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Lunedì, 18 Marzo 2024
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Xylella, l'Ue ammette: "C'è un'alternativa agli abbattimenti, ma non elimina il batterio"

Secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, "una diminuzione statisticamente significativa della gravità della malattia è stata osservata negli alberi trattati" con il metodo del ricercatore italiano Marco Scortichini. Ma manca ancora una cura che sconfigga del tutto il killer degli ulivi

E' vero, gli esperimenti durati 3 anni con la cosiddetta "cura Scortichini", finita al centro delle polemiche perché sostenuta dal fronte variegato di ambientalisti e politici che si oppongono agli abbattimenti di massa degli ulivi colpiti dalla Xylella, hanno fatto registrare "una diminuzione statisticamente significativa della gravità della malattia" negli alberi trattati con questo metodo, rispetto agli altri. Ma "la Xylella fastidiosa era ancora presente alla fine dell'esperimento sia sugli olivi trattati che su quelli non trattati" e la ricerca ha bisogno di "dati aggiuntivi" per "verificarne l'efficacia". A dirlo è l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, nella propria valutazione dei rischi che il batterio "Xylella fastidiosa" presenta per piante e colture dell'Ue, e in particolare per gli ulivi in Puglia.

L'alternativa agli abbattimenti

Il documento era balzato agli onori della cronaca nei giorni scorsi perché, di fatto, ha sancito che finora non esiste una cura scientificamente provata che elimini il batterio della Xylella. Motivo per cui, ha ribadito l'autorità, le uniche misure da attuare per fermare il contagio sempre più devastante, come denunciato dalla stessa Efsa, sono quelle che prevedono l'abbattimento degli ulivi malati. Che stando a dati della Coldiretti, avrebbero raggiunto i 21 milioni. 

Il danno al settore olivicolo pugliese e italiano è enorme. E la paura è che il contagio possa colpire il resto dell'Europa. Eppure, c'è chi ancora si oppone agli abbattimenti. E lo fa anche portando l'esempio delle ricerche effettuate negli ultimi tre anni dal batteriologo Marco Scortichini e dal suo team, che, spiega il giornalista Lorenzo Consoli di AskaNews, "sono basate sull'applicazione agli infetti di un concime fogliare spray a base di zinco, rame e acido citrico biocomplesso (un composto brevettato dal nome commerciale Dentamet)". Si tratta di ricerche regolarmente pubblicate su giornali scientifici e sottoposte a "peer review", ma tuttavia molto controverse, "perché - spiega ancora Consoli - soggette ad attacchi e critiche feroci da parte del composito fronte di interessi che punta alla totale libertà di espianto per tutti gli ulivi coltivati in modo estensivo in Puglia, compresi quelli monumentali (che finora erano protetti), in modo da sostituirli con altre colture, più redditizie, e magari con impianti superintensivi".

I risultati sulla ricerca di Scortichini

In effetti, il metodo di Scortichini qualche risultato lo ha raggiunto. "Durante i tre anni dell'esperimento - riferisce l'Efsa nel suo rapporto -, una diminuzione statisticamente significativa della gravità della malattia è stata osservata negli alberi trattati rispetto agli alberi di controllo, ma la Xylella fastidiosa era ancora presente alla fine dell'esperimento sia sugli olivi trattati che su quelli non trattati"; inoltre, "negli alberi trattati il numero medio di ramoscelli secchi era più alto durante l'ultimo anno dell'esperimento (tra 30 e 60) rispetto al primo anno (5-10)". E se, riconosce l'Efsa, "nella maggior parte dei casi è stata osservata una diminuzione statisticamente significativa della concentrazione di DNA di Xylella fastidiosa negli alberi trattati rispetto agli alberi non trattati", tuttavia questa misurazione è stata effettuata "su un piccolo numero di alberi (due alberi trattati nel 2016, un albero trattato nel 2017 e due alberi non trattati nel 2016 e 2017)", e "la concentrazione iniziale (prima di iniziare il trattamento) di DNA di Xylella fastidiosa non è stata chiaramente indicata".

In un altro esperimento della loro ricerca, Scortichini e i suoi collaboratori hanno anche iniettato il Dentamet direttamente nel tronco di alberi infetti, e osservato "un ritorno della germogliazione" negli ulivi così trattati, mentre "gli alberi di controllo non hanno mostrato alcuna nuova vegetazione". Tuttavia, questo non significa che il batterio fosse scomparso: "Analisi quantitative in tempo reale secondo la tecnica PCR hanno dimostrato che la Xylella fastidiosa era presente in diversi alberi trattati" puntualizza l'Efsa.

Il rapporto Efsa, infine, esamina anche i risultati di un ulteriore elemento della ricerca di Scortichini e del suo team: un programma di controllo integrato in due aziende agricole, comprendente oltre al trattamento spray con Dentamet, diverse tecniche agronomiche aggiuntive (potatura, rimozione di erbe infestanti). Il risultato di questa sperimentazione è che alla fine, riconosce l'Autorità per la sicurezza alimentare, "gli alberi trattati con Dentamet avevano il 45% di ramoscelli secchi in meno rispetto agli alberi di controllo".

"Questi esperimenti - si legge alla fine del paragrafo sulle ricerche di Scortichini - hanno dimostrato che gli spray Dentamet possono portare a una riduzione della gravità della malattia rispetto agli alberi non trattati"; ma d'altra parte, "i risultati non hanno dimostrato che il Dentamet abbia fornito un pieno controllo della malattia nei tre anni della sperimentazione". Inoltre, "alcuni dei risultati di questo studio sono basati su un numero limitato di campioni, e quindi - conclude l'Efsa - sono necessari dati aggiuntivi per verificare l'efficacia di queste misure di controllo della malattia"

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