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Venerdì, 26 Aprile 2024
Transizioni

Perché rischiamo di dover dire addio ai broccoli

A causa dei cambiamenti climatici questi ortaggi tendono a somigliare ai cavolfiori. Secondo gli scienziati operando sul Dna possono resistere anche a temperature elevate

Potremmo dover dire addio alle orecchiette o alle torte salate coi broccoli a causa dei cambiamenti climatici. Le temperature sempre più alte stanno minacciando queste coltivazioni, che necessitano di freddo per poter fiorire correttamente. Al loro posto rischiamo di avere ortaggi di gran lunga più simili ai cavolfiori. Lo sostiene un gruppo di scienziati che hanno analizzato lo sviluppo dei loro fiori, un processo complesso molto sensibile alla temperatura, il cui riscaldamento spesso comporta anomalie e riduce notevolmente la qualità e la resa delle verdure infiorescenti così come di altre colture. Nel corso delle loro verifiche, gli studiosi hanno però scoperto come agire geneticamente su questi ortaggi per ottenere i fiori tipici dei broccoli anche a temperature più elevate.

Fiori sensibili

È noto da tempo in ambito agricolo che i broccoli, a seconda delle aree geografiche, crescono meglio se piantati all'inizio della primavera o alla fine dell'estate, per essere pronti in autunno, dato che i fiori riescono a sbocciare solo a temperature più basse. Ad analizzare meglio gli effetti del clima sulla verdura in questione è uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Horticulture e realizzato grazie alla collaborazione tra scienziati statunitensi della Cornell University e studiosi cinesi. Il team di ricerca ha rilevato che i fiori dei broccoli si sviluppano normalmente quando la temperatura scende a circa 16 gradi centigradi. Non appena invece si superano i 22 º le corone iniziano a deformarsi, quando invece la colonnina di mercurio raggiunge i 28 º avviene una vera e propria deformazione. A causa delle temperature l'ortaggio rischia quindi di diventare un incrocio tra una testa di broccolo e una cagliata, cioè la parte di infiorescenza bianca tipica del cavolfiore, la sola ad essere commestibile. I broccoli invece vengono consumati in modo completo, inclusi steli, gambi, foglie e fiori.

Modifiche genetiche

Per arrivare a capire come il calore influisce sul corretto sviluppo di queste piante, gli scienziati hanno operato sul Dna, effettuando una modifica genetica su una specie caratteristica: la Green Harmony F1, un cultivar di broccoli particolarmente sensibile alla temperatura ambiente. I ricercatori hanno quindi applicato la 5-azacitidina, una sostanza chimica nota per inibire un processo chiamato "metilazione del Dna", in cui una piccola molecola viene aggiunta al Dna. La metilazione, un meccanismo che consente di attivare e disattivare i geni, in questo caso sopprime un gruppo di geni necessario per la normale produzione di teste di broccoli. "Quando è stata somministrata la 5-azacitidina", scrivono gli scienziati, "le normali teste di broccoli sono cresciute anche a 82 gradi Fahrenheit ( pari a circa 27 gradi centigradi, ndr), suggerendo che la metilazione fosse alla base della crescita anormale in presenza di calore".

Resistenza al calore

L'applicazione di questo inibitore delle modifiche del Dna ha permesso quindi alle infiorescenze di svilupparsi correttamente, come se fossero cresciute sotto i 16°. "Una volta compreso meglio il meccanismo, dovremmo essere in grado di sviluppare nuove biotecnologie per migliorare le colture in modo che possano crescere a temperature molto più elevate e in aree più ampie", ha affermato Susheng Gan, professore presso il College of Agriculture and Life Sciences, e primo co-autore dello studio insieme a Liping Chen, professore di scienze vegetali presso la Zhejiang University di Hangzhou in Cina. In futuro, i due promettono di esaminare più approfonditamente questi meccanismi alla base della metilazione del Dna ad alte temperature.

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