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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Pesca del tonno, l'Ue finanzia l'Africa occidentale per combattere quella illegale

Coi soldi di Bruxelles, Costa d'Avorio e Capo Verde investono in imbarcazioni, ghiacciaie e centri di controllo. In cambio, le navi europee possono operare in quelle zone

Finanziare sistemi di sorveglianza, barche nuove di zecca e macchinari sostenibili in cambio della lotta alla pesca illegale, in particolare quella del tonno. Questa la ricetta dell'Unione europea per arginare il fenomeno che provoca ogni anno miliardi di euro di perdite, in quanto distrugge centinaia di migliaia di posti di lavoro nelle comunità di pesca artigianale. Finora l'Ue ha stipulato nel 2020 degli accordi di pesca sostenibile in 13 Paesi nell'Oceano Atlantico, Indiano e Pacifico, e i primi effetti del piano iniziano a vedersi.

Controlli antipirateria

La Costa d'Avorio è il Paese che vanta nella sua capitale il porto più grande dell'Africa occidentale. Da qui l'Europa importa oltre 100 milioni di euro di pesce. Per questo Bruxelles ha lavorato con la città costiera Abidjan, per combattere il problema della pesca illegale attraverso migliori sistemi di controllo e sorveglianza delle attività di pesca. Grazie ai fondi europei, è stato creato un apposito centro, che utilizza tecnologie satellitari. Qui gli esperti monitorano in tempo reale tutte le navi presenti nelle acque ivoriane, segnalando agli ispettori i comportamenti sospetti.

Nel mirino del centro c'è anche la pirateria, talmente diffusa nell'area, che è stata denominata per tale ragione “il buco nero” dell'Oceano. “Abbiamo un partenariato con la Marina che ci permette di condurre missioni di pattugliamento nella nostra zona economica esclusiva. Stiamo quindi impedendo con successo che le navi pirata distruggano le nostre risorse ittiche", ha dichiarato ad Euronews Jacques Allou Aka, coordinatore del programma di sostegno alla gestione sostenibile delle risorse ittiche. L'accordo garantisce alla Costa d'Avorio 682mila euro all'anno, di cui 407mila euro solo per il sostegno al settore della pesca del tonno. In cambio, le navi europee, principalmente da Spagna, Portogallo e Francia, possono pescare le riserve ittiche in eccesso nelle acque ivoriane.

Per l'ambasciatore dell'Ue in Costa d'Avorio, Jobst von Kirchmann, l'accordo di cooperazione è cruciale per entrambe le parti: “Se non viene gestito, il pesce semplicemente scomparirà. L'Unione Europea compra quasi tutto il pesce che entra nel porto. Non è solo il pesce della Costa d'Avorio, è il pesce di tutta la regione. Rappresenta circa 40-50 mila posti di lavoro diretti e circa mezzo milione da lavoro indiretto”. Secondo l'ambasciatore, la Costa d'Avorio riesce in questo modo ad esportare il 91% del pesce in Europa, mentre gli Stati membri riescono ad importare alimenti frutto di metodi di pesca sostenibile, su cui effettuano controlli sanitari e fitosanitari.

Barche e giacciaie a Capo Verde

La stessa tipologia di accordi riguarda anche l'arcipelago di Capo Verde, dove sempre più persone si avvicinano alla professione di pescatore. Lo scoglio principale, per chi vuole cominciare, è l'acquisto di una barca a motore. Per i più giovani i costi sarebbero insostenibili, ma il governo gliene compra una nuova di zecca, grazie ai soldi dell'Ue. Il partenariato riguarda anche altri aspetti, come l'installazione di alcuni macchinari per la produzione di ghiaccio, alimentati dall'energia solare. La conservazione a freddo è una risorsa preziosa per gli abitanti di villaggi, spesso molto distanti dalle isole dove avviene il mercato. Anche qui Bruxelles ha ottenuto che le navi europee possano pescare gli stock in eccesso nella sua zona economica esclusiva, mentre Capo Verde riceve in cambio 750mila euro all'anno. La maggior parte di questi fondi sono utilizzati per sostenere il settore della pesca locale. Il partenariato crea inoltre posti di lavoro, legati all'industria della trasformazione del pesce. Le aziende riforniscono soprattutto il mercato europeo, ma i lavoratori sono quasi tutti, locali. Tra loro, il 70 per cento sono donne.

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