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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Da barista a bracciante per via del Covid: ecco gli italiani che tornano nei campi contro la crisi

A Verona, la piattaforma nata per far fronte alla carenza di manodopera straniera, ha permesso a 50 persone che hanno perso il lavoro a causa del coronavirus di trovare una nuova occupazione

Baristi, camerieri, pizzaioli. Più in generale, lavoratori che si sono trovati di colpo senza lavoro per via della crisi del coronavirus. E che sono tornati a lavorare anche per via delle conseguenze della pandemia. E' quanto successo per esempio nel Veronese, dove una cinquantina di disoccupati hanno ottenuto un lavoro da bracciante, rimasto vacante in seguito alle restrizioni di lavoratori stagionali stranieri. A far incontrare domanda e offerta è stato Agribi,  ente bilaterale per l’agricoltura veronese, in collaborazione con Veneto Lavoro.

“Con la vendemmia abbiamo avuto una quarantina di aziende che si sono rivolte a noi per reperire lavoratori – spiega Sabrina Baietta, referente per i servizi al lavoro di Agribi, ente di cui fanno parte Coldiretti, Confagricoltura, Cia , Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil -. Finora sono andate a buon fine una cinquantina di assunzioni. Buoni numeri, considerato che si tratta di un quinto dei 250 colloqui effettuati andato a buon fine". Non solo giovani e pensionati già impiegati in passato nella vendemmia, ma di tutte le età, provenienti dalle sfere del commercio, della ristorazione, del turismo, spiega Baietta: "Molti erano rimasti temporaneamente senza lavoro a causa della pandemia, mentre altri farebbero dell’agricoltura la loro professione, se ci fosse la possibilità di avere un impiego continuativo. E la possibilità ci sarebbe, perché dopo la vendemmia c’è la raccolta dei kiwi che chiude l’anno e poi in gennaio si riparte con la potatura e quindi si continua con tutte le raccolte di frutta e ortaggi”, spiega.

I numeri confermano che, se la maggioranza dei lavoratori rimasti disoccupati o cassintegrati è tornata alla collocazione precedente all’emergenza Covid, una parte è invece ancora in cerca di lavoro. Su 1.200 curriculum raccolti da aprile a maggio, nella banca dati di Agribi ne sono rimasti circa 300. E si tratta di lavoratori che sarebbero disponibili a fare formazione e riqualificarsi per trovare posto in agricoltura. “Quello che vorremmo come ente è di offrire le competenze professionali di cui le aziende agricole hanno bisogno e nel massimo rispetto delle norme di sicurezza – sottolinea Giuseppe Bozzini, vicepresidente di Agribi Verona - Dev’essere chiaro che non ci interessa sostituirci ai centri per l’impiego, ma favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta in agricoltura in maniera trasparente e con il sostegno di un’adeguata formazione professionale ai lavoratori per rispondere alle richieste di manodopera qualificata di cui gli agricoltori veronesi necessitano. Con una buona formazione si possono creare figure professionali utili non solo per lavori a tempo nelle raccolte nella frutta, ma impegnati tutto l’anno nelle varie fasi della campagna e tipologie di prodotti".

L’azienda vitivinicola Villa Spinosa di Negrar è tra quelle che più si sono avvalse del nuovo servizio di Agribi: “Da parecchi anni avevamo una squadra di raccoglitori che veniva dalla Polonia – racconta il titolare Enrico Cascella Spinosa - ma quest’anno, a causa della pandemia, non sono arrivati. Così, attraverso Agribi, abbiamo trovato manodopera locale. Sono persone di tutte le età, dal giovane di 20 anni a quello di mezza età. C’è chi lavorava al bar, chi in pizzeria, chi in negozio: non hanno esperienza in agricoltura, ma con un po’ di addestramento possono imparare", assicura.

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