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Giovedì, 25 Aprile 2024
Salute

"Nessun rischio da pesticidi su alimenti", dice Efsa. Ma per riso e fagioli violazioni in aumento

In regola il 94,9% dei campioni, ma il tasso dei Limiti residui minimi è in crescita in diversi cibi. Bene invece carote, cipolle e patate. Rilevati anche prodotti chimici al bando nell'Ue

Rischi improbabili per la salute dei consumatori europei esposti a pesticidi per via alimentare. È la conclusione cui è giunta l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel rapporto annuale sui residui di pesticidi negli alimenti, relativo ai dati del 2020 e appena pubblicato. Confrontando i dati odierni con quelli del 2017, si nota però una tendenza in crescita nei limiti residui per alcuni prodotti, quali riso, arance, pollame e fagioli secchi.

Nel 2020, l'Efsa ha esaminato oltre 88mila campioni, di cui il 94,9% aveva residui di pesticidi entro i limiti fissati dall'Unione europea. L'autorità ha analizzato un sottogruppo di 12mila campioni nell'ambito di un programma pluriennale coordinato dall'Ue (denominato Macp Ue) che si basa su controlli casuali su un paniere di dodici prodotti. In tal caso solo l'1,7% aveva superato i limiti. “È improbabile che i prodotti alimentari analizzati nel 2020 costituiscano un problema per la salute dei consumatori", si legge in una nota rilasciata dall'Autorità. L'Italia risulta tra i Paesi che hanno compiuto più analisi su prodotti di origine nazionale e tra quelli che più hanno contribuito al programma di controlli coordinato dall'Ue.

Il confronto

Proprio nel Macp Ue si nota però una tendenza al rialzo nella quantità di pesticidi non conformi. Per il 2020 il paniere di prodotti includeva: carote, cavolfiori, kiwi, cipolle, arance, pere, patate, fagioli secchi, riso integrale, cereali di segale, fegato bovino e grasso di pollame. Le medesime tipologie di prodotti sono campionate ogni tre anni, il che significa che le tendenze al rialzo o al ribasso possono essere identificate per merci specifiche. Dei campioni analizzati nel programma coordinato, il 68,5% (8.278 campioni) è risultato privo di livelli quantificabili di residui, mentre il 29,7% conteneva uno o più residui in concentrazioni inferiori o uguali ai livelli consentiti. Solo l'1,7% (cioè 209 campioni) conteneva residui superiori al massimo legale. Confrontando però i dati del 2014 e del 2017 con quelli del 2020 sul tasso complessivo di superamento degli Limiti massimi residui (Lmr), alcuni prodotti mostrano una contaminazione in aumento.

A preoccupare maggiormente è il riso, passato dal 2,1% (2014) al 6,7% del 2020, e nei fagioli secchi (dal 2,3% del 2017 al 4,9%). Per questi due prodotti l'Efsa raccomanda agli Stati membri di proseguire e intensificare i controlli nazionali. Lmr in crescita anche nelle arance (da 1,5% a 2,9%), nelle pere (da 1,6% al 2,3%), meno incisivo invece l'incremento per il pollame grasso (dallo 0% del 2014 e del 2017 allo 0,06% dei dati odierni). Una tendenza all'aumento dal 2017 al 2020 è stata osservata anche nelle varie qualità di kiwi (da 1,3% a 1,96%) e nel cavolfiore (da 0,8% nel 2017 a 1,0% nel 2020). Una tendenza al ribasso degli Lmr è stata mostrata invece nelle carote, nelle patate e nelle cipolle e nella segale.

Insieme a questa iniziativa coordinata, i programmi nazionali di controllo sono basati sul rischio relativo a prodotti che probabilmente contengono residui di pesticidi o per i quali sono state individuate violazioni di legge negli anni precedenti. Come precisato dall'Efsa stessa, questi programmi forniscono importanti informazioni alle istituzioni chiamate a gestire il rischio, ma non forniscono un quadro statisticamente rappresentativo dei livelli di residui che i consumatori potrebbero trovare negli alimenti presenti sugli scaffali dei negozi europei.

Pesticidi pericolosi e illegali

L'Efsa ha individuato anche i pesticidi considerati i maggiori responsabili dei residui minimi in aumento. Si tratta del fosmet, presente in 57 campioni, della cipermetrina (24 campioni), del dimetoato (17) e del clorpirifos (11). L'ente di ricerca ha trovato ripetutamente diversi pesticidi non approvati dall'Ue negli alimenti campionati e con livelli superiori ai limiti di legge. Nelle arance, ad esempio, è stato trovato il dimetoato e il linuron, nelle pere addirittura tre pesticidi vietati (clorpirifos, iprodione, difenilammina), mentre nel riso era presente il tiametoxam. Il Chlorpropham, un pesticida per il quale l'Ue non ha rinnovato l'approvazione d'uso nel 2020, è stato segnalato in un numero limitato di campioni di carote, arance e fagioli secchi coltivati. Questo pesticida ha qualità tali da lasciare residui nonostante le operazioni di pulizia previsti negli impianti di stoccaggio.

Anche se il settore dei pesticidi è molto regolamentato nell'Unione europea, una serie di problematiche peresevera. In primo luogo, esiste un commercio di pesticidi illegali, che include il traffico di prodotti contraffatti e di prodotti etichettati erroneamente, come pure l'importazione irregolare di sostanze vietate come il clorpirifos. Nel giugno 2021, l'operazione Silver Axe (Ascia d'argento), coordinata nei 27 Stati membri, ha portato al sequestro di 1.200 tonnellate di pesticidi per un valore totale di circa 80 milioni di euro. Altra questione di rilievo riguarda i limiti residui minimi ammessi sui prodotti importati da Stati estranei al blocco dei 27, dove in gran parte dei casi l'uso dei pesticidi è ben più massivo e meno controllato, contribuendo alla'avvelenamento ogni anno di migliaia di contadini, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.

Alcuni Paesi, come la Francia, si stanno muovendo per chiedere l'imposizione degli standard europei equivalenti ai prodotti importati, con un conseguente (si suppone) aumento dei prezzi, ma pure di un incremento della competitività delle aziende agricole europee. Non bisogna poi tralasciare i problemi di salute per le persone che abitano in zone rurali. Uno studio del 2021, ha rilevato che in Italia la polvere delle case che si trovano a meno di 100 metri dalle zone coltivate può contenere 13 tipi diversi di pesticidi. Si tratta del secondo dato più alto d’Europa. Queste sostanze sono considerate cancerogene e dannose per il sistema endocrino per le persone, in particolare bambini, che vi sono costantemente esposte.

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