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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Orso “condannato” dal leghista Fugatti. Ecologisti: “Lo denunciamo per violazione Direttiva Ue”

Associazione in difesa dei diritti degli animali annuncia azioni legali nei confronti del presidente della provincia di Trento, colpevole di aver dato “l’ordine di sparare a vista” l’orso bruno ritenuto pericoloso

È stato ribattezzato M49 l’esemplare di orso bruno sul quale pende un’ordinanza di cattura e "captivazione o abbattimento” firmata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. La decisione del politico leghista arriva in seguito ai ripetuti attacchi da parte di M49 a capi d’allevamento e “tre tentativi di intrusione in locali produttivi o privati”, si legge nell’ordinanza. Il “mandato” di cattura o abbattimento ha però fatto andare su tutte le furie gli animalisti dell’Alleanza popolare ecologista (Ape), che ora minacciano azioni legali nei confronti del presidente della provincia trentina. 

“Stiamo valutando con i nostri legali - rende noto Rinaldo Sidoli, presidente dell’Ape - se ci sono le condizioni per denunciare il presidente Maurizio Fugatti per il grave attentato a un patrimonio indisponibile dello Stato”. “L'idea è di depositare una denuncia alla Commissione europea nei confronti dell’Italia”, sostiene l’animalista, che poi sottolinea: “L'ordine di sparare a vista all'orso M49 è una palese violazione della direttiva Habitat 92/43/CEE”. 

“L'orso bruno è una specie di interesse comunitario che richiede una protezione rigorosa, come previsto dall'Allegato IV”, accusa Sidoli.

Il 14 luglio scorso, l’orso era stato catturato, per poi essere trasportato nel centro faunistico del Casteller. Rinchiuso in una gabbia elettrificata a 7.000 volt, M49 è poi riuscito a scappare, “superando ben sette fili elettrificati, i più potenti sul mercato”, riferisce il quotidiano L’Adige.

Secondo l'Ape, la fuga dell’orso bruno "rivela l'incapacità della Provincia autonoma di Trento di gestire la convivenza tra l'uomo e la fauna selvatica”. 

Sidoli ha comunque evidenziato la fiducia degli animalisti nei confronti del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, “che ha diffidato la Provincia affinché non si dia seguito a una sua soppressione”. Con un post su Facebook, il ministro aveva in effetti appoggiato le preoccupazioni del gruppo ecologista.

“La morte dell'animale non rappresenterebbe unicamente animalicidio, ma anche spreco di soldi pubblici”, sottolinea poi l’Ape. “Il ripopolamento dell'orso bruno attraverso il progetto Arctos (2010-2014) - ricordano gli animalisti - è costato ai contribuenti italiani 1 milione e 289 mila euro, mentre ai cittadini europei ben 2 milioni e 695 mila euro”.
 

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