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Giovedì, 25 Aprile 2024
Caporalato

Documenti sequestrati e baracche fatiscenti, la dura vita dei migranti schiavi nei campi di fragole

In Spagna i lavoratori provenienti dal nord Africa vengono sottopagati e costretti a condizioni di lavoro estreme. Lo rivelano un rapporto di una Ong ed un reportage del Guardian

Baracche fatiscenti, condizioni di lavoro inumane e stipendi da fame. Non stiamo parlando dei campi di pomodori della piana nel foggiano né della raccolta delle arance in Calabria. L'ambientazione di questo nuovo schiavismo agricolo è il sud della Spagna, nella Huelva dove fragole e frutti rossi maturano per essere esportate in tanti Paesi del Nord Europa, Regno Unito incluso. Secondo un nuovo rapporto ed un reportage del quotidiano britannico The Guardian, in alcune parti del settore frutticolo iberico le "condizioni abusive" sono endemiche.

Spada di Damocle

L'indagine si concentra sulla regione della Huelva, dove la forza agricola impegnata a raccogliere frutta è rappresentata in gran parte da migranti dal Marocco e dall'Africa sub-sahariana. Le condizioni, secondo un nuovo rapporto dell'organizzazione Ethical Consumer, sono quelle tipiche del caporalato: paghe inferiori al salario minimo giornaliero (che in Spagna esiste ed è pari ad 51,15 euro) e straordinari non remunerati. Ci sono poi minacce e soprusi di vario genere a rendere impossibili i rapporti di lavoro. Fino a tre giorni di paga detratte se i lavoratori non soddisfano le richieste dei datori di lavoro o l'interdizione ad usare il bagno. Per continuare l'impiego, viene sottratto il passaporto o lo stipendio. Una spada di Damocle perenne che grava sul capo di migliaia di persone, costrette a condizioni inammissibili.

Baracche coi residui delle serre

"Non è l'azienda agricola una tantum, non è il fornitore occasionale: è diffuso nelle principali aree di esportazione", ha affermato Jasmine Owens, uno degli autori del rapporto. A conferma dei rilievi del report ci sono anche le testimonianze raccolte dai giornalisti del Guardian, come quello di Aziza, una lavoratrice marocchina di 53 anni e priva di documenti, che pur avendo provato varie fattorie non riesce a guadagnare più di 40 euro al giorno. "Poiché non ho documenti, non ho il diritto di sporgere denuncia", ha detto. Le fragole vengono coltivate in dei polytunnel. Tutto intorno fioriscono le baracche di migliaia di lavoratori, costituite da rottami e teli di plastica raccolti dalle serre. Mancano elettricità, servizi igienici ed acqua corrente.

Programma bilaterale

La forza lavoro include anche coloro che arrivano grazie ad un programma bilaterale, che dal 2001 vede coinvolte Spagna e Marocco. Migliaia i marocchini che approdano a Huelva per un massimo di nove mesi all'anno. Tutti per lavorare nella raccolta delle fragole. Al centro degli abusi ci sono principalmente le donne, scelte di preferenza per il programma dato che si presume torneranno più facilmente nel loro Paese d'origine alla scadenza del contratto. Una situazione denunciata da sindacati e dalle organizzazioni per i diritti. Non è facile "liberarsi" dai datori di lavoro, perché per sciogliere il legame contrattuale e cambiare impiego è necessaria l'autorizzazione dei funzionari. Le organizzazioni sostengono che questo vincolo crei le condizioni per il lavoro forzato, soprattutto delle donne tra i 25 e i 45 anni. "Non è che siano vulnerabili", ha detto. "È che sono state scelte appositamente in quel modo", ha affermato Silvina Gorsky, una sociologa che lavora con un gruppo di avvocati in Andalusia che fornisce assistenza legale ai lavoratori.

Le promesse del governo

Le aziende che si comportano correttamente esistono, ma sono un'eccezione. Nel 2019 il Soc-Sat, un sindacato locale di lavoratori agricoli, ha raccolto oltre mille denunce a Huelva relative allo sfruttamento e alle condizioni di lavoro. Nonostante violenze e soprusi verificati, i funzionari locali a settembre hanno rinnovato il programma portando fino a 15.350 lavoratori temporanei a Huelva. Sono 5mila persone in più rispetto allo scorso anno. Al Guardian il ministero del lavoro spagnolo ha affermato di essere “pienamente impegnato” a risolvere il problema, grazie a contatti costanti con i sindacati e altri “gruppi di interesse” del settore.

Ispezioni

Primo passo: le ispezioni. Lo scorso anno ne sono state effettuate 4.245 solo nelle fattorie di Huelva. Le violazioni rilevate "appena" 189 violazioni, relative a ben 2.800 persone, con sanzioni pari ad 1,6 milioni di euro. A negare questo contesto prosegue invece Interfresa, un'associazione di categoria che rappresenta 1.300 produttori dell'industria delle fragole dell'Andalusia. Un portavoce avrebbe affermato di "non aver riscontrato alcuna prova di pratiche inappropriate da parte dei datori di lavoro".

Risorse idriche in pericolo

Il problema del lavoro nei campi nella Huelva si intreccia a filo doppio con quello ambientale. L'area soffre di una grave crisi idrica, dato che per le coltivazioni da anni vengono sottratte le acque dalle falde e dal fiume Guadalquivir, che scorre nel Parco naturale della Dognana. Nonostante le minacce di Bruxelles, il governo locale guidato dalla destra intende estendere le autorizzazioni per le aziende agricole, mettendo ancor più sotto pressione un eco-sistema che in nome dell'export rischia di collassare.

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