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Lunedì, 29 Aprile 2024
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"La caccia al cinghiale favorisce la peste suina", animalisti contro il piano del governo

L'Oipa critica la bozza di decreto sul contenimento dei cinghiali selvatici, principali veicoli della malattia: "Strage immotivata". E cita un parere dell'Autorità europea sulla sicurezza alimentare. Coldiretti: "Maggioranza italiani vogliono abbattimenti"

Dalle Regioni passando per le organizzazioni di rappresentanza degli agricoltori, il coro è unanime: il governo deve varare un vasto piano di abbattimento dei cinghiali selvatici per frenare l'avanzata della peste suina africana in Italia. Secondo gli allevatori, soprattutto quelli della Pianura padana, l'aumento dei casi segnalati in Germania e nell'Est Europa è un campanello d'allarme che va ascoltato, perché la malattia potrebbe colpire i maiali italiani in un momento critico per l'economia. La ministra dell'Agricoltura, Teresa Bellanova, sembra d'accordo con le richieste di allargare le maglie della caccia ai cinghiali, considerati i principali veicoli della peste, e potrebbe varare nelle prossime settimane un decreto ad hoc. Ma la associazioni animaliste sono già sul piede di guerra.

"La peste suina africana non si combatte mandando i cacciatori a uccidere cinghiali in tutto il territorio nazionale", dice Massimo Comparotto, presidente dell'Oipa, ong animalista italiana. Comparotto accusa Bellanova di voler "deregolamentare la caccia al cinghiale e dare il via a un’immotivata strage", dato che, a suo giudizio, così facendo si otterrebbe l'effetto opposta. "Come attesta un parere chiesto agli esperti dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa),  'la caccia non è uno strumento efficace per ridurre le dimensioni della popolazione di cinghiali selvatici in Europa'. Di più: i cacciatori, con le loro prassi di eviscerazione, possono diffondere in maniera incontrollata il virus, innocuo per l’uomo, e degli altri agenti patogeni  di cui le prede potrebbero essere portatrici", spiega.

A dirla tutta, il parere dell'Efsa risale al 2014. L'ultimo studio dell'autorità Ue sulla peste suina invita a un approccio su più livelli, tra cui anche la caccia, e cita a tal proposito la strategia del Belgio: "Finora, le misure (del governo belga, ndr) si sono dimostrate efficaci per mantenere il virus all'interno dell'area interessata. Questa strategia includeva una combinazione di diverse misure, vale a dire zonizzazione, rimozione delle carcasse, divieto di alimentazione, regolamenti specifici sulla caccia e azioni di spopolamento a seconda della zona, divieto di disboscamento e creazione di una rete di recinzioni concentriche".  In altre parole, la caccia può andare anche bene, ma a patto che sia parte di una lista di azioni più ampia.

Cosa che secondo Comparotto non è presente nella bozza di decreto che sta circolando, in cui "non viene neppure richiamato l’articolo 19 della legge n. 157/92. Questo prevede che il controllo della fauna selvatica, esercitato selettivamente, sia praticato di norma mediante l’utilizzo di metodi ecologici su  parere dell’Istituto nazionale per la fauna  selvatica. Ma non basta. La stessa bozza prevede che i piani di Regioni e Province autonome non siano sottoposti a valutazione ambientale strategica e a valutazione d’incidenza ambientale ai sensi delle pertinenti norme Ue e nazionali. Questa disposizione si commenta da sé", conclude. 

Di diverso avviso Coldiretti, che segnala un suo sondaggio secondo cui "più di 8 italiani su 10, 81%, pensano che l'emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti incaricando personale specializzato per ridurne il numero".

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