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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lavoro

Ong lasciano piattaforma Ue per Finanza sostenibile: "Delusi da criteri su bioenergia e silvicoltura"

Le organizzazioni, tra cui il Wwf, accusano la Commissione di aver politicizzato troppo la questione e di non aver basato le decisioni su principi scientifici

Diverse Ong verdi hanno deciso di abbandonare la piattaforma Ue per la Finanza sostenibile poche ore dopo che la Commissione ha presentato una nuova serie di regole che stabiliscono criteri dettagliati che le aziende devono rispettare per ottenere il marchio di qualità ecologica. La prima organizzazione ad aver fatto un passo avanti in questa direzione è stata il Wwf che ha dichiarato che in questo modo sta protestando “sia contro l’ambientalismo di facciata dei criteri su silvicoltura e bioenergia (greenwashing) nella classificazione delle attività economiche che possono essere definite sostenibili, sia contro il processo che ha portato alla loro formulazione”. Tra le altre Ong che hanno deciso di lasciare la piattaforma ci sono Transport & Environment (T&E), BirdLife, Becu, organizzazione europea dei consumatori ed Ecos, gruppo ambientalista che si batte per gli standard dei prodotti verdi.

Il nuovo regolamento Ue e le accuse

Il regolamento verde per le aziende introdotto dalla Commissione europea mette in campo un sistema di etichettatura per gli investimenti che potrebbe dirottare centinaia di miliardi di fondi a industrie e aziende che ottengono un'etichetta "sostenibile" per tutte o parte delle loro attività. L’esecutivo europeo ha previsto che questo nuovo pacchetto andrà a coprire 13 settori, ma gli ambientalisti affermano che i criteri stabiliti per la silvicoltura e la bioenergia sono troppo deboli. Per esempio, come spiega Euractiv, alcuni dei principi introdotti includono il disboscamento industriale e la combustione di alberi e raccolti per produrre energia come investimenti "sostenibili". “Il regolamento finale della Commissione sulla silvicoltura e la bioenergia non riconosce le sfide ambientali che dobbiamo affrontare”, ha affermato Sébastien Godinot, economista dell'ufficio Ue del Wwf, aggiungendo che secondo lui sarebbe stato “fortemente influenzato da pressioni sbilanciate da parte di Finlandia e Svezia”. Godinot ha anche detto che i criteri stabiliti “sono in contrasto con la scienza ambientale e creano un precedente disastroso”. L'organizzazione Beuc ha affermato che la classificazione prevista da Bruxelles "rischia di diventare uno strumento di greenwashing".

L'avvertimento delle Ong

Le proteste delle Ong ambientaliste sono partite il mese scorso quando il Wwf, insieme ad altri gruppi ecologisti e scienziati, ha inviato una lettera aperta all'esecutivo dell'Ue per sollevare preoccupazioni su quelli che hanno descritto come "criteri non scientifici" nella proposta della Commissione. "Se la politica e il lobbismo dovessero prevalere sulla scienza, è nostra responsabilità informarvi che saremmo costretti a riconsiderare il nostro contributo alla piattaforma", aveva già avvertito il Wwf il 31 marzo. Sandrine Dixson-Declève, presidente del’Ong ambientalista Club di Roma, ha detto che “è da dicembre che sostengo che i criteri non sono basati sulla scienza, ma sono diventati eccessivamente politicizzati”. “L'attuale decisione è un accordo politico. Non è così grave come avrebbe potuto essere, ma in alcune aree è ancora il risultato di un baratto istituzionale casuale dell'ultimo minuto piuttosto che di prove scientifiche e tecniche”, ha spiegato Dixson-Declève.

La piattaforma andrà avanti

Le regole di classificazione devono essere "politicamente accettabili", ammette Bruxelles e la Commissione ha affermato di essere "consapevole delle preoccupazioni sollevate" dalle Ong e "impegnata a riflettere su come migliorare il processo su come i criteri di screening tecnico vengono sviluppati e fissati". Tuttavia, l'esecutivo dell'Ue ha anche difeso la proposta presentata, dicendo che è "il miglior pacchetto possibile in questo momento attuale", date le sensibilità politiche su nucleare, gas e altre tecnologie energetiche. "Il lavoro della piattaforma continuerà, senza modifiche ai risultati programmati", ha affermato Daniel Ferrie, portavoce della Commissione europea per i servizi finanziari.

Non solo Ong ambientaliste

Gli ambientalisti non sono gli unici a suonare il campanello d'allarme su silvicoltura e bioenergia. Pascal Canfin, un eurodeputato centrista che presiede la commissione per l'Ambiente del Parlamento europeo, ha affermato di condividere la loro preoccupazione. "Le Ong sono fondamentalmente nel giusto: le proposte di classificazioni sono insufficienti in termini di protezione delle foreste", ha detto. Tuttavia, Canfin si è astenuto dal puntare il dito contro la Commissione europea. Anche secondo lui, i criteri forestali della classificazione sono il risultato di una pressione “colossale” esercitata da Svezia e Finlandia, che fanno affidamento sulla biomassa per una parte importante del loro consumo energetico e hanno spinto per regole più deboli.

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