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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Insetticidi, Commissione Ue pronta a vietare il clorpirifos. Efsa: “Effetti neurologici nei bambini”

Dopo il parere negativo dell’Autorità per la sicurezza alimentare, Bruxelles si prepara a mettere al bando il sostitutivo del Ddt. L’autorizzazione scade il 31 gennaio 2020

Rischi per la salute in generale ed effetti nello sviluppo neurologico dei bambini avrebbero convinto la Commissione europea a vietare il clorpirifos e il clorpirifos metile, sostanze insetticide molto utilizzate in agricoltura, per decenni considerate valide alternative al Ddt. È quanto riferisce l’agenzia Ansa, in relazione al parere sulle due sostanza pubblicato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) lo scorso 2 agosto. "Il pesticida clorpirifos non soddisfa i criteri previsti dalla legislazione per il rinnovo della sua autorizzazione all’uso nell'Unione europea”, avevano dichiarato gli esperti. 

Autorizzazione in scadenza

Le autorizzazioni per i due insetticidi scadono il prossimo 31 gennaio. Una data che mette la Commissione con le spalle al muro, tra il rinnovo dell’autorizzazione e la messa al bando. Il parere negativo dell’Efsa avrebbe convinto palazzo Berlaymont a dire basta all’uso delle due sostanze utilizzate in oltre 20 Paesi Ue, tra cui l'Italia, anche se a partire dal 2013 molti prodotti sono stati ritirati dal mercato.

La pressione dell'opinione pubblica

I due insetticidi sono finiti da tempo nel mirino di organizzazioni non governative, ambientalisti e medici preoccupati per le possibili correlazioni con problemi nello sviluppo del cervello dei bambini. La campagna anti-clorpirifos ha ricevuto l’adesione di oltre 200mila persone che hanno firmato una petizione online nata per “mettere la salute dei bambini prima dei profitti dell’industria dei pesticidi”.  

Il parere degli esperti

Nei due pareri forniti dall’Efsa in relazione al clorpirifos e al clorpirifos metile, gli esperti hanno evidenziato “preoccupazioni su possibili effetti genotossici e neurologici durante lo sviluppo suffragate da dati epidemiologici che indicano effetti nei bambini”. L’Autorità ammette anche che i test hanno dato “effetti poco chiari di genotossicità” che impediscono di “condurre una valutazione del rischio per consumatori, operatori, lavoratori, passanti e residenti”.

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