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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lavoro

Lo scandalo della finta passata made in Italy: mega frode alimentare o prassi comune?

Dopo il maxi sequesto nel suo stabilimento livornese, il gruppo Petti si difende dalle accuse: le passate etichettate 100% italiano, ma contenenti anche pomodori extra-Ue, non erano destinate al mercato nazionale: "Procedura utilizzata da altre aziende" del settore conserviero per l'export

Ha fatto scalpore in questi giorni il maxi sequestro di 4.447 tonnellate di passate e concentrati di pomodoro, etichettati come "100% italiano" o "100% toscano" nel deposito Italian Food spa del Gruppo Petti in provincia di Livorno. Un sequestro dal valore di 3 milioni di euro, che, secondo quanto dichiarato a Fanpage dal colonnello dei Carabinieri, Luigi Cortellessa, potrebbe essere la più grande frode alimentare mai scoperta in Italia: passate e concentrati infatti, erano miscelati a pomodori provenienti da Paesi extra-Ue. Ma Petti, uno dei big dell'export dei prodotti italiani a base di pomodoro, si difende: la merce sequestrata sarebbe stata destinata "per il confezionamento di prodotti a marchi terzi, destinati all'esportazione fuori dall'Italia". Una procedura, sostiene il gruppo toscano, "utilizzata da altre aziende del settore conserviero". 

Il sequestro

Ma andiamo per ordine. Come riporta LivornoToday, il 26 aprile i Carabinieri fanno irruzione nello stabilimento di Venturina e, su mandato della Procura della Repubblica di Livorno, confiscano 3.500 conserve di pomodoro in bottiglie, vasi di vetro, barattoli, pacchi e bricks, già confezionate e pronte per la commercializzazione. All'esterno dello stabilimento, trovano anche (e sequestrano) 977 tonnellate di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue), in fusti e bidoni. Sotto indagine finiscono 6 persone, tutte accusate di frode commerciale. 

Secondo quanto scoperto dalle indagini, realizzate con il supporto dell'Agenzia delle Dogane, gli indagati, agendo nei diversi ruoli dell'organigramma aziendale, "attuavano la sistematica produzione e fraudolenta commercializzazione di conserve di pomodoro – principalmente passata di pomodoro di vario tipo e formato con il marchio della nota azienda - falsamente etichettate, destinate poi alla grande distribuzione organizzata per la vendita al dettaglio al consumatore finale sul territorio nazionale". 

Il prodotto finale, stando a quanto riportato dai Carabinieri, veniva realizzato utilizzando rilevanti percentuali di pomodoro concentrato estero (extra-Ue) miscelato a dosati quantitativi di semilavorati di pomodoro italiano. Questa procedura sarebbe stata colta in flagranza durante i controlli da parte dei militari dell'Arma nell'area di lavorazione dell'azienda. 

La difesa del gruppo Petti

Con una lettera inviata a clienti e fornitori, l'azienda Italian Food Spa - Gruppo Petti si difende dalle accuse: "In merito alle notizie pubblicate in questi giorni sulle indagini attualmente in corso", scrive in una nota, "la società Italian Food Spa presenterà nei prossimi giorni tutta la documentazione più dettagliata e completa per dimostrare la tracciabilità del prodotto semilavorato oggetto delle indagini e la conseguente richiesta di dissequestro merce".

Caso pomodori Petti, la Toscana: "Frode alimentare nemica della salute"

"In questo momento, la priorità per la Società è di verificare e chiarire tutti gli aspetti con le autorità preposte - spiega la nota-, in quanto la merce semilavorata industriale di provenienza estera, rinvenuta tra lo stock di prodotto toscano e italiano stivati nei magazzini, viene regolarmente utilizzata come da altre aziende del settore conserviero per il confezionamento di prodotti a marchi terzi, destinati all'esportazione fuori dall'Italia". In sostanza, per il gruppo Petti non ci sarebbe frode, almeno in Italia, perché la passata con i mix di pomodori italiani ed esteri era destinata all'export internazionale. 

"L'azienda - conclude la nota - ha piena fiducia nell'operato delle forze dell'ordine e delle pubbliche autorità e non intende rilasciare ulteriori dichiarazioni finché le indagini non saranno concluse, nel pieno rispetto delle stesse. Restiamo a disposizione per fornire chiarimenti sul prosieguo della vicenda nelle prossime settimane".

Non solo frode

Per il gruppo Petti, però, le accuse emerse nel corso dell'operazione denominata "Scarlatto" non finiscono qui: l'azienda, infatti, non avrebbe dato seguito a un decreto di marzo di sospensione delle attività produttive dello stabilimento di Venturina Terme, per reiterate violazioni di natura ambientale. Inoltre, gli viene imputata la realizzazione in quell'area di un manufatto di circa 4mila mq in assenza di concessione edilizia.

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