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Sabato, 20 Aprile 2024
Salute

"Extravergine italiani contaminati con oli potenzialmente cancerogeni", ecco quali sono

È quanto sostiene il settimanale tedesco Öko-Test, che ha analizzato 19 marchi venduti in Germania

Diversi extra-vergine italiani contaminati da oli minerali o da pesticidi. Questi i risultati di un'indagine effettuata dal settimanale tedesco Öko-Test, che si occupa di diritti dei consumatori. Tra le marche finite sotto la lente d'ingrandimento figurano prodotti riconducibili all'Italia, come De Cecco, Filippo Berio, Farchioni, come pure il Primadonna, venduto nei punti vendita del gigante tedesco Lidl. I principali problemi riscontrati riguardano la contaminazione da oli minerali, ma anche la presenza di tracce di plastificanti o di pesticidi. Si tratta in ogni caso di livelli bassi, che rientrano nei limiti di legge. Per gli oli minerali, tutti le 19 marche esaminate ne presentano tracce.

Cosa sono gli oli minerali e come contaminano gli extra vergine

Nell'articolo, gli esperti tedeschi spiegano che “gli idrocarburi degli oli minerali sono un gruppo molto ampio di sostanze. Di particolare interesse sono gli idrocarburi aromatici degli oli minerali (MOAH), alcuni dei quali sono cancerogeni”. Il laboratorio incaricato ha trovato tracce di queste sostanze in un buon terzo dei prodotti. Sarebbero inoltre presenti componenti analoghi, noti come MOSH. “Quasi ogni olio ne è contaminato a vari livelli. I MOSH si accumulano nel corpo: cosa significhi per la salute umana non è ancora del tutto chiaro”, scrivono ancora i redattori. La rivista tedesca spiega anche come queste sostanze finiscono per contaminare l’olio. “Una via di ingresso sono gli oli lubrificanti, con cui le olive entrano in contatto durante la raccolta, ad esempio tramite raccoglitori che scuotono le olive dall’albero o tramite motoseghe che gli agricoltori usano per tagliare gli alberi durante la raccolta”. Altra fonte di contatto sono le macchine e i nastri trasportatori. La contaminazione può avvenire comunque in qualsiasi fase della filiera, dato che tracce di idrocarburi possono essere presenti anche in agenti di controllo delle polveri (come avviene nella lavorazione della colza e della soia), durante il trasporto (ad esempio nei sacchi di iuta in cui “viaggiano” semi e olive), e negli imballaggi, tramite gli inchiostri da stampa per la carta e il cartone,che veicolano pesticidi o altri componenti nocivi. Oltre alle sostanze minerali, alcuni oli d’oliva testati contenevano tracce di plastificanti e del pesticida, noto come deltametrina, che rientra nella categoria degli erbicidi e degli acaricidi. L’uso di questa sostanza nelle coltivazioni, sottolinea la rivista, risulta pericolosa per le api e per la biodiversità in generale.

La lista degli oli "bocciati"

Questa la lista degli olii italiani analizzati:

- De Cecco, realizzato con olive dell'Unione europea, è stato penalizzato per i componenti dell’olio minerale “notevolmente aumentati”, per le tracce di idrocarburi policiclici aromatici e di un pesticida, senza che venga specificato quale.

- Filippo Berio risulta il peggiore per presenza di oli minerali “notevolmente aumentati”, con il carico più alto nel test sia di Mosh che di Moah. Presenti inoltre tracce di 2 pesticidi, inclusa la deltametrina.

- Dennree e il Casolare bio natives, entrambi prodotti con olive italiane e riconducibili al marchio Farchioni, presentano componenti di idrocarburi “notevolmente aumentati”. Il secondo, valutato come “insoddisfacente”, presenterebbe anche tracce di plastificanti.

- Primadonna, venduto da Lidl, ottiene un giudizio “inadeguato” per la presenza di componenti di oli minerali.

- Valutazione negativa anche per altre due bottiglie commercializzate nel mercato tedesco (Rewe e Edeka), di produzione però italiana, riconducibile a Terra di Bari Castel del Monte.

Secondo la rivista, tre degli oli di oliva testati sono sensorialmente tutt'altro che soddisfacenti, e uno viene descritto con un sapore "rancido". Per Öko-Test non dovrebbe essere pubblicizzato come "extravergine". Due di questi tre oli sono catalogati comi “prodotti biologici”. È stato analizzato anche l'olio Bertolli, da tempo acquisito dalla multinazionale spagnola Deoleo, che pure sarebbe uscito male dal test, ma i cui risultati sono stati resi noti in un articolo a parte, dato che il fornitore ha bloccato la pubblicazione sul numero cartaceo della rivista. Anche in questo caso i livelli di oli minerali trovati erano “molto aumentati”.

Le repliche dei produttori

In seguito ai risultati del test, le marche hanno deciso di inviare repliche, per fornire maggiori dettagli. Un rappresentante di Filippo Berio in una nota spiega che il loro olio è “un prodotto sicuro e che rispetta pienamente le norme e le regolamentazioni dell’Ue”. La ditta ha inoltre precisato che il prodotto testato (Filippo Berio Olivenöl Classico 500ml), è commercializzato in Germania ma non è presente nel mercato italiano. A proposito degli idrocarburi, Berio evidenzia inoltre nella replica che “attualmente non esiste una normativa comunitaria che disciplini i limiti di Mosh/Moah negli oli e nei grassi vegetali e il metodo analitico comunemente usato per quantificare le contaminazioni inferiori a 10 mg/kg è altamente inaffidabile”.  Il marchio evidenzia anche che “tale test (basato sulla tecnica LC-GC/FID) non è selettivo e quindi non può distinguere tra Moah “cattivo” e quelli innocui (la cui origine non è ancora stata ben identificata, non è da escludere che possano essere naturalmente presenti in molte cultivar di olio d’oliva)”. 

Anche Farchioni ha risposto in merito ai risultati, specificando che le referenze testate non sono le stesse vedute in Italia. Il marchio contesta inoltre i criteri con cui è stata condotta l’analisi, mettendo in discussione anche l’imparzialità della rivista tedesca. Le tracce di idrocarburi Mosh oscillano tra i 2 e i 4 mg/kg. Non esistendo limiti di legge, è possibile adottare come riferimento le linee guide della BLL, che è la principale associazione dell’industria alimentare tedesca. Queste prevedono “livelli di riferimento” per i Mosh compresi tra 9 e 13 mg/kg, rispettivamente per gli oli commestibili, esclusi quelli di origine tropicale, e per i prodotti del cacao. I valori rilevati da Oko-Test per l'olio Farchioni rientrerebbero dunque in un gamma che la BLL definisce “tranquillizzanti”. Per l'olio Primadonna nel 2015 la Lidl era già stata condannata ad una multa di 550 mila euro, dopo un test effettuato dalla rivista Il Salvagente. A seguito delle analisi, le autorità avevano appurato che, pur essendo venduto come un olio extra vergine, la bottiglia conteneva invece olio vergine d'oliva.

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