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Domenica, 28 Aprile 2024
Innovazione

"Il genoma editing può aiutare agricoltura e ambiente"

L'Italia è all'avanguardia nello studio delle tecniche di mutagenesi, che potrebbero ridurre la dipendenza del settore da pesticidi dannosi. Confagricoltura chiede il via libera all'Ue per la sperimentazione in campo. Ma il fronte ambientalista non ci sta: "Sono nuovi ogm"

Si scrive "genoma editing", si legge "ogm". Almeno stando a una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del luglio 2018, che ha stabilito che le tecniche di mutagenesi artificiale, ossia rivolte al miglioramento genetico delle piante, vanno assoggettate alla legge Ue sugli organismi geneticamente modificati. Cosa che di fatto ne rende complicata, se non impossibile, l'autorizzazione a essere utilizzate nell'agricoltura europea. La sentenza è stata salutata come un successo da parte degli ambientalisti, a partire da Greenpeace. Eppure, stando ai fautori del genoma editing (e in Italia sono tanti, visto anche che siamo considerati all'avanguardia nella ricerca di questo tipo di ingegneria genetica), tale tecnica potrebbe aiutare non poco gli agricoltori (e le piante) a combattere il cambiamento climatico. 

Ne è convinta Deborah Piovan di Confagricoltura, secondo cui "le tecniche dell'editing del genoma" permettono di "lavorare con piccole correzioni sulle piante" rendendole più adatte a un clima che sta cambiando. "La mutagenesi esiste da almeno un secolo - spiega Piovan - Nel Novecento gli agricoltori hanno imparato a indurla naturalmente. Oggi, esistono delle tecniche che consentono di fare la stessa cosa, ma in modo artificiale. L'obiettivo è lo stesso: avere delle piante che siano sicure per l'uomo e che siano più adatte alle nuove condizioni climatiche".

Siccità e clima impazzito, come cambierà la nostra alimentazione

Il riferimento è a coltivazioni come il mais o il grano, tra le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico, in particolare dalla siccità. Ma ci sono anche i nuovi patogeni, come la cimice asiatica che sta colpendo la produzione di frutta nel Nord Est, o come la maculatura bruna che sta mettendo in ginocchio il comparto delle pere, più o meno nella stessa zona del Paese. Tanto per la cimice, quanto per le pere, l'unica soluzione capace di contrastarne efficacemente la moria è rappresentata dall'uso di pesticidi nocivi, e pertanto vietati dall'Ue e dall'Italia. "Cosa facciamo in questo casi? Lasciamo morire le pere o usiamo dei prodotti potenzialmente nocivi per l'ambiente?", si chiede Bruno Mezzetti, professore ordinario dell'Università Politecnica delle Marche.

Mezzetti è tra i maggiori esperti (non solo in Italia) di tecniche di miglioramento genetico e delle biotecnologie vegetali. Alcuni suoi brevetti sono adesso utilizzati dagli agricoltori di tutto il mondo. Dal 2000 al 2009, ha gestito uno dei pochi campi con piante ogm in Italia, l’unico mai fatto sulla vite. "Con i risultati ottenuti presentammo un progetto di ricerca all'Ue - ha raccontato al Post - Il progetto fu bocciato non perché una tecnologia considerata a rischio ma con la motivazione che tale tecnologia se applicata avrebbe compromesso le attività delle industrie chimiche produttrice di fitormoni ad uso industriale".

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È passato un decennio da allora, e la riduzione dei pesticidi chimici è adesso uno dei mantra della politica europea per l'agricoltura. I sostenitori del genoma editing dicono che tale tecnica possa aiutare il settore a raggiungere l'obiettivo Ue di dimezzare i fitofarmaci nocivi entro il 2030. Ma quello che non è cambiato in questi anni è l'atteggiamento dell'opinione pubblica e della politica nei confronti dell'ingegneria genetica applicata alle piante. "Io capisco le paure e le preoccupazioni, ma dobbiamo anche capire che problemi come quello della moria di pere non possono essere affrontati solo con le tecniche biologiche", dice Mezzetti. "E poi vorrei capire perché il mais ogm, che è scomparso dalla Pianura padana, lo si può importare in Europa, e infatti lo mangiamo, ma non lo si può coltivare".     

Per Mezzetti, la direttiva Ue sugli ogm non va stralciata in toto: l'impianto è corretto, perché mira alla sicurezza alimentare, "ma a mio avviso le procedure di valutazione e approvazione sono troppo complesse". D'accordo anche Piovan, secondo la quale "il peccato originale di tale legge è che si concentra troppo sulla tecnica e non sul prodotto. Faccio l'esempio di un libro: che sia scritto a mano o con il pc, la qualità non cambia. Lo stesso dovrebbe valere per i prodotti agricoli. Quello di cui dobbiamo essere certi è che un cibo sia sano e sicuro".

La direttiva Ue sugli Ogm

Proprio questo, però, è il punto su cui più insistono gli ambientalisti quando attaccano il genoma editing: non vi sono certezze che non faccia male alla salute e all'ambiente, è la tesi. "Il genoma editing ha effetti collaterali che non conosciamo", dice Greenpeace. "Appunti comprensibili - dice Piovan - ma allora perché non valutiamo quali siano tali effetti? Il problema è che a oggi non lo possiamo fare, perché la sperimentazione in campo è vietata dalla legge sugli ogm".

Ecco perché, dopo la sentenza della Corte Ue, la battaglia dei sostenitori del genoma editing è incentrata proprio sulla richiesta di un'esenzione di questa tecnica dalla normativa europea in modo da poter portare avanti delle sperimentazioni in campo. "Solo così potremo essere certi se facciano bene o male", assicura Piovan. L'Italia è in prima linea in questa battaglia, sostenuta anche da associazioni di agricoltori in Francia e Spagna. "Siamo leader mondiali nel miglioramente genetico delle piante", dice Piovan.

Bruxelles sembra intenzionata a valutare tale richiesta: “Prepareremo uno studio sulle nuove tecniche genomiche”, ha detto nel febbraio scorso la commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides. Lo studio è atteso “per la primavera del 2021”, ha aggiunto Kyriakides, sottolineando che l'innovazione, in tutte le sue forme, è necessaria, in particolare, "se vogliamo ridurre l'attuale dipendenza dai pesticidi chimici". Parole salutate con favore dalle parti italiane, anche se c'è chi resta pessimista. "Non so se una battaglia incentrata solo sul genoma editing produrrà dei risultati, temo di no - dice Mezzetti - Il fatto è che la legge va migliorata per consentire la sperimentazione in campo di tutte le tecniche, ogm compresi, e delle biotecnologie. Se vogliamo affrontare il cambiamento climatico abbiamo bisogno di più strumenti possibili, non solo il biologico. E il miglioramento genetico è uno di questi". 

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