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Sabato, 20 Aprile 2024
La ricerca

I Paesi in cui si mangia meglio al mondo? Vietnam, Iran e Indonesia

Ma solo l'1% della popolazione globale si nutre in modo corretto. In uno studio che misurato la qualità della dieta globale emergono differenze marcate in base a nazione, sesso, età ed istruzione

Qualità alimentare complessiva modesta e con scarsi miglioramenti in quasi tre decenni. Questa la conclusione a cui è giunto un gruppo di ricerca che nell'arco di 28 anni ha monitorato diversi modelli alimentari in 185 Paesi del mondo. In maniera un po' paradossale gli Stati a reddito più alto vantano punteggi migliori per i componenti sani, ma al tempo stesso punteggi peggiori per quelli malsani. Convivono ai due estremi ad esempio vegani/flexitariani attenti, con un buon consumo di frutta, verdura, cereali integrali) e chi abusa di snack, bibite gasate e insaccati. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Nature, rileva anche importanti variazioni per età, sesso e istruzione.

Divario globale e differenze locali

La qualità dell'alimentazione delle donne ad esempio è migliore rispetto a quella degli uomini. Ad influire anche l'elemento della residenza, con differenze talvolta profonde tra centri urbani e rurali. L'Italia non primeggia ma presenta un indice discretamente alto, che però non risulta migliorato significativamente nell'arco di tempo che va dal 1990 al 2018. Il principale modello dietetico considerato è stato l'Indice di alimentazione sana alternativa (Ahei), che va da 0 a 100. C'è un dato chiave che desta preoccupazione ed evidenzia quanto sia ampio il divario globale anche sul piano alimentare: solo dieci Paesi, che rappresentano meno dell'1% della popolazione mondiale, avevano punteggi superiori a 50. Con qualche sorpresa.

Diete migliori in Asia centrale

Tra i 25 Stati più popolosi del mondo, il punteggio medio più alto è in Vietnam, cui seguono Iran, Indonesia e India. Male invece Brasile, Messico, Stati Uniti ed Egitto. Nel 2018, ultimo anno considerato, il punteggio medio globale era di 40,3. La media regionale più bassa è stata riscontrata in America Latina e Caraibi (30,3), mentre primeggia l'area dell'Asia meridionale (45,7). Proprio in questa zona, però, si riscontrano le situazioni peggiori in alcuni Paesi a basso reddito, così come nell'Africa subsahariana. Se da un lato in queste nazioni c'è uno scarso consumo di cibi ultralavorati (come piatti pronti e salumi) nonché di carni rosse, il consumo di componenti salutari, come frutta, verdure e pesci ricchi di omega-3 non risulta ottimale. 

Più carne rossa in Giappone e Cina

Positiva invece l'evoluzione nelle aree ad alto reddito di Europa centro-orientale, Asia centrale, Medio Oriente e Nord Africa. Qui l'aumento del consumo di frutta, verdure (non patate), legumi e cereali integrali, ha migliorato nel tempo la qualità della dieta complessiva. D'altro canto però la riduzione di carni rosse, sale e cibi processati non è stata rilevante. Alcune nazioni hanno poi aumentato in modo incisivo il consumo di carne bovina, abbondando anche col sale. Cina, Giappone e Messico sono in testa a questo fenomeno, a causa di mutazioni economiche profonde e/o di adesione a modelli occidentali.

Adolescenti più a rischio

Un risultato importante riguarda l'età. Mentre per neonati e bambini, anche nelle zone meno ricche, la qualità della dieta è generalmente più alta, con l'adolescenza si ha un peggioramento evidente in tutte le aree del mondo. Proprio ai giovani, secondo gli studiosi, dovrebbero rivolgersi iniziative specifiche di educazione alimentare. A incidere ci sono in primis le condizioni socioeconomiche. I bambini con genitori più istruiti hanno una qualità alimentare più elevata, ma fanno eccezione l'Asia meridionale, il Medio Oriente e il Nord Africa. Nei bambini mangiare cibi di scarsa qualità è associato a un arresto della crescita e a maggiori fattori di rischio riguardo ad esempio la pressione sanguigna e l'obesità. Il problema è che le abitudini alimentari adottate nell'infanzia sono di solito quelle che influiscono maggiormente anche nell'età adulta.

Più frutta con maggiore istruzione

Il livello di istruzione ha un impatto maggiore tra le nazioni dell'Europa centrale/orientale e dell'Asia centrale, così come in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale. In particolare, nota la ricerca, l'istruzione superiore è generalmente collegata a un maggiore consumo di frutta, verdure, cereali integrali e oli vegetali. Non sempre però questa attitudine corrisponde a un minor consumo di cibi processati e carne rossa. Lo studio si basa sulla raccolta sistematica e sulla standardizzazione di 1139 indagini dietetiche a livello individuale in tutto il mondo. Il principale modello dietetico convalidato considerato è stato l'Indice di alimentazione sana alternativa (Ahei), ma esistono anche dati sulla Dieta Mediterranea (Med). 

A valori più alti di questi indici, convalidati a livello internazionale, corrispondono rischi inferiori di malattie cardiovascolari e cancro. Questo significa, notano gli scienziati, che malattie croniche, anche fatali, si possono prevenire anche con piccoli accorgimenti a tavola. Il team di ricerca ha ammesso anche i limiti dei risultati emersi, dato che i dati dietetici individuali sono soggetti a errori di misurazione. Inoltre la disponibilità del sondaggio è stata limitata o incompleta per alcune nazioni, fattori dietetici, gruppi demografici e anni. Più poveri ad esempio i dati su bambini di età compresa tra 3 e 9 anni e sugli adulti di età superiore agli 85 anni. 

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