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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Raffinerie di cardi e benzina d'alga, come la bioeconomia cambierà l'Ue (e l'Italia)

Secondo la Commissione europea, entro il 2030 creerà 1 milione di nuovi posti di lavoro. Ma soprattutto, modificherà il modo di produrre di settori come l'agricoltura e la pesca. Come del resto sta già facendo: le esperienze di Porto Torres e di Altamura

Già oggi impiega 18 milioni di persone in tutta Europa, con un giro d'affari di 2.300 miliardi. L'obiettivo adesso è di stimolare ulteriormente la crescita di questo settore, arrivando a 1 milione di nuovi posti di lavoro entro il 2030. Ma anche di proteggere l'ecosistema e comprendere i limiti ecologici di questo settore. Sono i punti cardine del Piano di azione per la bioeconomia varato dalla Commissione europea. 

Un piano volto a migliorare l'uso sostenibile di risorse rinnovabili per far fronte al cambiamento climatico e garantire uno sviluppo sostenibile. Del resto, la bioeconomia, spiega il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen, è “il segmento rinnovabile dell'economia circolare”, perché consente, per esempio, di trasformare le alghe in carburante, riciclare la plastica, produrre mobili e capi di abbigliamento a partire dai rifiuti o ricavare fertilizzanti a base di biomassa dai sottoprodotti industriali. Un po' come dimostra l'esperienza imprenditoriale della Pecore attive, in Puglia:

Ma la bioeconomia non è solo riuso ma anche uno strumento per far fronte a sfide globali come il cambiamento climatico e la fame: “In un mondo in cui le risorse biologiche e gli ecosistemi non sono infiniti, serve uno sforzo di innovazione per nutrire la popolazione e garantire a tutti acqua pulita ed energia - spiega Katainen – Con la bioeconomia possiamo individuare soluzioni nuove ed innovative per sopperire al fabbisogno di cibo, prodotti ed energia senza esaurire le risorse biologiche limitate del pianeta". 

Fertilizzanti dalle alghe

Per questo, tra il 2014 e il 2020, l'Ue ha già investito 3,8 miliardi in questo settore. Finanziando progetti innovativi come Miracles, una serie di bio-raffinerie di microalghe in Belgio, Olanda e Spagna dove con l'utilizzo di anidride carbonica e poca energia si creano prodotti di alto valore per applicazioni nel settore alimentare e nell'acquacoltura e prodotti non alimentari come i fertilizzanti.

Dalle fogne ai tablet

O come Res Urbis, consorzio di ricerca guidato dall'Università La Sapienza di Roma e che coinvolge Italia, Spagna, Francia, Portogallo e Regno Unito: l'obiettivo è creare una filiera tecnologica innovativa per la valorizzazione integrata dei vari scarti organici di origine urbana quali i rifiuti municipali e i fanghi di depurazione delle acque reflue municipali. “Ognuno dei 300 milioni di europei che vivono in aree urbane – spiega Mauro Majone, docente de La Sapienza – produce in media ogni giorno più di 100 grammi di sostanza organica di scarto, il cui recupero e valorizzazione è attualmente piuttosto limitato. L'obiettivo principale è quello di convertire queste tipologie di scarti urbani in bioplastiche con applicazioni nei settori dell'imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni, oppure elementi per l’interior design come lampade e sedie”.

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La raffineria di Porto Torres

Tra i progetti di punta citati dalla stessa Commissione Ue c'è First2Run, bioraffineria di Porto Torres, in Sardegna: qui colture a basso input e sottoutilizzate (come quelle dei cardi) sono sfruttate per l'estrazione di oli vegetali. Questi oli vengono poi ulteriormente convertiti in bioprodotti come lubrificanti, cosmetici e plastiche. Il progetto, partito nel 2015, ha già ottenuto risultati importanti. Nel 2019, dovrebbero essere pubblicati i risultati finali. 

Sulla scorta di queste esperienze, la Commissione europea ha deciso di stanziare 10 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 nel quadro del programma Horizon per i prodotti alimentari e le risorse naturali, compresa la bioeconomia. Per il 2019, invece, è prevista una dotazione di 100 milioni di euro per la creazione di una piattaforma di investimento tematica dedicata alla bioeconomia circolare che permetta di avvicinare le bioinnovazioni al mercato e di ridurre il rischio per i privati che investono in soluzioni sostenibili. Tra le 14 misure chiave individuate da Bruxelles ci sono le bioraffinerie come quella di Porto Torres e la definizione di un programma strategico per l'introduzione di sistemi alimentari e agricoli, silvicoltura e bioprodotti sostenibili. 

Inoltre, Bruxelles mira alla creazione di un meccanismo di sostegno alle politiche in materia di bioeconomia affinché gli Stati membri possano, nell'ambito di Horizon, dotarsi di programmi nazionali e regionali in questo settore. Al fianco di questo lavoro, verrà promosso il Centro di conoscenze per la bioeconomia, che servirà ad “ampliare la base di conoscenze relative a specifici settori della bioeconomia e migliorarne la comprensione attraverso la raccolta di dati, garantendo un miglior accesso agli stessi”. Infine, una linea di azione specifica verrà dedicata allo sviluppo delle bioeconomie nelle zone rurali e costiere. 

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