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Venerdì, 29 Marzo 2024
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“I nostri meloni più dolci grazie a droni, sensori e tracciabilità”

Nel mantovano l'azienda Nadalini sfrutta le innovazioni dell'agricoltura 4.0 per ridurre al minimo i prodotti fitosanitari e individuare i frutti più gustosi

Per ottenere meloni più dolci e privi di prodotti chimici, l'azienda Nadalini sfrutta le tecnologie dell'agricoltura 4.0. inclusi droni, sensori e raggi simili agli infrarossi. Pioniera delle aziende votate al digitale, questa impresa agricola nel mantovano si è specializzata nella coltivazione di meloni, angurie e zucche. La Nadalini si distingue per la ricerca di nuove varietà che possano garantire un’integrazione con il territorio di produzione, rispettando le caratteristiche dei terreni e in un corretto equilibrio tra ambiente e coltivazione.

Sin dagli anni '50 il capostipite Bruno radica l’attività agricola nel fondo “Beccaguda” a Santa Croce di Sermide, in provincia di Mantova. Dopo essersi specializzata nella coltivazione di meloni dalla fine degli anni '70, dal 2007 in azienda è subentrata Francesca Nadalini, che ha allargato ulteriormente la produzione ad altre qualità tipiche del mantovano, come le angurie Crimson, note per le elevate qualità organolettiche, e le zucche Delica, di origine giapponese, ma che si sono insediate bene nei terreni argillosi della zona.

Sono numerose le aziende agricole che lavorano con strumenti di tracciabilità, per garantire l'effettiva provenienza di un prodotto da un territorio, per monitorare la presenza o meno di elementi inquinanti, nonché per garantire i processi di trasformazione. Nel caso della Nadalini questi sistemi aiutano ad assicurare alti livelli di “grado brix”, l’unità di misura che rileva la dolcezza di un buon melone. “La tracciabilità è stato uno strumento utilizzato all'interno dell'azienda per seguire tutto il percorso del prodotto”, dice Francesca, spiegando: “In azienda abbiamo inserito una macchina che rileva in automatico il grado zuccherino tramite un raggio simile agli infrarossi che è in grado, con la rifrazione della luce, di avere una risposta automatica e tracciata, quindi verificabile, sul singolo melone. In soldoni, questa macchina ci permette  di fare una cernita dei meloni più buoni”.

Tutto parte, in ogni caso, dai campi. L'obiettivo centrale è la genuinità del prodotto, sia in termini di trattamenti fitosanitari, quindi con zero residui massimi rilevati sulla buccia e nella polpa, sia dal punto di vista dell'igiene e della salubrità degli ambienti di coltivazione e confezionamento. A questo fine l'azienda pratica la lotta integrata tra insetti. Sono quindi alcune tipologie di insetti utili a combattere e sconfiggere i loro omologhi “cattivi”, che rovinano le piante. Questa metodologia aiuta a rispettare sia l'ambiente che la salute dell'uomo, limitando l'impiego di prodotti di sintesi. Per migliorare questo ricorso limitato e specifico a prodotti chimici sono venuti in soccorso i droni. Francesca racconta: “Appena ne abbiamo avuto la possibilità abbiamo introdotto i droni, che sono stati utilissimi per le ricognizioni. Grazie a loro siamo riusciti ad individuare la mappatura di tutte le erbe infestanti, e quindi a realizzare un trattamento mirato, con riduzione di sprechi e l'utilizzo di procedure che evitano di spruzzare prodotti fitosanitari su tutto il campo. Il loro apporto ci ha garantito anche un'ottimizzazione del lavoro”.

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Altro passaggio cruciale, specie in un periodo di cambiamenti climatici, riguarda il controllo delle temperature. “Abbiamo adottato una rilevazione delle temperature di tutti gli impianti, ad esempio delle serre, per valutare l'idoneità di un telo ad essere utilizzato o meno in una certa stagione” evidenzia Francesca, che aggiunge “Stesso vantaggio lo abbiamo rilevato per la pacciamatura, cioè la copertura del terreno durante la fase estiva. Inoltre abbiamo utilizzato molto i sensori, che ci permettono un'ulteriore rilevazione per identificare le necessità idriche, in particolare dell'anguria”.

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