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Venerdì, 19 Aprile 2024
Rischi per la salute

"Residui elevati di pesticidi dove i giocano i bambini. Misure dell'Alto-Adige inadeguate"

Uno studio internazionale rileva inquinamento derivante da colture intensive di mele e vino negli spazi pubblici. Precuazioni più severe di quelle suggerite dall'Ue, ma non basta

Bambini a rischio nell'Alto-Adige a causa dei pesticidi. Le sostanze sintetiche sono state rilevate nei parchi giochi e nei cortili delle scuole nella provincia autonoma di Bolzano. Lo rileva uno studio condotto in collaborazione tra gli esperti di Health and Environment Alliance (HEAL), Pesticide Action Network (PAN) Europe, PAN Germany e l'Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU).

La ricerca, realizzata in una delle principali regioni agricole in Europa per la produzione di mele e vino, ha esaminato i dati ufficiali di 306 campioni di erba raccolti da 88 siti pubblici non agricoli, come parchi giochi per bambini, mercati e cortili di scuole in un lasso di tempo che va dal 2014 al 2020. Gli esperti hanno concluso che le misure locali esistenti nella zona non sono abbastanza efficaci per prevenire l'esposizione ai pesticidi negli spazi pubblici.

Tra le precauzioni adottate figurano cartelli di avvertimento e restrizioni sull'orario, come pure la distanza in cui i pesticidi possono essere spruzzati. Nel 2020 è stato possibile rilevare residui di almeno un pesticida nel 73% dei siti campionati e residui multipli nel 27% dei siti, si legge nel comunicato diffuso dalle organizzazioni coinvolte nel progetto. “Il fluazinam, un fungicida che si sospetta possa causare danni al feto e che è stato collegato al cancro in studi sugli animali, è stato rilevato nel 74% dei siti contaminati” risulta dalle conclusioni.

Inoltre sono stati rilevati di frequente altri pesticidi dannosi come il fungicida captan (60%) e l'insetticida fosmet (49%). Nonostante le battaglie di questi anni per ridurre l'uso di prodotti chimici potenzialmente dannosi per la salute umana, i residui risultano aumentati in questi anni. Si è passati dal 21% del 2014 all'88% del 2020. Riguardo la percentuale di residui potenzialmente dannosi per alcuni organi si è passati dallo 0% del 2014 al 21%. Un peggioramento netto.

Nel periodo di studio è rimasta invece costante (ed elevata) la percentuale di sostanze potenzialmente in grado di influenzare il sistema endocrino (89%) o di provocare il cancro nell'uomo (45%). I ricercatori fanno notare che “se queste concentrazioni di residui di pesticidi venissero riscontrate negli alimenti coltivati localmente, sarebbero di parecchie volte superiori a quelle considerate sicure per il consumo nell'Ue”. Durante tutto il periodo di analisi è rimasta elevata anche la percentuale di residui di pesticidi con tossicità acuta per le api da miele.

Già uno studio precedente aveva mostrato come i residui di pesticidi siano stati rilevati a distanze che vanno dai cinque ai 600 metri dai siti agricoli in cui sono stati originariamente utilizzati. "Con i dati disponibili non siamo stati in grado di dimostrare che le misure di mitigazione applicate dalle autorità locali riducono efficacemente la contaminazione da pesticidi delle aree non bersaglio” ha commentato la dottoressa Caroline Linhart, consulente di ricerca in ecologia ed epidemiologia ambientale e autrice principale dello studio.

“Un monitoraggio coerente è essenziale per garantire l'efficacia delle misure di mitigazione e la riduzione dei rischi potenziali per l'uomo e l'ambiente derivanti dai pesticidi pericolosi" ha sottolineato la ricercatrice. Nell'Unione Europea, la valutazione del rischio dei pesticidi utilizza modelli di previsione per stimare la loro distribuzione nell'ambiente, ma secondo una parte degli scienziati, questi modelli non tengono conto dei dati reali.

I risultati arrivano subito dopo la pubblicazione da parte della Commissione Europea della proposta di nuovo regolamento sull'uso sostenibile dei pesticidi (SUR), che fissa obiettivi di riduzione giuridicamente vincolanti per dimezzarne l'uso in tutti gli Stati membri dell'Ue entro il 2030, in particolare di quelli noti per essere pericolosi per la salute. La proposta mira anche a vietare l'uso di queste sostanze in tutte le aree "sensibili" utilizzate dal pubblico o di importanza ecologica nel raggio di tre metri.

C'è da notare che molte di queste misure proposte a livello europeo sono meno severe di quelle già messe in atto dal governo di Bolzano-Alto Adige, dove i pesticidi con proprietà pericolose non possono essere utilizzati nelle aree utilizzate dal pubblico e dai bambini, né a una distanza di 30 metri da essi. Ciò nonostante i residui rilevati sono consistenti. Il nucleo del problema risulta l'uso massiccio di queste sostanze nelle colture intensive di mele e vino, così come riscontrato anche in altre aree agricole europee, prima ancora che la debolezza delle precauzioni adottate dalle autorità locali. La dottoressa Angeliki Lyssimachou, co-autrice dello studio ed esperta di Heal, ha suggerito una riduzione più drastica di tutti i pesticidi e un significativo ampliamento delle zone di rispetto ad almeno 50 metri per proteggere la salute umana.

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