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Martedì, 30 Aprile 2024
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Latte e yogurt vegani sono salvi: cade l'emendamento alla Pac che chiedeva restrizioni al marketing

L'annuncio di ProVecg International, che aveva lanciato una petizione sostenuta da ecologisti come Greta Thunberg e multinazionali come Nestlé. Bocciata la proposta di alcuni eurodeputati di vietare, tra le altre cose, l'uso di packaging, termini e immagini pubblicitarie che richiamavano ai tradizionali prodotti lattiero-caseari di origine animale

I latticini vegani sono salvi. Almeno stando a quanto rendono noto le organizzazioni ambientaliste e vegetariane, secondo cui dal testo della nuova Politica agricola comune, al centro di negoziati serrati a Bruxelles per il via libero definitivo, sarebbe stato cassato il famigerato (per loro) "emendamento 171", quello che avrebbe introdotto restrizioni al marketing (con ricadute commerciali non da poco) dei prodotti a base di alternative al latte animale.

L'emendamento, che in qualche modo mirava a riequilibrare il via libera dato dal Parlamento all'uso di termini come hamburger e salsiccia per i prodotti a base di finta carne, avrebbe comportato una serie di divieti per il comparto sempre più vasto (e di cui fanno parte multinazionali come Nestlé e Alpro) che produce latte, burro o yogurt vegani. Per esempio, non avrebbero potuto utilizzare "formati di confezionamento familiari" per i consumatori come il classico cartone di latte, così come non avrebbero potuto realizzare "rappresentazioni visive di alimenti a base vegetale, se potenzialmente 'evocatori' o 'imitanti' prodotti lattiero-caseari", come "un'immagine di un vortice lattiginoso su una confezione di bevanda di avena", si legge in una nota di ProVeg International, la ong che ha lanciato una petizione contro questo emendamento, raccogliendo il sostegno di big come Greenpeace e Wwf, ma anche dell'attivista svedese Greta Thunberg.

Altro limite era rappresentato dal divieto di inserire sulla confezione o nelle pubblicità "affermazioni basate sulla scienza che confrontano gli alimenti di origine vegetale con i latticini". Per esempio, non si sarebbe potuto scrivere che per produrre un burro vegetale serve "la metà delle emissioni di carbonio" prodotte dal burro animale. Inoltre, non si sarebbero potute utilizzare informazioni essenziali sugli allergeni come "non contiene lattosio" o termini descrittivi utili come "cremoso", "burroso", "usa come panna da cucina" o "alternativa vegana allo yogurt".

L'emendamento 171 era stato proposto dalla commissione Agri del Parlamento europeo, ma è stato cassato nel corso dei negoziati in corso sulla nuova Pac, che dovrebbe ridisegnare il futuro delle politiche Ue per l'agroalimentare in linea con il Green deal (e la sua strategia derivata per il settore, la Farm to fork). Gli ambientalisti, tra cui Greta Thunberg, hanno espresso il loro disappunto per il testo di riforma con cui Commissione, Parlamento e Stati membri sono giunti al tavolo dei negoziati finali. E le lobby ecologiste (tra le cui fila ci sono importanti multinazionali) sono alla finestra nella speranza che le loro richieste possano trovare una sponda last minute al tavolo di trattativa di Bruxelles.

E' quanto successo per l'appunto con l'emendamento 171. “Questa è una vittoria di buon senso - dice Jasmijn de Boo, vicepresidente di ProVeg International - I cittadini, l'industria e gli esperti hanno parlato e l'Ue ha ascoltato. Sarebbe assurdo censurare i prodotti a base vegetale e allo stesso tempo invitare i consumatori a passare a una dieta a base vegetale", come si legge nella strategia Farm to fork della Commissione Ue. Il cui link legislativo con la Pac, però, manca ancora. 

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