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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'editto reale del '600 che potrebbe salvare i pescatori europei nel Regno Unito dopo la Brexit

Il re Carlo II aveva concesso ai fiamminghi il “diritto eterno” di pesca nelle acque britanniche. E ora il Belgio sembra voler reclamare la validità odierna di quella concessione

Quello dei diritti di pesca nei reciproci mari è uno dei punti in cui si stanno incagliando i negoziati sulla Brexit tra Bruxelles e Londra. E visto che il Regno Unito è il Paese della Common Law a salvare le sorti delle trattative potrebbe essere un editto reale del 1600, emanato da Carlo II. O almeno questa sembra essere la speranza del Belgio, uno dei Paesi che più perderanno con la fine del diritto per i suoi pescherecci di operare liberamente in acque britanniche.

Come racconta il Guardian quando mercoledì a Bruxelles la questione del futuro accesso alle reciproche acque è stata discussa dagli ambasciatori dei Paesi membri dell'Ue a Bruxelles, il rappresentante del governo belga, Willem van de Voorde, ha fatto un intervento che è rimasto impresso a tutti per la sua particolarità. L'ambasciatore ha citato un trattato firmato circa 350 anni fa dal re Carlo II che aveva concesso a 50 pescatori fiamminghi di Bruges "diritti eterni" alle acque di pesca inglesi.

Quando la Privilegie der Visscherie fu concesso nel 1666, Bruges faceva parte dei Paesi Bassi meridionali, controllati dalla Spagna. L'offerta fu il modo in cui Carlo mostrò gratitudine per l'ospitalità ricevuta quando era rimasto lì durante l'interregno che seguì la decapitazione di suo padre, il re Carlo I, e la sua stessa restaurazione al trono. "Non ero del tutto sicuro di cosa stesse parlando, ma penso che stesse scherzando. Ma non si sa mai", ha detto come riporta il quotidiano britnnico un diplomatico confuso che aveva ascoltato l'intervento di Van de Voorde.

"Il nostro obiettivo è raggiungere un accordo negoziato", ha detto un portavoce del ministro fiammingo della pesca, Hilde Crevits, a politico. "Ma se non raggiungiamo un accordo, potremmo invocare la Carta. Risale al 1666 ma è stata confermata da un avvocato del Regno Unito nel 1820".

Al di là delle tattiche negoziali la questione della pesca è molto delicata. Al momento grazie alla Politica comune della pesca, secondo cui i pescherecce dei Paesi Ue hanno pieno accesso alle reciproche acque ad eccezione delle prime 12 miglia nautiche dalla costa, ben il 57% di quanto è stato pescato nelle acque britanniche è stato catturato da pescherecci appartenenti ad aziende europee e solo il 43% da quelli di imprese locali. Lo Stato membro più dipendente dai britannici è il Belgio con il 45% degli sbarchi totali ottenuti nelle loro acque.

Per questo Bruxelles vorrebbe il mantenimento dello Status quo mentre Londra propende per il modello norvegese che si basa sul principio di attaccamento zonale. Questo significherebbe che l'Ue e il Regno Unito dovrebbero concordare ogni anno quote di pesca basate sulla percentuale di pesce all'interno della zona economica esclusiva di ciascuna parte, un'area di 200 miglia attorno alla costa.

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