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Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Le nostre piante aromatiche, prodotte con i disabili, hanno conquistato la grande distribuzione"

ll successo di Terra Inclusiva, il progetto che coinvolge ragazzi psichiatrici e con disabilità mentale. Grazie all'impegno di Agricoltura Capodarco, a Grottaferrata, e all'accordo con Leroy Merlin

Le piante aromatiche non solo come strumento per dare dignità e lavoro ai più fragili e svantaggiati, ma anche come ponte di collegamento tra due mondi, quello della cooperativa sociale e quello della grande distribuzione, per creare nuove forme di economia. E’ questo Terra Inclusiva, il progetto della Cooperativa Agricoltura Capodarco di Grottaferrata (Roma) all’intero della società benefit Rigeneriamo. “E’ stata la prima idea con cui insieme a Luca Pereno (Coordinatore Sviluppo Sostenibile Leroy Merlin Italia e presidente dell’Associazione Bricolage del Cuore, ndr) abbiamo iniziato questo percorso”, racconta Ilaria Signoriello di Cooperativa Agricoltura Capodarco e Forum Nazionale Agricoltura Sociale. 

Di cosa si tratta?
VivaIO è uno dei primi laboratori sperimentali in agricoltura sociale, riconosciuto nel piano di zona del distretto socio sanitario Roma H1. La legge sull'agricoltura sociale è del 2011, ma noi abbiamo iniziato già nel 2008 a presentarci ai servizi della salute mentale e a dire che facevamo attività con ragazzi psichiatrici e con disabilità mentale in una serra. Quindi con l'utilizzo degli attrezzi! Insomma, è un percorso di integrazione e rappresenta una evoluzione dei servizi alla persona. Prima di Terra Inclusiva, le nostre piante aromatiche e ornamentali venivano vendute solo nei mercati e nei nostri punti vendita oppure venivano utilizzate per gli addobbi delle cerimonie e dei ristoranti. Con Terra Inclusiva, abbiamo fatto un salto di qualità, arrivando anche nei negozi della grande distribuzione.

Quando è stato?
L’incontro vero e proprio avviene a ottobre 2016, quando ho conosciuto Luca Pereno alle settimane sociali della Chiesa a Cagliari dove eravamo stati selezionati come innovatori sociali. E lì è scattato il feeling. Ma quell'incontro arriva nel momento in cui come cooperativa volevamo fare un salto di qualità sul piano del nostro laboratorio sociale, appunto il VivaIO. Per essere chiari: a me non serve un finanziamento per il VivaIO, a me serve iniziare a sperimentare forme di economia civile con un grande player del mercato. Perché se vogliamo parlare di economia civile bisogna dialogare con le grandi aziende, partendo da quelle che hanno già un profilo etico su cui si può discutere e co-creare insieme percorsi di economia civile sul territorio. E, quindi, le piante che oggi trovate a marchio Rigeneriamo all'interno dei negozi di Leroy Merlin sono prodotte da ragazzi con psichiatria e disabilità mentale nel nostro laboratorio sociale del VivaIO con il progetto Terra Inclusiva.

Facendo un passo indietro, cosa è Agricoltura Capodarco e come nasce?
Capodarco è una cooperativa agricola nata nel 1978, l’importantissimo anno per l’Italia della legge Basaglia, della chiusura dei manicomi e della necessità di trovare formule alternative a quegli istituti. Capodarco nasce all'interno di casali agricoli a Grottaferrata (Roma), sviluppando la prima esperienza di agricoltura sociale in Italia, cioè dell'utilizzo della terra e dell'agricoltura biologica per l'inserimento socio lavorativo di persone svantaggiate, nello specifico delle persone con disabilità.

Come è stato l’approccio con la grande distribuzione e quali sono state le reazioni?
Quello che mi ha colpito è stata la assoluta apertura da parte di Leroy Merlin e l'umiltà di mettersi in ascolto e capire come funzionavano questi modelli diversi di economia. Perché un conto è fare agricoltura biologica, un conto è farla con ragazzi che hanno le loro particolarità o vengono dal carcere o da percorsi migratori difficilissimi, ciascuno con la propria sofferenza personale. Questo richiede un salto di qualità anche ai lavoratori, agli imprenditori, all'azienda. Quindi, è stato un percorso di conoscenza reciproca durato due anni e mezzo e vedere poi quelle piante negli store è stato entusiasmante. I nostri ragazzi hanno la consapevolezza assoluta che quel prodotto arriverà nelle mani dei clienti, sanno che si tratta di una grande azienda. Alcuni di loro sono andati nei negozi insieme ai genitori, per vedere e per mostrare Leroy Merlin che vendeva le loro piante aromatiche. Quindi, dietro c'è tutto il senso del lavoro: un lavoro che non è solo reddito, ma un elemento che crea società più coese. 

Dal punto di vista lavorativo come si conciliano i tempi di una cooperativa sociale con quelli della grande distribuzione?
La grande azienda ha tempi serrati e ha messo alla prova le nostre capacità organizzative. Ma è stato bello vedere che sotto la pressione delle commesse, il gruppo del VivaIO e l'intera cooperativa hanno reagito in modo organizzato e flessibile. E abbiamo capito che possiamo fare di questo settore un ambito di lavoro per i nostri ragazzi. Ovvero, passare da laboratorio sociale ad attività lavorativa. 

Quindi c’è dell’altro che bolle in pentola?
Terra Inclusiva è solo l'inizio perché stiamo tessendo una rete nazionale trasversale che metterà insieme altre cooperative o aziende floro-vivaistiche che lavorano nell'agricoltura sociale per sviluppare anche in altre parti di Italia questo modello generativo che abbiamo sperimentato su Roma. Il prossimo sarà a Torino con la cooperativa il Margine, e stiamo lavorando a Modena, ad Ancona, a Palermo. Il fatto che una grande aziende apra spazi come questi è un'opportunità che noi del mondo della cooperazione sociale non possiamo perdere. Le parole chiave di questa storia sono coraggio, visione comune e responsabilità e io credo sia arrivato il momento di osare. 

La disabilità come potenziale da mettere a frutto per rendere autonome le persone. 
Sì. Sappiamo che si riparte solo dal lavoro, perché non c'è giustizia e non c'è libertà senza lavoro. Ma il lavoro per tutti. Per noi diversificare significa trovare spazi diversi per abilità diverse. Si ribalta la logica: dal bisogno alle opportunità. Prendi Fabrizio. E’ con noi da quando aveva 18 anni, appena uscito dagli istituti mentali, circa vent’anni fa. Ora è uno dei cuori pulsanti della cooperativa. Vive in un appartamento, all’interno di una delle nostre strutture ricettive. E’ arrivato da un contesto di solitudine. Ora è autonomo e si sente parte di una famiglia. Questo è.  

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