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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'esperto

Vini naturali: semplice moda o scelta sostenibile e salutare?

Nelle enoteche sono sempre più richiesti, ma il New York Times ha messo in dubbio le loro qualità. Un esperto ci spiega perché provarli, tra origini, curiosità e consigli utili

Vengono proposti sempre più spesso nella carta dei vini delle enoteche e sono diventati la bandiera di un modo diverso di pensare e produrre il vino, più sostenibile e meno aggressivo anche per la nostra salute. Si tratta dei vini naturali. Pochi giorni fa sul New York Times è apparso un articolo che li riguarda e che mette in dubbio i reali effetti positivi sull'ambiente e il minor impatto sull'organismo che molti consumatori notano rispetto a quando bevono vini convenzionali. AgriFood Today ha intervistato Fabrizio Bucella, esperto in enologia e professore di fisica e matematica all'Université Libre de Bruxelles, per capire meglio insieme le questioni riguardanti questa tipologia di vini e permettere di orientarsi con maggiore consapevolezza.

Innanzitutto cosa si intende per vini naturali?
Sono sempre il frutto di agricoltura biologica o biodinamica, inoltre limitano al minimo gli interventi possibili, sia a livello chimico che tecnologico, sia in vigna che in cantina. Direi che si caratterizzano in base al criterio del “senza”: senza pesticidi né prodotti fitosanitari, senza zuccheri aggiunti, senza filtrazioni né pastorizzazioni. Ci sono invece più discussioni per quanto riguarda i solfiti, dato che vengono prodotti anche in maniera naturale dal processo di fermentazione. Alcuni tollerano la loro aggiunta nella misura di circa dieci milligrammi per litro, mentre altri non li ammettono affatto.

Si arriverà ad una regolamentazione anche per questa tipologia di vini?
In Francia c'è già una lotta in corso per ottenerla. Nel frattempo è stata creata un'apposita etichetta nota come 'Vins Méthode Nature (Vino con Metodo Naturale)', attribuita su base privata, ma prima o poi si arriverà ad un riconoscimento ufficiale. La vera svolta sarà però a livello europeo. Finora i vini sono stati esentati dallo specificare gli ingredienti, ma con la proposta di nuove norme sulle etichette tutti i produttori saranno obbligati alla trasparenza. Questo potrebbe essere un vantaggio per i vini naturali, perché i consumatori noterebbero immediatamente la differenza di componenti rispetto alle bottiglie convenzionali.

Un medico citato dal New York Times afferma che, a prescindere dalla modalità di produzione, “tutti i vini possono contenere solo quantità infinitesimali di pesticidi”. Lo ritiene corretto ?
Trovo che il NYC si muova da un partito preso: in fondo non c'è differenza tra vini naturali e convenzionali. Direi piuttosto che le verifiche al momento non sono complete, visto che non esiste letteratura sui vini naturali. Per quanto riguarda i pesticidi, invece, spesso non si tiene conto del cosiddetto “effetto cocktail”, cioè degli effetti sulla salute che vari elementi possono produrre agendo insieme, ad esempio come mix di pesticidi, fitosanitari, solfiti aggiunti e zuccheri. Se guardiamo alle allergie, esplose da una ventina d'anni, sappiamo che i solfiti le provocano, sia a livello dermatologico che respiratorio ed è questa la ragione per cui i produttori sono obbligati ad indicarli sulle etichette. Un vino privo di solfiti aggiunti, come quasi sempre è quello naturale, riduce quindi l'esposizione a questi allergeni. Basandomi sulla mia esperienza, posso dire inoltre che conosco molte persone che si ritrovano con macchie sul volto, orecchie arrossate e il naso otturato dai muchi quando bevono vini convenzionali. Lo stesso non si verifica quando sorseggiano quelli naturali.

Quali sono le differenze riguardo al tasso alcolico?
In linea di massima i vini naturali hanno tassi alcolici più bassi, oscillando tra i 12 e i 13,5 gradi mentre molte bottiglie convenzionali si aggirano sui 14. Questo dipende dalla procedura di coltivazione e vinificazione. Nel metodo naturale si accetta di raccogliere le uve anche se non sono arrivate a completa maturazione. Inoltre l'estrazione dei tannini è più debole e la macerazione avviene in modo analogo ai vini "giovani", come il novello o il beaujolais. Infine non vengono aggiunti zuccheri. Questi sono tutti fattori che riducono il tasso alcolico. In base alla mia esperienza personale posso dire che col vino naturale soffro meno o affatto quelle che sono le conseguenze tipiche di quando beviamo più di un bicchier di vino: mal di testa, senso di disidratazione, acidità all'intestino. Diciamo che “l'ubriacatura è più dolce” coi vini naturali perché vengono assimilati meglio dall'organismo rispetto a quelli convenzionali. Non vi sono certezze, ma le persone possono facilmente verificare le loro reazioni personali provandolo, sempre senza esagerare.

Quali sono le caratteristiche sul piano produttivo ?
Oltre all'assenza di prodotti chimici, trattandosi di solito di piccole produzioni, la vigna viene trattata in maniera più precisa, più attenta al materiale vegetale e "pilotata" meglio rispetto alle colture convenzionali, spesso insediate su centinaia di ettari. Questi elementi si trasferiscono in un prodotto finale più curato.

In termini di gusto in cosa si differenziano i vini naturali?
Li trovo più vibranti, perché offrono una tensione tra i vari sapori che non ritrovavo più nei vini convenzionali, diventati spesso troppo piatti. Si possono percepire aromi diversi, come l'acidità o anche un senso di amaro, e non sono pesanti. Non apprezzo invece le cosiddette “deviazioni” del gusto, ad esempio quando si sente troppo il sapore della fattoria, con rimandi olfattivi alla terra o ai cavalli.

Quella dei vini naturali è solo una moda ? Come bisogna approcciarsi per capirli?
Preciso che non nascono da un'esigenza dei consumatori, ma da un movimento di agricoltori che si oppone alla viticultura moderna, che si è arresa alle sirene della produttività dalla fine degli anni '60. Molti hanno ritenuto si fosse andati troppo lontano con tutto quello che viene aggiunto sia sulle piante che in bottiglia. Nascono anche da esigenze di salute dei viticoltori, che sono stati i primi ad ammalarsi a forza di stare a contatto con pesticidi e altri prodotti chimici.

Lei è belga ma di origini italiane. Cosa offre il territorio dello Stivale per questa tipologia di produzione?
Storicamente ha preso piede nei territori del Nord Italia, come il Friuli, il Piemonte o le Cinque Terre, ma trovo che abbia offerto una nuova vita soprattutto alle vigne Sud Italia. Ad esempio ho riscoperto dei vini della Sicilia proprio grazie alla loro versione “naturale” o biodinamica, trovandoli magnifici.

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