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Venerdì, 29 Marzo 2024
Sviluppo

"Quel latte europeo all'olio di palma che affama l'Africa"

L'accusa dei produttori africani a Bruxelles. “Tutte fake news”, risponde la Commissione Ue. Ma i dati ufficiali raccontano di un continente nero invaso dalle eccedenze di “oro bianco” 

Gli Stati europei vengono spesso accusati di non voler fare i conti con la propria storia, con le responsabilità del colonialismo e con il saccheggio di risorse ai danni popoli africani. Ma le ingiustizie denunciate dagli allevatori africani in una dichiarazione congiunta firmata a Bruxelles lo scorso 10 aprile riguardano l’oggi, e chiamano direttamente in causa aziende e istituzioni Ue. I rappresentanti di “50 milioni di allevatori di bestiame, le loro famiglie e le loro comunità”, provenienti dall’Africa occidentale e dal Chad, accusano le aziende europee, senza mezzi termini, di “concorrenza sleale”. 

“Esportano in Africa massicce quantità di un sostituto del latte intero in polvere”, scrivono le associazioni di produttori, riferendosi a “una miscela di latte scremato e rabboccato con oli vegetali, principalmente olio di palma”. Il prodotto finale sarebbe “in media, il 30% più economico”, rispetto al derivato dalla lavorazione classica. Una competizione insostenibile per le aziende africane, che si trovano a dover affrontare anche “cambiamenti climatici, povertà, crescente insicurezza e scarso accesso ai servizi e alle infrastrutture essenziali”. 

Il mercato del latte tagliato con oli vegetali viene definito come “la conseguenza più dannosa di una politica europea fallita”. “Una politica - accusano gli allevatori africani - che spinge a produrre sempre di più al prezzo più basso possibile, portando a crisi dei prezzi e costringendo quindi i produttori europei di latte a vendere il loro prodotto a prezzi che non consentono loro di vivere con dignità”. Parole che suoneranno tragicamente familiari ai pastori sardi, la cui pazienza, mesi fa, giunse a un limite

“È una fake news, è disinformazione e penso che alcune persone siano a favore di una politica da fame”, è stata la risposta piccata del commissario europeo per l’Agricoltura, l’irlandese Phil Hogan. Per smentire quelle che lui chiama “alcune Ong africane”, il commissario spiega:“Abbiamo esportato 1,15 miliardi di tonnellate di latte scremato in polvere in Africa nell'ultimo anno, ma solo 90.000 [tonnellate] sono finite nell’Africa occidentale”. 

Ribaltando l’accusa di disinformazione e fake news, il giornale Politico ha fatto le pulci alle dichiarazioni del commissario. Il quotidiano di Bruxelles riporta che: “Le esportazioni totali dell'Ue di latte scremato in polvere verso il mondo hanno raggiunto 821.757 tonnellate nel 2018, con 277.565 tonnellate in tutta l’Africa, di cui 46.057 nei Paesi dell'Africa occidentale”. “Ciò significa - concludono i giornalisti Simon Marks e Emmet Livingstone - che circa un sesto delle esportazioni dell'Ue verso il continente è andato all'Africa occidentale, rispetto alla frazione minuscola descritta da Hogan”.

Gonfiare le cifre per minimizzare l’importanza delle esportazioni di “oro bianco” nell’Africa occidentale è stato un passo falso subito corretto dai portavoce della Commissione, che il giorno dopo le dichiarazioni di Hogan hanno parlato di un “piccolo malinteso” all’origine dei numeri in libertà.

Al netto del latte in polvere deprezzato, l’eccedenza di latte europeo potrebbe continuare a creare problemi sia nell’Ue che nei Paesi terzi. Con la fine del regime delle “quote latte”, accantonato dal 2015 per tornare al libero mercato, i produttori europei han dovuto tirare fuori dal cilindro nuove idee per piazzare quei quantitativi di latte la cui produzione non infrange più alcuna regola comunitaria.

Nella lunga serie di proposte avanzate dall’European Milk Board e dalle associazioni di produttori si trova non solo la “revisione dei trattati commerciali tra Europa e Africa occidentale”, ma anche il riconoscimento ai produttori europei “di prezzi che coprano i loro costi di produzione”. Un problema nostrano individuato ormai anche nella sponda Sud del Mediterraneo, ma al quale la politica nazionale e comunitaria non riesce a trovare una soluzione.

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