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Venerdì, 26 Aprile 2024
L'analisi

Il biogas può davvero sostituire il metano russo?

Germania e Francia prevedono impianti nuovi più grandi, promettendo lauti guadagni agli agricoltori. Attivisti insorgono: “Si rischia di avere solo monoculture”

Come riscaldare l'Europa senza dipendere da Putin né rendere esangue il portafogli dei cittadini. L'arduo interrogativo aleggia da mesi nelle preoccupazioni dei governi dell'Unione europea. Si è parlato di rinnovabili, di nucleare (con relative polemiche) e di biogas. Quest'ultima soluzione è una delle più accreditate, perché presentata come fonte rinnovabile, flessibile ed affidabile. Si tratta inoltre di un sistema che può trovare applicazione locale nei vari Stati membri senza dover dipendere da rifornimenti esteri.

Obiettivi raddoppiati

Queste le ragioni che hanno spinto la Commissione europea a raddoppiare il suo obiettivo per la produzione interna di biogas dai rifiuti agricoli, come previsto dal piano REPowerEU. Bruxelles mira così a rafforzare l'indipendenza dai combustibili fossili russi. Per il biogas, l'ambizione è di passare da 3 miliardi di metri cubi a 35 nei prossimi dieci anni, cifra equivalente al 20% delle importazioni di gas russe attuali. Stanno però emergendo ostacoli e forme di opposizione a questa soluzione in vari Paesi.

Espansione ridotta

In Germania, ad esempio, nonostante l'elevata domanda, i produttori lamentano difficoltà burocratiche che starebbero rallentando l'apertura di nuovi impianti. Berlino è già la testa di serie tra i Paesi impegnati nella produzione di biogas, avendo già all'attivo quasi 9.800 impianti di biogas sui 20mila presenti in tutta l'Ue. Ciò nonostante i rappresentanti di questa industria non si dicono soddisfatti, dato che sia il numero di impianti che la loro capacità di produzione totale non stanno avendo la crescita prospettata. Instabilità geopolitica e requisiti di legge restrittivi starebbero smorzando le ambizioni del settore, destinato ad esplodere viste le difficoltà di importazione e i prezzi inaccessibili imposti da Vladimir Putin.

Vincoli più morbidi

Il Bundestag sta provando a rimediare. La commissione per il clima e l'energia del parlamento tedesco ha adottato la sua posizione affinché sia venga revisionata la legge sulla sicurezza energetica del Paese. Tramite gli emendamenti proposti, “vengono eliminati gli ostacoli a un aumento a breve termine della produzione di biogas”, come ha sottolineato in un comunicato il gruppo parlamentare di governo dei socialdemocratici. In breve, si prevede la sospensione temporanea del tetto alla produzione di biogas, per garantire un rapido aumento del 20% della produzione. Si andrebbero poi ad allentare le maglie del diritto edilizio, per accelerare la creazione di nuovi impianti di biogas e si amplierebbe anche la concessione di sussidi per gli impianti che utilizzano letame.

Il mega-impianto in Francia

Anche la Danimarca si sta muovendo per mettere un piede sull'acceleratore di questa produzione. Non solo a casa sua. La Francia ha previsto un mega impianto noto come Métha  Herbauges, di cui sono responsabili la Cooperativa Herbauges e Nature Energy, una società che ha appunto sede in Danimarca. Da collocare nel nord dell'Esagono, non distante da Nantes, il governo francese ha previsto un costo di 70 milioni di euro. La struttura punta a riciclare 500mila tonnellate di materia organica e colture intermedie al fine di produrre fino a 23,6 milioni di metri cubi di biogas all'anno. Prevede di sfruttare i rifiuti organici delle 230 aziende agricole nei paraggi, situate fino a 45 km intorno all'industria. Si tratterebbe del più grande impianto a biogas del Paese. Un progetto ambizioso che non tutti però apprezzano.

