rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Innovazione

Il pomodoro geneticamente modificato per avere la vitamina D di due uova

Il mese prossimo nel Regno Unito inizieranno le prove sul campo. Utilizzata una tecnica di editing del genoma, senza introdurre Dna estraneo

“Potenziare” i pomodori, aumentando la quantità di vitamina D. Questo l'obiettivo di un gruppo scienziati del Regno Unito, che il mese prossimo inizieranno le sperimentazioni in campo aperto di queste coltivazioni, le cui piante sono state create apportando minuscole modifiche a un gene, già presente nell'alimento. In caso di successo, sostengono gli studiosi, questi pomodori potrebbero rappresentare una nuova importante fonte alimentare di vitamina D, al pari di due uova o di un cucchiaio di tonno.

La sperimentazione, pubblicata su Nature Plants, nasce dalla verifica che circa il 13-19% dei britannici ha bassi livelli di vitamina D, necessaria per mantenere in salute ossa, denti e muscoli. La principale fonte di questo nutriente deriva in realtà dall'esposizione della pelle alla luce solare, che converte la provitamina D3 in una forma attiva di vitamina D, utilizzabile dal nostro organismo. Nel Regno Unito, così come in altri Paesi del Nord Europa, la luce solare è insufficiente per gran parte dell'anno. Si rende dunque necessario integrare tramite prodotti alimentari, come pesce azzurro, carne rossa, tuorli d'uovo, o per mezzo di integratori, che contengono di solito lanolina, ricavata dalla lana di pecora. Tutti prodotti non utilizzati dai vegani, perché di derivazione animale. I pomodori sono stati selezionati per la sperimentazione, dato che sono “un alimento ampiamente accessibile e facilmente consumabile", ha dichiarato al Guardian Guy Poppy, professore di ecologia presso l'Università di Southampton.

La tecnica delle "pinzette molecolari"

Gli scienziati hanno fatto ricorso ad una tecnica di editing chiamata Crispr-Cas9. "È come un paio di pinzette molecolari, che si possono usare per tagliare con precisione un frammento molto piccolo del gene per migliorare una caratteristica desiderabile nelle piante molto più velocemente rispetto al processo di selezione tradizionale, e senza introdurre alcun DNA estraneo da altre specie", ha raccontato Jie Li del John Innes Centre di Norwich, alla guida del team di ricerca. Gli scienziati hanno operato su un enzima presente nelle piante di pomodoro che normalmente converte la provitamina D3 in colesterolo. Modificandolo, sono riusciti a bloccare questo percorso, facendo sì che la provitamina D3 si accumulasse nei frutti e nelle foglie delle piante. In Gran Bretagna, le colture "modificate di precisione" sono oggetto di un disegno di legge, che consentirà alle piante modificate geneticamente di essere trattate in modo diverso dagli organismi geneticamente modificati (Ogm), la cui coltivazione è ancora regolata dalle norme europee, da cui il Regno Unito spera di allontanarsi.

A differenza degli Ogm, queste piante non contengono geni di altri organismi e potrebbero teoricamente essere state create attraverso la riproduzione selettiva, che avrebbe però operato più lentamente. Secondo i ricercatori, questa tecnica potrebbe funzionare bene anche in altri cibi, come peperoni, patate e melanzane. A livello commerciale, i coltivatori potrebbero vendere le foglie o i frutti non maturi ai produttori di integratori per trasformarli in vitamine. Nell'Unione europea è in corso un dibattito, per adottare una nuova normativa, che escluda le tecniche di editing del genoma dalla restrittiva direttiva sugli Ogm, ma molte associazioni ambientaliste si oppongono a questo processo, che reputano una forma di deregolamentazione.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il pomodoro geneticamente modificato per avere la vitamina D di due uova

AgriFoodToday è in caricamento