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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lo studio

Come il cibo consumato in gravidanza influenza il cervello dei bambini

Uno studio francese approfondisce la relazione tra la alimentazione della madre incinta e aspetti neurologici dei piccoli fino a tre anni e mezzo. Dannosi salumi e cibi pronti

Non bisogna attendere il momento dell'allattamento o dello svezzamento per prendersi cura del proprio bambino. Già durante la gravidanza le future madri possono migliorare la qualità della salute del nuovo arrivato, e addirittura della loro intelligenza, facendo attenzione alla propria alimentazione. È noto che una grave malnutrizione materna o la carenza di alcuni nutrienti, come il ferro o lo iodio, è associata a un minore sviluppo cognitivo nei bambini. Allo stesso modo, una recente ricerca ha approfondito come per le donne incinta adottare una dieta di buona qualità abbia un effetto favorevole sullo sviluppo dei neonati.

Un'équipe guidata dalla dottoressa Blandine de Lauzon-Guillain, direttrice di ricerca presso l'Istituto Nazionale Francese per la Salute e la Ricerca Medica (Inserm), ha verificato il legame tra la qualità nutrizionale della madre durante la gravidanza e lo sviluppo cognitivo del bambino. Il rapporto è stato effettuato nell'ambito dello Studio longitudinale francese dall'infanzia (Étude Longitudinale Française depuis l'Enfance - Elfe), il primo studio transalpino su scala nazionale dedicato al follow-up di 18mila bambini nati nel 2011, seguendoli dalla nascita all'età adulta. In questo lavoro il team di ricerca ha raccolto informazioni su ciò che le madri hanno mangiato negli ultimi tre mesi di gravidanza. In seguito ha analizzato lo sviluppo neurologico del bambino, valutandolo tramite un questionario.

In seguito sono state realizzate vere e proprie interviste faccia a faccia a partire dai 3 anni e mezzo di età. Dal lato delle madri invece i ricercatori hanno verificato che i consumi delle donne incinte fossero adeguati rispetto raccomandazioni relative all'assunzione di nutrienti. Dalle analisi sono emersi cinque profili alimentari. Il primo è quello "occidentale", con un consumo superiore alla media di patatine, pizza, carne rossa, salumi e dolci), seguito dal profilo "equilibrato", caratterizzato da un buon consumo di frutta, verdura, pane integrale, legumi e yogurt.

Altro schema alimentare è quello "pane e creme", dove il pane è di solito accompagnato da burro, cioccolato, formaggio e altri elementi spalmabili. Il quarto profilo è quello degli "alimenti trasformati", caratterizzato dal consumo di numerosi prodotti molto lavorati e pasti pronti. Infine si è distinta la tipologia ribattezzata "colazione", con un elevato consumo di latte, cereali e altri prodotti tipici del primo pasto della giornata.

L'analisi ha approfondito, oltre al cibo, aspetti socioeconomici e pedagogici. "Sono state prese in considerazione anche le caratteristiche socioeconomiche e di salute delle madri e le loro interazioni con i figli", ha spiegato Blandine de Lauzon-Guillain, autrice principale dello studio pubblicato in agosto sull'American Journal of Clinical Nutrition. Nelle sue conclusioni lo studio ha stabilito che "migliore è la qualità dell'alimentazione durante la gravidanza, migliori sono i punteggi del neurosviluppo a uno, due e tre anni e mezzo di età".

La ricercatrice ha aggiunto: "Più frutta e verdura e pesce mangiano le donne in gravidanza, migliori sono i punteggi di sviluppo del bambino fino all'età di tre anni e mezzo". Agli antipodi invece il profilo nutrizionale "cibo processato", da cui è emerso un consumo eccessivo di salumi, cioè che superano i 150 grammi a settimana secondo le raccomandazioni dei medici. In tal caso è associato uno sviluppo cognitivo peggiore.

Lo studio ha evidenziato inoltre come l'impatto negativo sia più marcato a 1 anno che a 3 anni, ma i ricercatori non sono riusciti a individuare una spiegazione. "Possiamo pensare che più passa il tempo, più altri fattori influenzano il neurosviluppo dei bambini", ha osservato Marie-Aline Charles, direttrice della ricerca dell'Inserm. Gli effetti determinati dalla fase della gravidanza non sono preoccupanti se presi singolarmente, ma se uniti ad un basso livello di istruzione della madre, che influisce molto di più, allora può generare effetti più seri e sul lungo termine, hanno spiegato i responsabili delle ricerca.

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