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Venerdì, 29 Marzo 2024
Salute

"Nei contenitori di McDonald's e Domino's i Pfas", l'inquinante 'eterno' (e pericoloso per la salute) che l'Italia vuole bandire

Uno studio ha rivelato al presenza di questo composto chimico che rende gli imballaggi impermeabili, in gran parte dei prodotti analizzati. Il ministro della Transizione ecologica Cingolani: "Questa roba va bandita e basta"

Il Pfas è un acronimo probabilmente poco conosciuto dai consumatori italiani e di tutto il mondo, eppure questo composto chimico altamente inquinante e pericoloso per la salute, si troverebbe in gran parte degli imballaggi per il cibo delle grandi catene di fast food europee e non solo. Lo denuncia uno studio messo a punto da nove organizzazioni non governative tra cui l'europea Alliance for Health and the Environment, il Bund tedesco, il British ClientEarth e la French Générations futures, dopo un'analisi condotta in sei paesi europei: Germania, Danimarca, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito e Repubblica Ceca. Le Ong hanno analizzato imballaggi alimentari e stoviglie usa e getta in carta, cartone e fibre vegetali stampate. Sacchetti per panini o pasticcini, coni di patatine fritte, scatole per hamburger, pizze o kebab, piatti, scodelle, tovaglioli, e altro. In totale, sono stati raccolti 99 campioni tra maggio e dicembre 2020. Le Ong hanno preso di mira in particolare le grandi catene come McDonald's, Domino's Pizza o Dunkin. Le analisi hanno mostrato che nel 76 per cento dei casi il composto chimico era presente e anche in livelli superiori alla norma.

Ma perché si usano questi composti chimici? I Pfas rendono le superfici impermeabili ad acqua e grassi, sono resistenti al calore e a molti agenti chimici e hanno proprietà tensioattive, dunque sono usati per produrre carta da forno, padelle antiaderenti, indumenti pensati per stare all’aperto quando piove e schiume antincendio, oltre a cosmetici e farmaci. Ma gli studiosi hanno li hanno definiti "sostanze chimiche perenni" perché sono di natura estremamente persistente, difficilmente si decompongono e contaminano l'acqua potabile, il suolo o l'aria. Essendo molto utilizzati appunto negli imballaggi monouso per il cibo questo significa che vengono gettati via immediatamente dopo essere stati utilizzati, creando grandi quantità di rifiuti contenenti sostanze chimiche tossiche che rischiano di inquinare soprattutto l'acqua potabile e di rimanere e accumularsi nell'ambiente e nella catena alimentare.

Proprio ieri, in un'audizione in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali, ha parlato dei Pfas il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. E l'esponente del governo guidato da Mario Draghi è stato chiaro: su queste sostanze la "soluzione non potrà che essere che ad un certo punto che i grandi produttori a livello continentale si mettano d'accordo che questa roba si vieta e basta. Parliamoci chiaro: è un problema di costo della manifattura e identificazione del sostituto. Ci sono ovviamente interessi grossi dal punto di vista industriale. Però questa roba si deve eliminare alla radice, come già successo con altri composti pericolosi". Per Cingolani "al momento quello che si può fare è un'opera di prevenzione, sapendo che in alcune linee di produzione si utilizzano. L'analisi della manifattura già è importante, perché in larga misura tu sai che per certe manifatture questi composti te li devi aspettare".

Le Ong che hanno condotto lo studio ricordano che studi scientifici hanno associato l'esposizione a una serie di Pfas (ne esistono circa 4.500) a gravi effetti negativi sulla salute, incluso il cancro, e impatti sui sistemi immunitario, riproduttivo e ormonale, nonché con una risposta ridotta alle vaccinazioni. “È giunto il momento che l'Unione Europea agisca e bandisca immediatamente e definitivamente l'intera classe di PFAS negli imballaggi alimentari, per proteggere in primo luogo i consumatori”, ha chiesto Jitka Strakova, autrice principale dello studio.

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