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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Coronavirus, 500 aziende agricole confinate nella zona rossa: “Serve assistenza”

Nelle stalle ci sono 100mila mucche e maiali ma molti allevatori non possono raggiungerle per prendersi cura di loro così come tanti agricoltori non possono andare a coltivare i campi

Con l'emergenza coronavirus sono circa 500 le aziende agricole e le stalle confinate, insieme a centomila mucche e maiali negli undici comuni della zona rossa fra Lombardia e Veneto a causa dei provvedimenti restrittivi adottati in aree a forte vocazione agricola tra allevamenti, seminativi, vigneti, agriturismi e cantine.

È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti che denuncia anche speculazioni sui prodotti, dal vino all'ortofrutta, che vengono dai territori più colpiti dai contagi con effetti sociali, economici ed occupazionali. Nell'area rossa, sottolinea la confederazione, è necessario garantire una adeguata assistenza nelle stalle, alle strutture e agli animali, ma anche assicurare la disponibilità della forza lavoro nei campi con le necessarie deroghe per la movimentazione delle persone, del bestiame, degli alimenti deperibili, della produzione casearia con l'uscita degli automezzi con il prodotto trasformato verso piattaforme logistiche, impianti di confezionamento, stabilimenti di stagionatura e/o attività commerciali.

Le difficoltà si estendono in realtà all'intera area della pianura padana dove nasce oltre un terzo del made in Italy agroalimentare, direttamente condizionato dall'emergenza coronavirus nell'attività produttiva e commerciale. A preoccupare, denuncia la Coldiretti, sono anche le speculazioni in atto sui prodotti agroalimentari Made in Italy in alcuni Paesi dove vengono chieste senza ragione certificazioni sanitarie su merci, dal vino alla frutta e la verdura soprattutto provenienti dalla Lombardia e dal Veneto, ma ci sono state anche assurde disdette per forniture provenienti dalla zona rossa.

Per questo le aziende chiedono misure di sostegno alle attività più duramente colpite attraverso fondi per il crollo di presenze in agriturismo, sgravi fiscali e contributivi con il rinvio di pagamenti, compensazioni previdenziali delle giornate di lavoro perse e l'attivazione degli ammortizzatori sociali per i lavoratori.

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