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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lavoro

Accordo Ue-Regno Unito: cosa cambierà per l'agroalimentare made in Italy

Confagricoltura tira un sospiro di sollievo sull'intesa commerciale. Ma avverte: i costi burocratici saliranno e ci sarà più concorrenza per il nostro export, necessarie misure per farvi fronte

L'accordo sulle future relazioni tra Unione europea e Regno Unito ha evitato il peggio, ma la Brexit avrà un inevitabile impatto sull'export agroalimentare italiano. Ecco perché sono necessarie misure ad hoc per farvi fronte, comprese attività per trovare nuovi sblocchi commerciali. È questo in sintesi il messaggio lanciato da Confagricoltura dopo l'intesa tra Bruxelles e Londra sulle nuove regole che governeranno i rapporti tra le due sponde della Manica.

“Il raggiungimento di un accordo commerciale tra Ue e Regno Unito è stato auspicato e sollecitato da tutti gli agricoltori negli Stati membri e nel Regno Unito. Il fallimento delle trattative, con il ritorno dei dazi doganali e delle quote, avrebbe destabilizzato l’interscambio agroalimentare bilaterale che supera i 55 miliardi di euro l’anno”, premette il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. In assenza di un’intesa, rileva l'organizzazione agricola, solo per l’export di prodotti ortofrutticoli nel Regno Unito gli operatori degli Stati membri avrebbero dovuto sostenere un onere di circa 800 milioni di euro.

Ma tirato il sospiro di sollievo, adesso bisogna lavorare alle conseguenze che l'uscita del Regno Unito dall'Ue avrà sull'export. “Dal 1 gennaio prossimo, esportare sul mercato britannico sarà comunque più complicato sotto il profilo documentale e dei controlli. Di conseguenza, aumenteranno i costi - puntualizza Giansanti - Tutte le esportazioni dovranno essere accompagnate da una dichiarazione doganale. Per i vini, spumanti e liquori provenienti dalla Ue scatterà dal 1° luglio 2021 l’introduzione di certificati di importazione che prevedono anche lo svolgimento di un test di laboratorio”. Da ricordare che, con circa 780 milioni di euro, vini e spumanti rappresentano la voce più rilevante dell’export agroalimentare italiano nel Regno Unito.

“L’organizzazione degli agricoltori britannici – prosegue il presidente di Confagricoltura – ha già segnalato al proprio governo il rischio di blocchi e rallentamenti del traffico alle frontiere a causa dei nuovi adempimenti”. Infine, "è da mettere in preventivo un aumento della concorrenza ai nostri prodotti per gli accordi commerciali bilaterali che il Regno Unito, a seguito del recesso dalla Ue, sottoscriverà con i Paesi terzi. Un’intesa è già stata perfezionata con il Canada e le trattative sono in corso con gli Stati Uniti”.

Per tutte queste ragioni, dice ancora Giansanti, “cobbiamo rafforzare le iniziative promozionali a favore dei nostri prodotti sul mercato del Regno Unito – conclude Giansanti - e trovare nuovi canali di sbocco per il made in Italy agroalimentare. Chiediamo al nostro governo di avviare rapidamente una riflessione sulle proposte, presentate dalla Commissione Ue, per la ripartizione tra gli Stati membri della riserva di 5 miliardi di euro decisa dal Consiglio europeo, allo scopo di limitare l’impatto economico del recesso del Regno Unito”, conclude.

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