per via intramuscolare o oronasale". La sicurezza non risulta completa, ma secondo i ricercatori il tasso di sopravvivenza era molto più alto rispetto al ceppo virale originale. "La vaccinazione intramuscolare è il metodo più utilizzato negli allevamenti", ha spiegato Marie-Frédérique Le Potier, responsabile dell'unità Vip. Rispetto al problema di vaccinare invece animali allo stato brado, che circolando permettono al virus di circulare, la scienziata ha precisato: "La vaccinazione per via orale potrebbe consentire di vaccinare i cinghiali utilizzando l'esca. Questo metodo è stato utilizzato per la peste suina classica nei primi anni 2000 e ha permesso di eliminare la malattia dalle zone dove era presente in Francia. Ecco perché abbiamo testato queste due vie di somministrazione fin dall'inizio". L'Anses ha evidenziato anche un altro risultato promettente: già due settimane dopo la vaccinazione i suini infetti sviluppano una risposta immunitaria, che consente loro di resistere all'infezione del virus della peste suina africana senza mostrare alcun sintomo.

Produzione industriale

Gli scienziati dell'Anses precisano di aver continuato a lavorare sul ceppo attenuato, affinché potesse moltiplicarsi in linee cellulari prodotte in vitro e non in cellule da prelevare dai maiali, come avveniva in partenza. "Questo passaggio è stato un successo, aumentando la possibilità di produrre il vaccino su larga scala", scrivono gli scienziati, precisando: "Come bonus, il ceppo virale così prodotto ha causato meno sintomi rispetto al ceppo iniziale attenuato, pur mantenendo una buona efficacia. Gli studi sono ancora in corso per garantire che questo ceppo attenuato non possa essere trasmesso da un animale all'altro o diventare nuovamente virulento. L'Anses sostiene che verrà valutata anche la capacità del vaccino di impedire agli animali inoculati di ritrasmetterlo, una volta esposti nuovamente al virus.

Cinghiali in cima alla lista

Il vaccino messo a punto dagli scienziati dell'Agenzia francese ha il vantaggio di non essere prodotto mediante manipolazione genetica, il che renderebbe più semplice autorizzarne l'uso in natura, come avverebbe nel caso dei cinghiali. Questi ultimi rappresentano la specie più colpita e sarebbero probabilmente il primo bersaglio del vaccino nell'Europa occidentale. Al fine di trasferire la scoperta scientifica ad aziende della farmacia veterinaria, scrive l'agenzia, il laboratorio dell'Anses ha depositato un brevetto sul vaccino, con il supporto della Società di accelerazione del trasferimento tecnologico (Satt) al fine di promuovere lo sfruttamento di questo brevetto da parte degli industriali interessati.

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