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Sabato, 27 Aprile 2024
Efsa

"Rischio basso di contrarre l'aviaria per gli umani, ma attenzione ai gabbiani"

L'Autorità europea per la sicurezza alimentare precisa che i recenti contagi hanno colpito persone esposte a pollame malato. Il virus però è in evoluzione e colpisce sempre più i mammiferi

Il rischio per gli umani di contrarre l'influenza aviaria "rimane basso". È quanto affermano nell'ultimo rapporto sul tema l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e il laboratorio di riferimento dell'Ue (Eurl). La precisazione arriva a seguito dei recenti casi di infezioni umane segnalati in Paesi esterni al blocco dell'Unione europa.

Come precisato dalle organizzazioni in un comunicato congiunto la maggior parte delle infezioni umane segnalate di recente da paesi extra Ue "erano correlate a persone esposte a pollame malato e morto, che non indossavano dispositivi di protezione individuale, in particolare negli allevamenti da cortile". Secondo l'Ecdc "il rischio per la popolazione in generale in Europa rimane basso, e da basso a moderato per i lavoratori e altre persone a contatto con uccelli e mammiferi morti e potenzialmente infetti". I tre enti raccomandano l'uso di dispositivi di protezione individuale quando si è a contatto con i volatili.

Le persone esposte a volatili o mammiferi infetti devono inoltre essere sottoposte a test e follow-up, in maniera tale da identificare precocemente i casi di potenziale trasmissione. Se a novembre 2022 è stato registrato un picco di focolai avicoli, da quel momento in poi il numero di infezioni registrate si è ridotto. Una mortalità anormale è stata comunque osservata nei gabbiani in Italia, Francia, Belgio e Paesi Bassi. Nella nota diffusa l'Efsa evidenzia che il rischio di infezione nel pollame potrebbe aumentare nei prossimi mesi "con la diffusione dei gabbiani nell'entroterra, che potrebbe sovrapporsi alle aree di produzione del pollame", raccomandando poi di attuare strategie di prevenzione in tali zone.

Lo scorso anno è stato il peggiore come diffusione della malattia nel continente europeo, con focolai quasi non stop, registrati anche durante la stagione estiva, quando di norma negli anni precedenti non venivano registrati casi. L'Unione europea sta valutando la possibilità di autorizzare il ricorso alla vaccinazione, ma si attendono ancora risultati scientifici in merito. Oltre agli ingenti danni economici, che hanno messo in ginocchio allevatori e determinato carenze di uova, negli ultimi mesi alcuni scienziati avevano messo in guardia sulle capacità evolutive del virus.

"Si teme che abbia un potenziale pandemico", aveva affermato Wendy Blay Puryear, virologa molecolare presso la Tufts University nel Massachusetts (Usa) in un'intervista al quotidiano The Guardian. L'esperta aveva poi sottolineato come la malattia dei volatili fosse in cima alla lista delle preoccupazioni degli scienziati fino a che il Covid non è entrato sulla scena pubblica, attirando su di sé tutte le attenzioni. Il comunicato dell'Efsa sembra porre un argine alle preoccupazioni di trasmissione agli umani, ma le mutazioni sono rapide e talvolta impreviste.

Il virus, inizialmente limitato ai volatili, inizia a colpire sempre più i mammiferi, come ammettono anche le tre organizzazioni. "Mutazioni associate all'adattamento genetico ai mammiferi sono state rilevate in alcuni dei virus in circolazione sia nei mammiferi che negli uccelli", ha sottolineato l'Efsa, precisando che si sono verificati di recente eventi di mortalità di massa in mammiferi come i leoni marini. Questi dati suggeriscono una potenziale trasmissione del virus direttamente tra i mammiferi, senza che vi sia un contatto diretto coi volatili infetti. In questo contesto, gli scienziati raccomandano di estendere e rafforzare la sorveglianza sia tra i mammiferi selvatici che tra quelli di allevamento, con un focus specifico sui visoni americani ed i suini che si trovino in zone colpite da focolai negli allevamenti avicoli.

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