Vantaggi del biogas

Il biogas è una miscela di gas (prevalentemente metano, poi anidride carbonica e azoto) prodotti dalla digestione anaerobica di biomasse ad opera di batteri. Vengono sfruttati scarti dell'agricoltura e della gestione delle foreste, colture specifiche, liquami degli allevamenti, scarti della lavorazione agro-industriale e rifiuti organici urbani. Il biometano è invece il risultato della raffinazione e purificazione del biogas, tramite rimozione di acqua, CO2 e contaminanti, al fine di renderlo impiegabile nella rete e dalle utenze del gas naturale. In questo modo non è necessario apportare modifiche agli impianti. Dato che la percentuale di metano presente nel biogas varia da un minimo del 50% fino ad un massimo dell’80% a seconda del tipo di biomassa utilizzata e delle condizioni di processo, viene garantito un bel risparmio in termini di emissioni nell'atmosfera. Viene presentato come un contributo non solo al riscaldamento delle aree rurali, ma anche al rafforzamento del reddito degli agricoltori.

Rischi e competizioni

Di questo assunto non sono propriamente convinti gli ambientalisti tedeschi. Riguardo la deregolamentazione il timore è che la produzione di biogas distolga risorse, come terra o biomassa, dalla produzione alimentare. Il rischio è che gli agricoltori si concentrino troppo su coltivazioni a scopo energetico, orientandosi sempre più verso le monocolture come il mais. Nel 2021 già 1,3 milioni di ettari di terreno sono stati utilizzati per produrre biomassa, sui circa 16,6 milioni di ettari dedicati all'agricoltura in Germania. Organizzazione come il Wwf chiedono quindi di limitarsi a sfruttare materiali residui che verrebbero comunque prodotti, senza far ricorso ad apposite colture, e vogliono garanzie affinché la sospensione del limite alla produzione di biogas sia affettivamente temporanea.

La protesta rurale

Il presidente francese Emmanuel Macron, dal canto suo, si sta trovando faccia a faccia con una protesta ben più mirata. Vicino a Nantes, nella piccola città di Corcoué-sur-Logne, dove dovrebbe sorgere il digestore di biomassa Métha  Herbauges, la gente del posto si oppone al piano temendo danni ambientali. Se i piccoli impianti installati in questi anni nelle fattorie francesi non hanno incontrato grandi resistenze, le infrastrutture più grandi tendono ad essere respinte dai residenti delle aree rurali. Questi ultimi lamentano problemi di rumore e cattivi odori, a causa dell'andirivieni dei camion, circa 200 passaggi al giorno, che dovranno trasportare i rifiuti organici. Si temono inoltre problemi di sicurezza, vista la natura industriale di un progetto dalle 3 alle 4 volte più grande rispetto agli impianti finora esistenti nel Paese.

Accordi segreti

Anche qui aleggia la minaccia che gli agricoltori possano abbandonare la produzione alimentare preferendo produrre colture più redditizie destinate all'energia. Al momento Parigi ha fissato il limite del 15% delle coltivazioni da indirizzare al biogas, ma le distorsioni sarebbero già in atto. "In Bretagna, ad esempio, stiamo già assistendo ad accordi oscuri da parte degli orticoltori industriali che rilevano allevamenti e coltivano cereali per i digestori", ha spiegato Marie Savoy, portavoce della Confédération Paysanne de Loire-Atlantique. La Nature energy nega e rassicura che tutto il materiale verrà tracciato scrupolosamente. Queste rassicurazioni non hanno placato gli animi.

Compensazioni difficili

Secondo il Collectif vigilance méthanisation Corcoué, che il 17 settembre scorso ha organizzato una partecipata manifestazione, si tratta di un “modello agricolo non duraturo”, anche perché la struttura utilizzerà 19.000 metri cubi di acqua ogni anno. Il sindaco della piccola cittadina ha sottolineato poi che per compensare il gas importato dalla Russia con il biometano sarebbe necessario costruire centinaia di impianti giganti simili. In attesa di una nuova licenza edilizia, il comitato ha lanciato online una raccolta firme per bloccare o comunque rivalutare il progetto.

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