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Sabato, 27 Aprile 2024
La storia

Il successo del vino in India è merito anche dell'Italia

Dietro la svolta nel Paese asiatico ci sono due fratelli sardi

La produzione di vino sta prendendo piede anche in India, uno dei Paesi più popolosi al mondo ma dove fino a poco tempo fa il piacere di un bicchiere di rosso non aveva riscontri né nella tradizione né nei gusti della popolazione. A contribuire a questo recente successo sono dei produttori innovativi, capaci di adottare una serie di approcci adattati alle caratteristiche della zona. Tra questi figurano anche due fratelli italiani, che hanno intrapreso una collaborazione con altre due coppie di fratelli indiani. Il loro successo è stato tale, che anche la Bbc ne ha recentemente parlato.

Per rendere possibile il diffondersi del vino in India è stata necessaria in primo luogo un'inversione della stagione di coltivazione della vite, spostandola ai mesi invernali per evitare le temperature troppo alte tipiche della primavera/estate indiana. Prima ancora, però, è stato necessario eliminare conoscenze erronee e confuse. "Quando abbiamo iniziato, nel 1997, nessuno sapeva cosa fosse il vino", ha ricordato Rajeev Samant, fondatore della Sula Vineyards. L'imprenditore ha ricordato alla televisione britannica come i negozi di liquori in India si chiamassero 'enoteche', per cui la gente pensava che vino significasse liquore.

Oltre a questa confusione semantica, ha influito la lentezza amministrativa nel ritardare l'evoluzione del prodotto. Il signor Samant ha impiegato due anni solo per ottenere la licenza governativa per produrre vino dall'uva. L'India non è tradizionalmente un Paese di bevitori di vino, ha sottolineato l'imprenditore nell'intervista, anche a causa di un precedente periodo di proibizionismo e di prezzi più alti rispetto ad alcolici come il whisky e il brandy prodotti nel Paese.

L'ostacolo principale rimane comunque il clima, in particolare nelle zone tropicali, dove sin dal mese di marzo e fino a maggio la temperatura può facilmente superare i 40°C. Per risolvere il problema, i viticoltori hanno invertito le tempistiche tipiche delle aree Nord-Occidentali, coltivando le uve durante l'inverno e raccogliendole alla fine della stagione "fredda". A completare il processo, il ricorso a tecnologie avanzate, come l'acciaio refrigerato. Un impianto costoso, ma indispensabile per vini prodotti in aree tropicali. Oggi la Sula conta mille dipendenti e un fatturato annuo di quasi 5 miliardi di rupie (circa 63 milioni di euro).

Attualmente in India ci sono circa 110 aziende vinicole che producono vino, inclusi quelli a base di frutta diversa dall'uva. Ad esempio, molti sfruttano per le loro produzioni il kiwi, che ben si adatta alle temperature tipiche dell'area. Il governo indiano è intenzionato a sostenere lo sviluppo di questo proficuo settore. La strategia include ad esempio l'applicazione di una tariffa elevata sul vino importato, incoraggiando però le aziende straniere ad investire nel Paese per trasferire oltre al denaro il loro prezioso know-how.

Ad essere attratti da questa prospettiva figurano anche due fratelli italiani, Alessio e Andrea Secci, che dal 2006 hanno intrapreso una collaborazione con Arjun e Ranjit Mohite Patil dal Maharashtra e i con i Kapil e Gaurav Sekhri da Delhi. Insieme, le tre coppie di fratelli hanno creato un'azienda che rappresenta oggi il terzo produttore di vino dell'India. La collaborazione internazionale è stata battezzata "Fratelli Wines" per celebrare l'intreccio tra conseguinei. Il team cerca di soddisfare tendenze tipiche del subcontinente, meno legato alle tradizioni tipiche di Paesi come l'Italia e la Francia, dall'antico legame con il mondo del vino.

Questa libertà ha consentito ad esempio di testare il confezionamento in lattine, impensabile nello Stivale, dove il vetro resiste come simbolo di qualità e conservazione ottimale del prodotto. "Le aziende vinicole indiane non si attengono a regole e tradizioni così rigidamente come fanno i Paesi vinicoli più antichi. L'India segue invece lo stile enologico del Nuovo Mondo, che è più sperimentale e orientato alla tecnologia", ha affermato Jayanth Bharathi di Fratelli Wines. Questa soluzione punta ai bevitori più giovani per rendere i vini "accessibili e disinvolti" e facilitare i brindisi là dov'erano impensabili fino a poco tempo fa.

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