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Giovedì, 25 Aprile 2024
Innovazione

L'Italia e sette Paesi del Mediterraneo uniscono le forze per creare un hub delle ‘biotecnologie blu’

Nel golfo di Manfredonia verranno studiati i gusci di molluschi, le spugne e le macroalghe in un'ottica di economia circolare

Ci sarà anche l'Italia nel progetto europeo che riunisce 10 partner di otto Paesi del Mediterraneo per dare vita alla prima ‘Blue Biotechnology Community’, un grande hub delle biotecnologie blu per la crescita sostenibile nel Mare Nostrum. L'iniziativa, coordinata dall’Enea, è denominata B-Blue e sarà finanziata con 1,5 milioni di euro. Il suo obiettivo principale è la creazione di un meccanismo di governance che consenta di superare la frammentazione del settore delle biotecnologie applicate alle risorse marine nell’area mediterranea e favorire l’accesso all’innovazione sostenibile.

Nell’arco dei 22 mesi B-Blue prevede l’attivazione di laboratori multistakeholder e di una piattaforma digitale per coinvolgere progressivamente oltre 300 organizzazioni, tra università, centri di ricerca, istituzioni nazionali e locali e imprese di settore. I laboratori verranno attivati in cinque zone costiere: il golfo di Manfredonia in Italia, il Mar Menor nella Murcia in Spagna, l’area di Tolone in Francia, il golfo di Salonicco in Grecia e quello di Portorose in Slovenia. Ognuno dei cinque laboratori-pilota sarà impegnato nello sviluppo di soluzioni innovative per ottenere sostanze utili o ad alto valore aggiunto da spugne, alghe e dai gusci dei molluschi triturati, ad esempio, per aumentare la resistenza delle uova e, di conseguenza, anche la produttività nell’industria avicola. Un altro filone del progetto riguarda l’utilizzo di microalghe per la bonifica di siti marini contaminati e per produrre energia.

Nello specifico a Manfredonia verranno studiati i gusci di molluschi, le spugne e le macroalghe in un'ottica di economia circolare, in Spagna le biotecnologie per la decontaminazione, in Grecia i ricercatori approfondiranno gli aspetti legati alla protezione della proprietà intellettuale nei settori della bioeconomia blu, in Francia i nuovi approcci all’acquacoltura e in Slovenia l’uso delle microalghe e dei microrganismi marini per la produzione di composti bioattivi.

“La Commissione europea stima che la blue economy in Europa occupi quasi 4,5 milioni di persone, generando circa 650 miliardi di euro di fatturato e 176 miliardi di euro in valore aggiunto lordo”, evidenzia Cristian Chiavetta, ricercatore Enea del Laboratorio di Valorizzazione delle Risorse nei Sistemi Produttivi e Territoriali. “In Italia con 530mila occupati e oltre 23,7 miliardi di euro di valore aggiunto lordo, la blue economy ha contribuito al 2,3% dei posti di lavoro e all'1,5% del valore aggiunto lordo nazionale. Da qui l’importanza di definire una governance al fine di promuovere strategie condivise e attività sinergiche per la transizione verso una crescita blu sostenibile”, aggiunge Chiavetta. Il ricercatore sottolinea anche che “le biotecnologie sono uno strumento formidabile per la chiusura dei cicli produttivi e la valorizzazione degli scarti in prodotti ad alto valore aggiunto in numerosi contesti”.

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