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Sabato, 27 Aprile 2024
Filiera

Con la pandemia sono aumentati gli sprechi per un quarto dei produttori agroalimentari italiani

Lo afferma una ricerca fatta dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. "Le restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa che hanno costretto i produttori a spostarsi su segmenti di mercato non sempre facili"

La pandemia ha causato anche un aumento degli sprechi tra i produttori agroalimentari del Made in Italy. Lo rileva la ricerca a cura dell'Osservatorio Metronomo, commissionata da Metro Italia alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, secondo la quale il 26,18% dei produttori intervistati dichiara di aver aumentato lo spreco alimentare nel corso del 2020. E, per questi, si osserva un incremento significativo dello spreco: tra il 5 e il 15%.

Le cause? "Sicuramente i lockdown e le restrizioni sul mercato dei consumi fuori casa che hanno costretto i produttori, laddove possibile, a spostarsi su segmenti di mercato alternativi, non sempre facili e immediati da individuare”, spiega il professor Fabio Iraldo della Scuola Superiore Sant'Anna, secondo cui sono anche “rilevanti gli impatti diretti sulle loro attività, come la complessità nel gestire il personale e la logistica in uno scenario incerto e in costante cambiamento". La buona notizia è che nel 42% dei casi considerati sono stati ottimizzati i packaging e nel 28% sono stati introdotti nuovi formati con minori quantità di prodotto; inoltre per il 23% delle aziende è stata anche l'occasione di proporre confezioni più sostenibili. Il tema del packaging risulta importante soprattutto se si considera che il 30% delle aziende dichiara di aver ricevuto maggior richiesta di prodotti confezionati.

Nonostante le evidenze mostrate, sono molteplici le azioni che le aziende intervistate stanno cercando di mettere in campo per prevenire la produzione di eccedenze e, se presenti, per fare in modo che non diventino uno spreco. Il 60% dei produttori dichiara che è fondamentale effettuare consegne con volumi ridotti di prodotto. Questo comportamento è aumentato del 21% rispetto al pre pandemia. Un ritardo si assiste invece nell'utilizzo di applicazioni digitali che favoriscano la rivendita di prodotti in mercato secondari. Simili applicazioni, oggi, non vengono adottate dal 75% degli intervistati. L'8% dichiara però di avere iniziato a utilizzarle durante l'emergenza sanitaria per gestire le eccedenze generate proprio nei mesi di lockdown, e, in via prospettica, per circa il 30% del campione tali applicazioni sono considerate un valido strumento per la lotta agli sprechi alimentari. La ricerca, è stata sviluppata con l'obiettivo di stimare quali e quanti sono stati gli sprechi alimentari nel settore del fuori casa. L'attenzione si è concentrata sulla filiera agroalimentare, quindi sui fornitori dell'Horeca che, trovandosi con i loro clienti fermi per molto tempo, sono stati costretti a fronteggiare il possibile spreco di alimenti prodotti in eccesso.

Obiettivo dell'analisi, comprendere l'impatto della pandemia da Covid-19 su oltre 230 produttori della filiera alimentare, in particolare sui fornitori di prodotti tipici italiani. L'indagine si è soffermata sulle difficoltà incontrate durante la produzione, sulle tipologie di eccedenze generate, sulle soluzioni che i produttori sono riusciti mettere in atto per rispondere con più efficacia a un mercato in cambiamento e sulle misure attuate per prevenire e/o ridurre al minimo eccedenze ed eventuali sprechi. "La riduzione degli sprechi alimentari è uno degli 8 ambiziosi obiettivi della strategia Farm to Fork approvata dall'Unione Europea”, commenta Maria Chiara Gadda, deputata del Pd e prima firmataria della legge 166/2016, che ha lo scopo di ridurre gli sprechi lungo tutta la filiera agroalimentare.

“Con orgoglio posso affermare che in Italia siamo partiti ben prima e la legge 166 ne è una testimonianza diretta”, ha rivendicato Gadda promettendo: “Continueremo a monitorare e a lavorare per rendere il nostro Paese sempre più all'avanguardia, e un modello di riferimento anche per gli altri Stati membri dell'Ue in tema di riduzione dello spreco alimentare e, più in generale, di sviluppo di modelli circolari e sostenibili". Per la deputata “il lavoro sinergico con tutti gli attori della filiera agroalimentare nazionale e con soggetti istituzionali, come le università, è fondamentale per sviluppare azioni concrete, efficaci e a forte impatto per tutto il tessuto sociale ed economico".

Fonte: AdnKronos

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