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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Siccità e clima impazzito: come cambierà la nostra alimentazione?

Dalla riscoperta dei grani selvatici alle mutazioni genetiche della “pianta della resurrezione”. Ecco come l’agricoltura si prepara alla carenza di acqua 

Le poche voci che mettevano in dubbio l’esistenza del cambiamento climatico si sono fatte sentire meno del solito durante un’estate che ha visto il Nord Europa fare i conti con una siccità inedita a certe latitudini. Mentre nell’immediato si cerca di sostenere il comparto agricolo con aiuti economici e deroghe alle norme ambientali per consentire la produzione di foraggi e pascoli, c’è chi si sta già attrezzando per affrontare l’emergenza che potrebbe diventare una nuova normalità: la produzione agricola con poca acqua. 

Siccità in Europa

Un bizzarro contrappasso dantesco ha visto il Nord Europa e l’Italia meridionale a ruoli invertiti durante l’estate che si sta per concludere. Chi ha viaggiato per l’Inghilterra, nel Benelux o in Germania si sarà accorto dei paesaggi particolarmente gialli e aridi causati dall’ondata di caldo e dall’assenza di piogge, fenomeni estremi anche durante i mesi estivi per i Paesi dell’Europa settentrionale.

Il Sud Italia ha invece dovuto fare i conti con piogge anomale e improvvise, che hanno comunque causato danni al comparto agricolo. Le regioni del Mezzogiorno, assieme ad alcune aree dei Balcani e dell’Est Europa, sono le uniche zone del Vecchio Continente ad aver registrato precipitazioni oltre la media, mentre il resto dei Paesi europei sono rimasti letteralmente a secco. 

Contromisure di emergenza 

La Commissione europea si è trovata costretta a prendere misure eccezionali per consentire da una parte di arginare le perdite del comparto agricolo, versando in anticipo i contributi annuali agli agricoltori colpiti dalla siccità, e dall’altra di fronteggiare la maggiore emergenza agricola su scala continentale: i pascoli in pericolo.

Siccità, interviene l'Europa

Nonostante la Politica agricola comune (Pac) abbia tra gli obiettivi principali il rispetto ambientale dei cicli di semina, il commissario all’Agricoltura Phil Hogan ha concesso deroghe alle norme greening per consentire ai coltivatori di procedere in anticipo con la semina delle colture invernali e agli allevatori francesi di utilizzare le terre incolte come pascoli.

Due scuole di pensiero

Mentre l’Europa cerca di limitare le perdite, c’è chi si sta già dando da fare per trovare soluzioni che permettano di risolvere il problema in radice, scommettendo sull’aridocoltura di varietà vegetali già presenti in natura o sulla ricerca genetica in laboratorio. Le soluzioni differenti rappresentano anche due scuole di pensiero, che vedono da una parte la riscoperta delle sementi snobbate dall’agricoltura intensiva e dall’altra le tanto controverse, ma largamente utilizzate, modificazioni genetiche per “migliorare” le piante con l’aiuto dell’uomo. 

Ripartire dalla biodiversità

Tra chi cerca soluzioni già presenti in natura troviamo senz’altro l’ex fotoreporter Paolo Belloni, che con il suo conservatorio botanico ha (ri)dato vita a mille varietà di alberi da frutto. “Il nostro lavoro principale,” spiega Belloni, “è quello di trasmettere alle generazioni future la biodiversità che abbiamo ereditato”. Fiore all’occhiello dei suoi Giardini di Pomona in provincia di Brindisi sono i 600 tipi di fico e la sperimentazione di tecniche agricole per la coltivazione in situazioni di carenza idrica. “Riteniamo che l’acqua sia un problema enorme,” riconosce Belloni, “così come la desertificazione dei suoli e quindi lavoriamo soprattutto su questi due elementi”.

Riscoprire le proprietà delle sementi inutilizzate dall’agricoltura tradizionale è stato il punto di partenza anche per i ricercatori dell’organizzazione no profit Land Institute del Kansas, che hanno selezionato una nuova varietà di grano capace di resistere a un forte stress idrico grazie alle sue radici che arrivano fino a tre metri di profondità. Partendo da diverse specie selvatiche perenni, che non hanno dunque bisogno di essere piantate ogni anno grazie alla loro resistenza agli agenti climatici, i ricercatori americani hanno ottenuto la nuova varietà cerealicola denominata Kernza.

Oltre alla resistenza alla siccità e alla capacità di produrre grano senza dover ripetere la semina, il Kernza è anche capace di trattenere al suolo quantità di gas serra ben superiori alla media delle specie “parenti”. Un articolo del Washington Post ha ribattezzato la nuova varietà di cereale perenne come “sogno ecologista” per la sua sostenibilità ambientale unita alla resistenza al cambiamento climatico. 

Intervenire sulla genetica

Non tutti però cercano di vincere la sfida della siccità limitandosi a riscoprire le specie dimenticate. C’è anche chi lavora a una soluzione in laboratorio, sperando di migliorare le caratteristiche delle piante ripartendo dal loro Dna. È quanto hanno fatto i 200 ricercatori di 73 istituti sparsi per il mondo che hanno unito le forze per arrivare al sequenziamento del genoma del grano, composto da 21 cromosomi e 107.891 geni. Lo studio del consorzio internazionale di scienziati, pubblicato sulla rivista Science, costituisce allo stesso tempo un punto di arrivo per la genetica e di partenza per l’agricoltura del futuro. I ricercatori ritengono infatti che sarà possibile migliorare il rendimento e la resistenza alla carenza di acqua, così come ad altre avversità climatiche, andando a intervenire sulle “istruzioni” che regolano il funzionamento genetico della pianta.

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Sono dello stesso avviso i ricercatori che hanno sequenziato il genoma della Xerophyta viscosa, una pianta originaria dell’Africa meridionale. Per via della capacità di riprodurre germogli dopo essersi completamente seccata, è stata ribattezzata come “pianta della resurrezione”. Con lo studio del meccanismo molecolare e genetico che sta alla base di tale “miracolo” della natura, i ricercatori lavorano per riuscire a trasmettere ad altre piante il metodo giusto per sopravvivere alla disidratazione.

Siccità e cambiamento climatico mettono a repentaglio la produzione agricola che entro il 2050 dovrà soddisfare il fabbisogno alimentare di nove miliardi di persone. L’avanzamento della ricerca molecolare, insieme con la riscoperta delle specie esistenti ma trascurate, permetteranno di capire in che direzione andrà l’agricoltura e l’alimentazione di un domani non troppo lontano dai giorno nostri. 

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